Oggi è la giornata della Memoria. E' giusto e doveroso ricordare 6 milioni di Ebrei morti nei Lager. Ed oggi tutti lo stanno facendo. Ma esistono altri Olocausti, e non solo quello parimenti noto degli Armeni.
Olocausti di cui nessuno parla, come quello del Popolo Tedesco tra il 1944 ed il 1949. In quel periodo 16.555.000 cittadini tedeschi della Prussia Orientale, del Memel, della Prussia Occidentale,di Danzica, della Pomerania Orientale, del Wartegau, del Governatorato Generale, della Slesia, dei Sudeti, e di lingua tedesca della Jugoslavia, dell' Ungheria e della Romania furono espulsi e deportati dai territori in cui vivevano da secoli. Di questi 2.409.000 (DUEMILIONIQUATTROCENTONOVEMILA) risultarono dispersi o deceduti per stenti, maltrattamenti,esecuzioni capitali. (fonte: Marco Picone Chiodo "E Malediranno....." Mursia,1987).
I vincitori Polacchi, Cechi, Russi fecero a gara per martirizzare nel modo più abbietto i civili ed i soldati tedeschi:migliaia le donne violentate (cinquecentomila), centinaia inchiodati a croci oppure ai carri armati.
Konigsberg (oggi Kalilingrad, territorio russo isolato dal resto dello stato per via della Polonia e della Lituania), città culla della Prussia centenaria, subì un martirio senza pari: i sovietici s'inoltrarono nella città e subito da ogni dove l'eco delle urla di terrore dei civili si confuse con le loro urla di trionfo. Uomini cadevano uccisi e donne invocavano aiuto dai soldati che passavano avviati in prigionia e che nessun soccorso potevano ormai più dare; il fuoco si accompagnava ai saccheggi, i saccheggi alla furia distruggitrice. L'indomani i cittadini furono stanati dai loro rifugi e radunati nelle vie e nelle piazze e, sotto stretta sorveglianza, posti in marcia per le vie sconnesse della città e per le strade che dalla città si diramavano nelle zone limitrofe. Colonne di donne e colonne di uomini cominciarono a camminare in direzioni diverse senza sapere dove, sempre spinti in avanti dalle guardie che li scortavano, affrontavano un percorso e poi tornavano indietro, passavano per una località e poi ci ritornavano finché affrontarono percorsi più lunghi che li portarono nel Samland o a Labiau. A dover peregrinare in questo modo non erano solo adulti, ma pure ragazzi, neonati in carrozzella, malati portati avanti su carriole, e su di loro scese per prima la morte. I sovietici pareva avessero in programma nient'altro che di farli marciare, di trascinarli, spettatori coatti, sugli scenari della lotta, per luoghi minati e ancora seminati di cadaveri; non davano loro da mangiare né da bere, non interessava loro se trascorrevano la notte all'aperto, dietro cespugli o qualche albero per ripararsi dal freddo o in qualche stalla o fienile delle fattorie demolite dalla guerra. Loro preoccupazione principale era di farli marciare a bastonate, se necessario, e a notte andare a disturbare le donne.
L'odissea di Konigsberg é evidenziata dalle seguenti cifre: al momento dell'assedio, nella città erano rimasti circa 100.000 abitanti. A causa dei combattimenti e delle marce dei primi giorni d'occupazione morirono circa 30.000 persone (dati sovietici). Diverse migliaia morirono nei lager organizzati dall'autorità sovietica. Questo vuoto venne colmato nei mesi di giugno-luglio 1945 dai rimpatriati, cosicché, in base ai certificati di registrazione, gli abitanti raggiunsero il numero di circa 70.000. Due anni dopo, nell'estate 1947, secondo valutazioni fatte da medici e dal clero, rimanevano ancora circa 24.000 tedeschi; in detto periodo 2.300 persone avevano potuto lasciare la città. In totale, sotto dominazione sovietica, a fine 1947, erano decedute quasi 50.000 persone, a cui vanno aggiunti i 30.000 del periodo bellico e delle “marce di propaganda” .
Nè sorte migliore subirono i tedeschi da parte dei Polacchi e dei Cechi:
"Quel giorno, Ludek Pachmann, campione ceco di scacchi, si trovò a passare per le vie e le piazze cittadine e con fatica riuscì a dominare l'orrore che provava. Ai lampioni, appesi per i piedi, vide ardere uomini in divisa, mentre dalle case venivano trascinati fuori civili e condotti, con impietosi maltrattamenti e schiamazzi, nelle prigioni o nei Lager improvvisati in scuole, cinematografi, seminterrati. All'imbocco della Wassergasse si trovò davanti tre salme nude, mutilate sino all'irriconoscibile, i denti totalmente sradicati con bastonate, la bocca null'altro che un foro sanguinolento. Infilò la Stefangasse e incontrò alcuni tedeschi che trascinavano fuori i corpi inanimati di loro connazionali. "To jacu prece vasi bratri ted'je polibetjeo!" (Sono ben vostri fratelli, baciateli!) ordinava loro la Revolucni Garda. E loro si chinavano e, comprimendo le labbra, baciavano quei morti. Pachmann non ebbe il coraggio di proseguire e fuggì da quello spettacolo dove anche vecchi, donne, bambini venivano mutilati, bastonati a morte, violentati, mentre Radio Praga non cessava di incitare: "Uccidete, uccidete i tedeschi ovunque li incontrate. Non abbiate riguardo per bambini, donne, vecchi. Estirpateli alla radice". [...] Nella città, frattanto, la Revolucni Garda ed il popolo, sia uomini che donne, garantiti dalla definitiva scomparsa delle forze tedesche, infierivano sugli 80.000 loro concittadini tedeschi: invasero gli ospedali e bastonarono, strozzarono, evirarono, affogarono nei lavandini i feriti, trascinarono in strada per farli calpestare dai soldati a cavallo gli infermi, facendosi beffe degli emblemi della Croce Rossa che spiccava sui fabbricati a loro protezione. Non risparmiarono neppure i loro connazionali sospetti. A Praga-Weinberge tagliarono i seni e aprirono il ventre di una ragazza in stato di gravidanza fidanzata ad una SS, la fecero fotografare dalla stampa e ne attribuirono l'atto ai tedeschi. Altri all'ingresso della stazione Wilson se la presero con un'avvenente bionda, troppo bionda, a loro giudizio, per essere una ceca; le corsero incontro e la circondarono e, nonostante che la ragazza in perfetto ceco urlasse di non essere una tedesca, la denudarono e infierirono sul suo corpo. Era ancora viva quando un pesante carro di birra passò da quelle parti: con un gran vociare lo fermarono e staccarono i cavalli, poi li legarono alle braccia e alle gambe della loro vittima e, incitando gli animali, li fecero muovere in opposta direzione. La domenica, 13 maggio, arrivò il presidente del loro governo in esilio, Edvard Benes. Lo accolsero con plauso ed in suo onore schierarono dei tedeschi sul suo percorso e li arsero vivi. (da "E malediranno l'ora in cui partorirono", pag.152-153).
Ma di questo Olocausto nessuno ne parla:per questo oggi l'ho ricordato.
2 commenti:
Ecco i commenti:
#1 27 Gennaio 2007 - 17:32
Oggi è il giorno della memoria della Shoa?
Giusto ricordarla ma chissà perché non ci sono altri giorni della memoria, ad esempio per tutti gli altri popoli ( come gli armeni) o per le vittime dei gulag.
Ma certo, loro non hanno il monopolio della Parola e del Denaro, quindi non possono sottrarsi dall’indifferenza.
METAFISICO
#2 28 Gennaio 2007 - 06:58
E dei Martiri Vandeani ? E di quelli delle Insorgenze Italiane ? ed i Cristeiros Messicani ?
Vandeaitaliana
#3 28 Gennaio 2007 - 09:42
Storicamente siamo ancora troppo vicini a quei fatti per poter formulare un giudizio sereno.
Politicamente ci sono troppi interessi (vedi il ddl mastella) che inquinano o vogliono inquinare la verità storica.
Monsoreau
#4 28 Gennaio 2007 - 17:03
Inserisco i dati di genocidi che sono riuscito a reperire
Luogo Stima dei morti per eccesso
Cina 30.000.000
URSS 20.000.000
Europa del Terzo Reich 11.400.000
Giappone 10.000.000
Pakistan 3.010.000
Sudan 2.850.000
Nigeria 2.000.000
Afghanistan 1.800.000
Cambogia 1.700.000
Turchia 1.500.000
Indonesia 1.200.000
Ruanda 1.020.000
India 1.000.000
Uganda 900.000
Zaire 800.000
Angola 600.000
Sud Vietnam 500.000
Iraq 240.000
Bosnia 225.000
Burundi 210.000
Guatemala 200.000
Namibia 75.000
El Salvador 60.000
Filippine 60.000
Guinea Equatoriale 50.000
Somalia 50.000
Algeria 30.000
Siria 30.000
Sri Lanka 30.000
Argentina 20.000
Iran 20.000
Venezia Giulia (Iugoslavia-Italia) 17.000
Cile 10.000
Etiopia 10.000
Kossovo (Iugoslavia) 10.000
Birmania 5.000
ago86
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