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mercoledì 3 ottobre 2012

Milano, fuga da Alkatraz.O meglio, da un Gulag.

La gente che vedete nella foto non sta girando un remake del celebre film che parla di una evasione, ma sono cittadini normali che cercano di prendere l' ultimo metro' prima della entrata in vigore dello sciopero bolscevico di ieri. Effettuato, come si vede, con metodi bolscevichi, con chiusura delle serrande di accesso ai binari. Lavoratori come gli altri, violentati nei propri diritti in nome di uno sciopero che, in momenti di assoluta crisi che colpisce il paese, sarebbe dovuto essere almeno più umano nei metodi. Se non addirittura evitato. 
Ma la Mia Città, sotto Pisapia, appare sempre di più simile all' ex-Unione Sovietica o alla Romania di Ceausescu, dove i singoli hanno sempre meno libertà, in base a quanto voluto da chi la dirige a senso unico. Credendo di poter imporre la diminuzione dell' uso dell' auto, avendo però mezzi pubblici non certo all' altezza di Londra o Parigi. L' attuale giunta, per disincentivare l' uso privato, ha aumentato il ritmo delle corse delle tre linee, senza però modernizzare adeguatamente il tutto. Aumentando lo stress sia delle macchine che del personale. Ed infatti ieri se ne è avuta la riprova, con disagi da quinto mondo, con incidenti, treni fermi in galleria senza quasi soccorso, scene di panico ed otto persone ricoverate in ospedale. Una città che muore, dove il centro è sempre più un museo di serrande abbassate di negozi chiusi per cessata attività, dove bande di clandestini spopolano dopo una certa ora, dove zingari e centri sociali di sinistra godono di nuovi e maggiori privilegi; una città ormai simile ad Alkatraz od un Gulag, appunto.

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