La scelta delle persone preposte alla realizzazione di questo programma di annientamento della Chiesa fu molto accurata. Si trattava in genere di "cristiani rinnegati". Alcuni erano diventati, con l’entusiasmo del neofita, membri del Partito comunista oppure, pur rimanendo all’interno della loro Chiesa e sul modello sovietico "Chiesa Viva", lavorarono nel nome del movimento pacifista all’eliminazione della propria Chiesa. Il "movimento dei preti per la pace" ebbe un ruolo molto importante nell’agevolare le menzogne della propaganda ideologica comunista e fu accresciuto dai servizi segreti sfruttando abilmente le debolezze umane del clero, quali la voglia di agiatezza e di carriera. Il ricatto, la tortura fisica ed altre brutalità facevano da contorno a quest’opera di reclutamento con la quale la polizia politica infiltrava anche gli organismi ecclesiastici, al punto che spesso i verbali delle riunioni della Conferenza Episcopale finivano sul tavolo di Rakosi (capo del Partito comunista ungherese).
Tutto ciò dovrebbe essere di grande aiuto per comprendere la natura ideologica del movimento pacifista che ha imperversato per anni in Occidente, con l’obiettivo politico di disarmarlo a vantaggio del Unione Sovietica. L’ Irenismo Cattolico ha dato, con beata incoscienza, un contributo significativo.
Uno dei tanti esempi di infiltrazione fu quello di Gyula Ortulay, iscritto segretamente al Partito comunista con falso nome nella seduta del 7 marzo 1945, mentre ufficialmente risultava Ministro della cultura del Partito dei piccoli proprietari.
Altra sottile astuzia dei comunisti era quella di non attaccare mai direttamente la Chiesa, ma solo i suoi rappresentati ed istituzioni considerati più "reazionari", sperando così di suscitare attriti interni e divisioni. Il culmine dell’attacco si ebbe con l’arresto del Cardinale Mindszenty, nel Natale del 1948, ma dopo aver colpito il Pastore iniziò la dispersione del gregge, con metodi più degni di un progetto di capi mafia che di un progetto politico.
Il Vescovo József Mindszenty (nell'immagine), già incarcerato il 27 novembre 1944, il 16 settembre 1945 venne nominato da Pio XII Primate di Ungheria. Proseguì implacabile la sovietizzazione del Paese, e per la Chiesa i tempi si fecero sempre più difficili. Dopo una lunga campagna diffamatoria, il 26 dicembre 1948 il Cardinale Primate venne arrestato e accusato di alto tradimento. Il processo si concluse l'8 febbraio, con la condanna all'ergastolo. Il 23 ottobre 1956, a tre anni dalla morte di Stalin, Budapest insorse nominando un governo di emergenza. Una settimana più tardi il cardinale Mindszenty fu liberato, ma arrivò l' invasione e la repressione sovietica ed il primate dovette rifugiarsi nell'ambasciata statunitense, portando con sé la corona di Santo Stefano. Rimarrà nella sede diplomatica per 15 lunghissimi anni, fino al 1971, quando accettò di lasciare l'Ungheria. Morì a Vienna il 6 maggio 1975, dopo essere stato accolto in Vaticano da Paolo VI, ed in Ungheria viene venerato come un Santo e Martire.
2 commenti:
Ecco i commenti:
#1 23 Ottobre 2006 - 15:46
Haec sunt dicenda.
P.S. Per curiosità, sapevi che persino certe frange dell'estrema sinistra (leninisti internazionalisti) esaltano la Resistenza Ungherese del 1956?
Chrisus
#2 23 Ottobre 2006 - 17:39
Guarda che , come ho scritto in un altro mio blog, "Forza Cuba",il PMLI ha criticato il revisionismo di Napolitano e soci.Ma per me, rimangono tutti e sempre comunisti.
Come ha ribadito Berlusconi...
Vandeaitaliana
#3 24 Ottobre 2006 - 09:37
Naturalmente è vero, grazie al loro allegro dogmatismo relativista, per cui ogni fazione impone quello che ritiene personalmente, non sono d'accordo neanche tra loro.
Chrisus
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