Chi non è mai stato una volta in Francia ? Nazione patria dello sciovinismo più estremo e che ci guarda dall'alto in basso, specchiandosi in un'inesistente grandeur, messa a nudo dalla sconfitta transalpina in TUTTE le guerre del novecento. A tutti è noto come si considerino depositari della migliore cucina mondiale, nonostante sia incompleta, non avendo paste e risotti. E di come sorseggiano con voluttà i loro vini, ignorando che molti di loro sono tagliati con uve nostrane da anni. E di come brancolino spaesati quando sentono parlare di Moda Italiana, che ha messo in naftalina la loro.
Eccoci ora all' antivigilia della Finale Mondiale; e se ad alcuni è noto il trattamento riservato alla Nostra Nazionale durante i mondiali del 1938, quando fummo fischiati dall' Inno fino alla fine non solo nei quarti a Parigi quando li umiliammo per 3 a 1, ma anche in semifinale e finale, voglio ricordare qualche altra cosetta .
Il Nizzardo e la Savoia
La Provincia di Nizza Marittima dovrebbe essere la Provincia più occidentale della Liguria, e anche quella che più si spinge sui monti dell’interno. Nizza è oggi città capoluogo del dipartimento delle Alpi Marittime. Conta circa 390.000 abitanti detti nizzardi. Nizza conserva i resti dell' antica Cattedrale di Santa Maria, del XII secolo, la cattedrale di San Riparato del XVII secolo e numerose cappelle della medesima epoca. Sul colle di Cimiezzo c'è un antico convento francescano. Negli ultimi secoli divenne uno dei più noti centri turistici. Il clima è mite. La città ospita varie manifestazioni, come il famoso carnevale. Sede di industrie, ha un buon porto e un grande aereoporto. E' la patria di Giuseppe Garibaldi.
Fondata dai focesi di Marsiglia, Nizza è la romana Nicacea. Saccheggiata dai saraceni nell' 813, fu incorporata nel X secolo nella Contea di Provenza, pur riuscendo per un certo periodo a reggersi come libero comune. Nel 1338 si diede ai Savoia. Emanuele Filiberto, nel 1561, abolendo il latino come lingua ufficiale decise che la lingua della città fosse l’italiano. Nizza passò definitivamente alla Francia nel 1860, per motivi di scambi politici tra Italia e Francia. Tale decisione causò malcontento fra il popolo nizzardo, in maggioranza di sentimenti filo-italiani. In seguito scelsero la cittadinanza italiana ben 11 mila persone. Allo stesso modo fu ceduta la Savoia, etnicamente francese, ma storicamente italiana per vincoli di sangue con la Casa Reale. Circa cento anni dopo anche Briga e Tenda diventarono francesi. Tante furono le polemiche di Garibaldi contro Cavour, per la cessione della sua città alla Francia. Più tardi, caduto Napoleone III, a Nizza ci furono atti significativi di italianità: fu posizionata una lapide, scritta in italiano, sulla casa natale di Garibaldi e le elezioni dell' 8 febbraio 1871 mandarono all' Assemblea Nazionale quattro deputati italiani: Garibaldi, Piccon, Bergondi e Borriglione. Subito dopo, però, venivano soffocati i moti popolari; vennero inoltre soppresse pubblicazioni storiche in lingua italiana, come il "Diritto di Nizza" e la "Voce di Nizza". L' ultimo quotidiano in italiano sarà "Il Pensiero di Nizza", soppresso nel 1895. Nel 1942 l' Italia occupava militarmente la città. A tale intervento seguirono manifestazioni di giubilo ma, dopo neppure un anno, sopravveniva la resa del nostro Esercito. Oggi Nizza è soprattutto una città cosmopolita; pochi parlano italiano e si tratta sovente di corsi e di emigrati. La cultura autoctona di matrice italiana si è invece assai conservata nei villaggi montani dell'entroterra.
Tenda e Briga
Centri della Francia situati al confine con l' Italia, entrambi trovansi oggi nel dipartimento delle Alpi Marittime e furono sottratti all' Italia, assieme a piccole ma strategiche piazzeforti nel Moncenisio, dopo l' ultimo conflitto mondiale.
In virtù del punitivo trattato di pace siglato a Parigi il 10 febbraio 1947, la Francia avrebbe avuto la sovranità, a partire dal 15 settembre successivo, di alcuni territori italiani situati tra Liguria e Piemonte, territori mai stati francesi, se si eccettua la breve parentesi napoleonica, e culturalmente e linguisticamente italiani. Venne tra l’altro considerata lettera morta la promessa di De Gaulle, fatta a suo tempo, di non porre rivendicazioni territoriali nei confronti dell' Italia. La classe dirigente dell'epoca, inoltre, ammalata di quella che Vittorio Emanuele Orlando definì "cupidiglia e servilismo" non riuscì, e neppure volle, difendere lembi di suolo italiano, né a Oriente, né ad Occidente. A tanto era giunto il tradimento, il disfattismo, il servilismo. Iniziava quel "lavaggio del carattere" degli italiani che, forse, non è terminato neppure ai nostri giorni.
Attilio Tamaro, nel suo libro "La condanna dell' Italia nel trattato di pace", edito da Cappelli di Bologna nel 1952, definisce l' annessione di Briga e Tenda alla Francia come "un atto di profonda e inutile ingiustizia". Secondo il Tamaro, la cessione di Briga e Tenda avrebbe gettato per sempre un' ombra sui rapporti italo-francesi. Ma i continui attacchi al Patriottismo e al sentimento nazionale italiano, poi, avrebbero reso praticamente impossibile il formarsi di qualsiasi movimento, anche solo d'opinione, che reclamasse il ritorno di quelle terre alla Madrepatria. Pochi anche i libri che si sono occupati della questione: tra essi ricordiamo "Tra due frontiere" di Giorgio Beltrutti uscito a Cuneo nel 1947 e dovuto alla penna di un testimone diretto della violenta opera di snazionalizzazione operata dai francesi. Dello stesso autore uscì nel 1954 presso l' editore Cappelli di Bologna il grosso volume "Briga e Tenda", che ripercorre tutte le tappe della storia locale nell’ambito della storia d’Italia. Il libro fu tradotto anche in francese. Nel 1987 le Edizioni Team 80 pubblicano il libro di Marcolini "Val Roja mutilata" in cui si descriveva la vicenda umana e politica di Nilla Gismondi, la fondatrice del "Comitato per l' italianità della Valò Roja", che si oppose ad un comitato per l' annessione alla Francia, finanziato dai suoi servizi segreti e guidato da brigaschi naturalizzati francesi da ormai lungo tempo. Dopo l' annessione, il Comitato della Gismondi si adoperò per scorrere tutti quei profughi che, per non diventare cittadini francesi, giunsero in Italia dalla Val Roja. Nel 1989 Gianluigi Ugo pubblicò, per le edizioni Xenia di Milano la ricerca "Il confine italo-francese", studio abbastanza completo e approfondito sull'argomento, mentre nel 1995 Giulio Vignoli dedicava a Briga e Tenda un capitolo di un suo libro circa i territori italofoni irredenti. Per dimostrare quanto Briga e Tenda fossero di sentimenti schiettamente patriottici ed antifrancesi, gioverà qui ricordare che in occasione del referendum istituzionale del 1946 la netta maggioranza di brigaschi e tendaschi votò per la Monarchia. Ottennero la maggioranza dei voti, nelle elezioni per l'Assemblea Costituente, i partiti contrari all' annessione, tra cui ricordiamo il PDIUM, l’MSI, il PNM, la DC e perfino il PRI. E' giusto ricordare che l' unico partito favorevole alla cessione era il PSI, ed i servizi segreti francesi fecero una forte propaganda affinchè la gente lo votasse. Paradossalmente, invece, fu molto critico nei confronti dell' annessione il capo carismatico dei socialisti francesi, Lèon Blum, secondo il quale l'amicizia tra Francia e Italia valeva assai più del possesso di Briga e Tenda. Tale atteggiamento di Blum, oltre che dei suoi interventi scritti ed oratori dell' epoca, è stato confermato anche dalla pubblicazione dei diari di Nenni.
Negli anni immediatamente successivi all' annessione, la Francia operò una specie di pulizia etnica senza spargimenti di sangue, eliminando lapidi, tombali e non, in italiano, mutando la toponomastica locale fin quasi all' ultimo casolare e sostituendo la scritta sotto il monumento al brigasco Colonnello Giovanni Pastorelli, morto nella battaglia di Ain Zara in Libia nel 1911, diventato assurdamente Jean Pastorelli, caduto su un non meglio precisato "champ d'honneur". E molti sono i brigaschi ed i tendaschi che, dal 1848 al 1943 sono caduti per il Tricolore Italiano e non per quello francese. Briga e Tenda furono strappate alla Madrepatria dall'ignavia di una classe dirigente che fece perdere all'Italia, dopo la guerra, anche la pace.
La Corsica
Regione insulare d'Europa, nel Mar Mediterraneo, la Corsica appartiene fisicamente alla regione italica, ma politicamente è sotto dominio gallico da due secoli. Conta circa 230 mila abitanti detti corsi. L'isola, la terza per estensione nel Mediterraneo, ha una forma ellittica. Il territorio è prevalentemente montuoso mentre le principali pianure si trovano lungo il Tirreno. I corsi d' acqua sono per lo più torrenti e il clima è di tipo mediterraneo. L' economia ha uno sviluppo modesto: agricoltura, allevamento di ovini, sfruttamento dei boschi, pesca e qualche industria non danno risultati sufficienti a evitare una notevole emigrazione. Le bellezze naturali sono forse la maggiore ricchezza dell' isola, per cui notevole è l' afflusso turistico. I centri maggiori sono Bastia e Ajaccio, che sono le due Province; Corte, Calvi e Bonifacio, tutti con interessanti opere di fortificazione del periodo genovese.
La Corsica fu abitata fin da età neolitica da popolazioni provenienti dalla Sardegna e successivamente da fenici, focesi, etruschi, siracusani e cartaginesi. Tutti questi popoli occuparono solo territori discontinui lungo le rive dell'isola. I Romani invece la conquistarono interamente, la unirono amministrativamente alla Sardegna, vi fondarono borghi, dettero grande impulso all'agricoltura e crearono stazioni termali. Nel medioevo l'isola fu occupata, succesivamente, da vandali, bizantini e longobardi. Nel 1078 fu conquistata da Pisa. I pisani attuarono un'eccellente opera di ricostruzione, testimoniata ancora oggi da ponti e Basiliche, come quelle di Nebbio e di Murato; vi esercitarono inoltre una profonda influenza culturale e religiosa. Dopo Pisa, l'isola fu dominio di Genova. I genovesi la conquistarono nel 1284, ma tale conquista fu contrastata dall'espansione aragonese nonché da continue faide interne. Turbamenti e rivolte indussero la malconsigliata Genova a chiedere aiuto, nella politica tipicamente autolesionista degli Stati pre-unitarj, nientemeno che alla Francia, la quale subdolamente iniziò ad esercitare vieppiù la sua influenza sull’isola, finché, sotto pressioni economiche e politiche, ottenne la cessione dell'isola, il 15 maggio 1798, con uno dei tanti iniqui trattati stipulati a Versaglia. Le truppe francesi, sbarcate l'anno successivo, piegarono facilmente la resistenza dei corsi, guidate da Pasquale Paoli ("u babbu di a Patria") e l' assemblea nazionale decretò l' annessione dell' isola alla Francia. L'occupazione francese non riuscì a troncare i rapporti con la Madrepatria Italiana: gli esuli risorgimentali preferivano come luogo di rifugio la Corsica, perchè sembrava loro di essere a casa; Mazzini così si esprimeva: "là mi sentii nuovamente con la gioia di chi rimpatria in terra italiana". Nonostante l’inizio della francesizzazione dell’isola, l'agonia culturale degli autoctoni stentò a cominciare fors’anche grazie al fatto che un corso, Napoleone I Bonaparte, era assurto al soglio Imperiale di Francia. Dopo il periodo napoleonico, nel 1818, fu imposta invece la conoscenza del francese attraverso l' istruzione. Secondo le nuove leggi gli studi fatti all'estero non potevano servire per ottenere tutti i titoli; con evidente scopo dissuasivo nei riguardi dei giovani corsi che normalmente venivano a studiare a Roma, Pisa e in altre parti d' Italia. In seguito fu Napoleone III a ribadire l' uso dell'italiano nelle scuole e negli atti pubblici. Con l’avvento della terza repubblica la persecuzione tornò ai massimi livelli ed all'inizio di questo secolo la lingua italiana in Corsica era quasi morta. Sopravviveva in particolare nelle Chiese, negli inni religiosi, nei verbali dei fabbricieri, in forma imperfetta nei dialetti. Alcuni Preti di montagna sogliono da sempre predicare in italiano. Dopo il novello rinascimento Italiano promosso dal Fascismo, in Corsica la situazione resta purtroppo languente, ma sia quivi che nel resto d’Italia in molti affrontano, soprattutto a livello culturale, la questione corsa. Molti giovani abbandonarono l'isola per terminare i loro studi presso Università italiane. Fra questi si distinguevano patrioti filo-italiani come Marco Angeli, Bertino Poli e Petru Giovacchini; studiosi, saranno poeti e scrittori notevoli in italiano e in dialetto corso e, agitatori politici. I tre vennero condannati a morte in contumacia perchè animatori contro lo stato francese. Vissero latitanti in Italia fino alla morte. L' Angeli fu l'ultimo a morire nel dicembre del 1985. Tutti, naturalmente, oggetto del più completo oblio di questa repubblica italiana.
E quindi, a maggior ragione:
FORZA ITALIA !
5 commenti:
Ecco i commenti:
Magnifico post.
Chapeau.
freezer21345
#2 08 Luglio 2006 - 14:49
Dammi qualche dritta bibliografica sugli esuli corsi in Italia. Grazie ;-)
etienne64
#3 09 Luglio 2006 - 15:19
Come amo dire, scherzando nelle mie conversazioni, quando sono andato in Francia sono partito pieno di pregiudizi. Quando ne sono tornato ero pieno di certezze. :-D
ago86
#4 09 Luglio 2006 - 21:54
Ce l'abbiamo fatta. Ora mi aspetto un tuo post a riguardo.
ago86
#5 10 Luglio 2006 - 04:41
Un mondiale da incorniciare.
Una finale che ha visto la vittoria di una nazionale "identitaria" contro una multinazionale privata della sua.
Ma avete visto come tenevano la bocca chiusa i "francesi" quando suonava il loro inno ?
I nostri invece cantavano, eccome ! :-))))
Monsoreau
#6 10 Luglio 2006 - 14:54
Che gioia e che festa: ora aspetto solo la CAF...
Che mi auguro sia:
JUVENTUS, retrocessione al Campionato Nazionale d' Eccellenza,
revoca dello scudetto 2004-2005 , non assegnazione di quello 2005-2006, assegnato al' INTER.
FIORENTINA, retrocessione in B e 15 punti di penalizzazione.
LAZIO, retocessione in B e 5 punti di penalizzazione , con un forte abbraccio a Paolo Di Canio.
MILAN, penalizzazione tale da farlo arrivare terzo per il 2005-06 più qualcosina per il prossimo.
Cuntènt, Ago ? Più buono di così, non potevo essere :-) !
Vandeaitaliana
#7 10 Luglio 2006 - 15:03
5 MAGGIO 2002
E 5 maggio 2002
ora le date per cantare sono due
si è risvegliato l'azzurro nero
che allo scudetto ci credeva per davvero.
Partiti in treno bandiere in mano
fan finalmente una trasferta oltre Milano,
nella sua curva è tutto a posto
perché ha scordato il nostro coro Luglio e Agosto.
Ronaldo piange diventa pazzo
perché con l'inter non si vince mai un c***o
e arriva il fischio di Paparesta
ma è in Curva Sud che si scatena la gran festa.
Perciò ricorda tifoso pirla
di fare l'ultrà è proprio l'ora di finirla
è da una vita che lo cantiamo
la vostra squadra è la rovina di Milano.
14 anni di umiliazione
e Luglio e Agosto rimarrà il tuo tormentone
adesso piangi interista maledetto
perché hai nel culo e non sul petto lo scudetto!
Neanch'io potevo essere più buono di così. ;-P
ago86
#8 10 Luglio 2006 - 15:08
Guarda, voglio essere buono: su questo sito
http://milanorossonera.splinder.com/
sulla destra c'è un link per gli interisti: lo riconosci, c'è scritto "se sei interista e sei capitato qui per caso"eccetera. Cliccaci. Ciao! ;-P
ago86
#9 10 Luglio 2006 - 15:17
Vandea, sono stato troppo pesante? Ti sei offeso?
ago86
#10 10 Luglio 2006 - 16:31
Mi sembrava di averti scritto che si può essere tifosi del Bilan , anche accesi, in 2 modi. Uno come Tiziano Crudeli, che, anche se ultimamente si fa troppo provocare da Corno (esempio di tifoso interista che non mi piace)e reagisce, ha sempre dimostrato obiettività. L' altro essere bilanisti è rappresentato da Mario Suma, direttore di Bilan Channel,spesso rancoroso e pieno di livore, ha fatto più volte pessime figure, ed una volta ha dovuto chiedere scusa pubblicamente sul sito rossonero.
Postando una poesietta piena di inesattezze (il 5 Maggio ero a Roma, e la Nord Laziale è sempre stata con Noi, mentre la Sud era la NOSTRA) e pieno di parolacce hai dimostrato di appartenere alla categoria dei Suma.
Vandeaitaliana
#11 10 Luglio 2006 - 16:35
Anche perchè interventi del genere sono a doppio taglio e facilmente ribaltabili: trasferte come Verona ,2 volte, e fotografie tratte dal quotidiano oggi scomparso "La Notte" dimostrano come la poesietta abbia pure scopiazzato vecchi temi, tipo tifosi "partiti così" e "tornati così".
Oltretutto la cupola calcistica spiega bene perchè non abbiamo vinto certi scudetti.
Vandeaitaliana
#12 10 Luglio 2006 - 16:39
Piuttosto, comincerei a pensare alle trasferte di Frosinone e Mantova, a questo punto, perchè io sono stato cortese, ma non è detto che che non ci sia tre, dopo due.
Come diceva Prisco, siete la squadra già andata in b 2 volte: una pagando e l'altra gratis...
Vandeaitaliana
#13 11 Luglio 2006 - 02:42
Piena di parolacce...se mi sono pure censurato.
ago86
#14 11 Luglio 2006 - 02:46
Se vuoi puoi pure concellare i miei commenti, anzi te lo chiedo.
ago86
#15 11 Luglio 2006 - 03:15
Guarda, ora che ci penso hai ragione, faccio come Suma e ti chiedo scusa, oltre a chiedere anche la rimozione dei commenti, se vuoi.
ago86
#16 11 Luglio 2006 - 16:12
Se lo rileggi, vedrai che è pieno di insulti.
Accetto le scuse volentieri, basta che non siano come quelle di Suma, che rimane pieno di rancore.
Ben diverso rispetto appunto a Crudeli, il cui urlo "weah, weah weah" credo rimanga nell' immaginifico del tifoso milanista; dovrebbe farsi intortare meno, ripeto, da Corno, che appunto paragonerei a Suma.
Crudeli , l'ho visto più volte lamentarsi dei rossoneri,poi: com'è giusto che sia, quando la propria squadra gioca male. Io stesso, come alcuni sanno, il 5 maggio stavo quasi per venire alle mani con Materazzi e Sergio Conceicao, all'aereoporto di Fiumicino, quando fui l'unico ad avere l'onore di contestare la squadra , perchè li avevano mandati ad imbarcarsi in un lato decentrato dell' areoporto.
Ripeto, si può restare tifosi, prendere in giro, ma restare nei limiti, come faceva il Camerata Pepìn.
Meglio dunque concentrarci sui compagnucci e sugli anticlericali, che come puoi vedere in Nonprevalebunt, non mancano.
Vandeaitaliana
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