Ai tanti, troppi estimatori italiani del Chavismo (ed aggiungo pure del peronismo di sinistra e del "Fascismo immenso e rosso"), dedico la lettera scritta da Martina Mussolini, discendente del Duce, morta due giorni fa, al dittatore nazionalsocialista Maduro:
«Mi chiamo Martina Mussolini e mio nonno, Vittorio, era il figlio di Benito Mussolini, uno dei fondatori del sistema fascista che, ultimamente, lei usa a sproposito. Le scrivo dall’Italia dove risiedo da oltre vent’anni, le scrivo poiché nonostante io non sia nata in Venezuela, ho avuto la fortuna di trascorrere in quel meraviglioso paese la mia adolescenza e in questo momento difficile il mio cuore e i miei sentimenti sono con i miei fratelli venezuelani. Ho dovuto lasciare il paese perché già allora non c’era nessun futuro per me e mi dispiace dover dire ogni volta ai miei figli che non li porterò nei luoghi della mia giovinezza poiché è uno stato troppo pericoloso, dove non c’è rispetto per la vita e coloro che dovrebbero garantire la giustizia, spesso, sono i primi a violarla. Il grande statista che è stato il mio bisnonno, Benito Mussolini, ha lottato, amato e sofferto per il suo popolo e al momento della sua morte, quando è stato appeso per i piedi a piazzale Loreto, dalle sue tasche non è caduta nemmeno una lira! Lei addita come fascisti degli studenti che manifestano perché nel loro paese non c’è sicurezza, mancano gli articoli di prima necessità, scarseggiano i medicinali e le possibilità di vivere una vita dignitosa sono inesistenti, dovuto alla corruzione, alla svalutazione della moneta e all’inflazione che hanno preso il sopravvento. Un paese censurato, senza libertà di espressione dove gli oppositori sono incarcerati ingiustamente. (…) Ringrazio Dio quando sento gli oppositori chiamare “fratelli” i Chavisti, quando vedo bambini porgere fiori ai poliziotti schierati contro di loro e i tanti messaggi di solidarietà della gente comune in tutto il mondo, mentre le organizzazione internazionali rimangono in un vergognoso silenzio».
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