Mi aspettavo esattamente i tipi di risposta filolibici al mio post di ieri. Da tempo, purtroppo anche da parte italiana, è in atto una pessima informazione tendente a criminalizzare il Colonialismo Italiano. Poichè non mi è dato di sapere se certi scrittori e giornalisti siano stati foraggiati dai petrodollari del civilissimo dittatore libico, visitator cortese dei cieli britannici, in particolar Lockerbie, vediamo di riportare al vero la Storia e correggere certe infamie.
L' interesse italiano alla Libia, peraltro resa civile dall' Impero Romano, risale al lontano 1825, quando il Re Sabaudo Carlo Felice inviò al comando del Capitano di Vascello Francesco Sivori una squadra navale contro Tripoli per minacciare il Bey Jussuf, che dopo aver preteso tributi consolari dal Regno Piemontese, al rifiuto, aveva cominciato ad arrestare i pochi cittadini savoiardi presenti nel territorio libico. Dopo un inutile trattativa pacifica, sbarcarono 260 Lanceri al comando del Luogotenente Giorgio Mameli, il padre dell' autore del Nostro Inno. I quali, con un ottima azione militare incendiarono tre navi nemiche, costringendo il Bey a più miti pretese. Ma l' arte del taglieggiare insieme a quella piratesca erano patrimonio della dominazione turca di Tripoli, iniziata nel 1551. Pirati, criminali e terroristi furono dunque per diversi secoli tra la maggior parte di coloro che avevano invaso quelle terre che avevano conosciuto l' alta Civiltà Romana. Terre ridotte alla miseria ed alla barbarie.
Dopo l' Unità Italiana, ritornò l' interesse della nostra giovane Monarchia per le coste libiche, su consiglio di Bismarck al Congresso di Berlino del 1878, per contrastare le mire francesi sulla Tunisia, vero primitivo obbiettivo italico. Congresso che avrebbe dovuto sancire il passaggio del Trentino all' Italia per compensare il silenzio/assenso sull' occupazione austriaca della Bosnia; cosa che avrebbe probabilmente evitato la Prima Guerra Mondiale (e dunque poi la Seconda...) al Nostro Paese. Ma l' inettitudine dimostrata dall' allora Ministro degli Esteri (una costante, poi, per altri esponenti della Farnesina nel corso degli anni, vedasi Trattato di Versailles...), Luigi Corti, fece sì che tornammo a casa a mani vuote, cornuti e mazziati. Dopo aver constatato tali inettitudini, crebbe allora l' interesse di Bismarck e dell' Impero Germanico per la Libia; tant' è che finalmente Giolitti ed il Ministro degli Esteri , Antonino Paternò-Castello,Marchese di San Giuliano, dopo la Crisi di Agadir tra Francia e Germania per il possesso del Marocco, capirono finalmente che stavamo per prendere altri sonori schiaffoni. Fu deciso dunque di mandare i primi Esploratori Militari, alcuni dei quali furono trucidati dai simpatici e civilissimi locali. Tanto per cominciare... Le ultime titubanze furono dunque messe da parte, ed il Governo dichiarò guerra alla Turchia, dopo un ultimatum. Occupata Tripoli con forze terrestri e Tobruck con forze navali, i Turchi si ritirarono, addestrando alla guerriglia ed al sabotaggio gli arabi locali. Con una crudeltà che le Truppe Australiane avrebbero poi conosciuto durante gli scontri di Gallipoli della Prima Guerra Mondiale: niente prigionieri !!! Mentre le tecniche di guerriglia arabo-turche, per dare un esempio recente, erano simili a quelle dei Vietkong. Turchi che godettero dell' appoggio francese, come dimostra l' intercettamento dei piroscafi francesi Carthage e Manouba, che invece dei CARICHI UMANITARI dichiarati (medici e medicine), portavano ufficiali, soldati ed armi.
Nonostante il Trattato di Losanna del 18 Ottobre 1912 che sancì il passaggio della Libia dall' Impero Ottomano al Regno d' Italia, numerosi militari turchi rimasero nel territorio, addestrando alla guerra partigiana (ehm ehm...) i Senussi. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale portò all' intensificarsi della guerriglia antiitaliana, con l' aggiunta di addetti militari tedeschi; le nostre truppe si ritirarono sulla costa. Diversi italiani caddero in imboscate.
Terminata la Prima Guerra Mondiale, fu deciso di rioccupare le terre, e gli sviluppi furono diversi in Tripolitania,Fezzan e Cirenaica, ossia le 3 regioni libiche.
In Tripolitania le operazioni incominciarono nell' Aprile del 1922 e terminarono il 17 ottobre dello stesso anno. Qualche giorno prima della Rivoluzione Fascista, dunque. Qualche focolaio partigiano rimase, ma di poca importanza.
In Cirenaica le operazioni militari italiane furono più lunghe e complesse, anche grazie al maggior numero di volontari nazionalisti turchi e soldati tedeschi durante la Grande Guerra.
La guerra Italo-turca del 1911-12 costò alla Nostra Patria 1432 morti e 4220 feriti. Ma se la conta TOTALE dei Nostri Militari caduti in Libia tra il 1911 ed il 1939 sale a 8898, ecco che quasi 7500 sono gli Italiani che caddero per mano dei "bravi resistenti" oggi così osannati dai pacifinti nostrani e dai loro sodali sinistri.
7500 caduti per mano terrorista nonostante i trattati di pace, anche per volontà di quel criminale assassino che risponde al nome di Omar al-Mukhtar.
7500 caduti che urlano: "Niente scuse a Ghaddafi !".
Molti di quei caduti furono espulsi negli anni '70 dai cimiteri libici, insieme ai nostri connazionali privati di ogni avere.
Niente scuse a Ghaddafi !
2 commenti:
Ecco i commenti:
#1 12 Giugno 2009 - 16:14
Abbiamo affrontato lo stesso argomento: tu in chiave storica, io attuale. Il Colonialismo fu una pagina da onorare della nostra Storia. Checchè ne dicano gli imbelli "politicanti corretti" (non è un errore) di oggi.
Monsoreau
#2 13 Giugno 2009 - 05:41
Io,invece di riceverlo, avrei mandato le truppe...
Vandeaitaliana
#3 13 Giugno 2009 - 12:01
Io non ero ancora stato pensato ma da quel che leggo in giro un'azione di forza (almeno dimostrativa, tipo l'occupazione di un porto coi marò) ai tempi della crisi di Lampedusa non sarebbe stata una cattiva idea.
Oggi Gheddafi è supercorteggiato, sarebbe un suicidio attaccarlo.
Tornando al topic: SCUSA DI COSA CARO COLONNELLO (autoproclamatosi).
P.S.: lo sapete che le decorazioni militari che ha sul petto sono TUTTE finte, con puro carattere estetico?? ahahhaha
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