Blog di discussione,laico ma antilaicista,su politica e religione italiana e mondiale.Anticomunista da sempre,non sarò mai antifascista.
Translate
venerdì 29 febbraio 2008
Statalisti: e noi candidiamo Pagliarini. Antisemiti: e noi candidiamo Paola Ferrari De Benedetti.
Oggi, con l' annunciata adesione alla Destra della giornalista di Rai Uno, Paola Ferrari De Benedetti annunciata in un' intervista al Corriere della Sera, cade d-e-f-i-n-i-t-i-v-a-m-e-n-t-e ogni possibile accusa di antisemitismo ruotante intorno alle solite, sbagliatissime ed inique, Leggi Razziali. Perchè, per chi non lo sapesse, la conduttrice della Domenica Sportiva, che oggi lascia la trasmissione televisiva, è felicemente sposata con l' Italiano di Religione Israelita Marco De Benedetti, figlio del più noto Carlo.
Dunque, senza andare a Gerusalemme con tanto di kippah in testa, bollando il Fascismo come Male Assoluto, ecco che questa adesione e candidatura come numero 2 nel Lazio è come un macigno in testa a chi voglia rimestare nel torbido. Soprattutto per i vari Italiani Israeliti, sempre più rarissimi, che si oppongono alla pacificazione tra le vittime dell' Olocausto e chi non vuole rinnegare un Passato che vide l' Italia rispettata e temuta, amata e copiata, e che solo per colpa della Società delle Nazioni fu costretta, per real-politik, a gettarsi in un' alleanza sbagliata, varando Leggi che colpirono anche tanti Fascisti. Leggi che furono all' acqua di rose, se pensiamo solamente a quelle che il vicino Governo di Vichy varò durante la Guerra.
Ci aspettiamo inoltre nuove ed importanti adesioni alla Destra Tricolore, che sarà la vera e forse UNICA novità e sorpresa di queste elezioni. Contro le Caste dei benpensanti e dei passatisti di ogni schieramento, nonostante gli sbarramenti mediatici e culturali, La Destra è l'unica vera alternativa al Sistema, che già ci copia idee partorite con largo anticipo dalle Nostre File, come il Mutuo Sociale e gli aiuti alle giovani coppie italiane.
No all' inciucio di ogni colore:
Vota Destra Tricolore !
sabato 23 febbraio 2008
Mannheimer vede una forbice larga x La Destra.
Una piccola vacanza di una settimana prima del gran balletto delle elezioni. Vi lascio in buona compagnia (il terzo è il Senatore Morselli).E con le dichiarazioni di Renato Mannheimer al Corriere di oggi:
"Destra al 3 per cento Ma può attrarre il 12
La formazione di Storace e Santanchè
di RENATO MANNHEIMER
La Destra costituisce una delle molte importanti novità apparse negli ultimi tempi nello scenario politico nel nostro Paese, grazie alla rimodellizzazione, ancora in corso, dell'offerta dei partiti.
1) Quanti sono i votanti e i simpatizzanti per La Destra. Dato anche il poco tempo trascorso dalla creazione di questa forza politica ad oggi, è ancora problematico stimarne con precisione il consenso tra gli elettori. Oggi, secondo la gran parte degli istituti di sondaggi, dichiara di essere pronta a votarla una quota oscillante tra l'1 e il 3% della popolazione. E il mercato potenziale, rappresentato da coloro che si dichiarano disponibili a prendere in considerazione questa formazione politica, pur senza avere ancora deciso di votarla, è ancora più ampio e raggiunge il 12%. Si tratta, naturalmente, di mere intenzioni che dovranno subire il vaglio della verifica nei comportamenti veri e propri che verranno attuati il 13 aprile.
2) Chi sono. Dal punto di vista delle caratteristiche socio- economiche, l'elettorato de La Destra assomiglia per certi versi a quello tradizionale di An. Si tratta, in misura relativamente maggiore, di maschi, di età «estreme» (vale a dire giovanissimi e/o anziani), con titolo di studio medio-basso e residenti in centri medio-piccoli. C'è, tuttavia, un certo interesse verso questa formazione anche in qualche settore dell'élite economica e finanziaria. Sul piano dell'orientamento politico, la maggioranza degli elettori de La Destra (ma non tutti) proviene da ex votanti per An, che si definiscono (appunto) fortemente «di destra», delusi dalla «svolta al centro» del partito di Fini. C'è, tuttavia, una quota minoritaria, proveniente da elettori indecisi, generalmente orientati al centro, che dichiarano di vedere nel partito di Storace una forza «diversa e innovativa».
3) Dove possono arrivare. Se La Destra manterrà il livello attuale di consensi non supererà la soglia di accesso alla Camera dei deputati e rimarrà quindi senza rappresentanza parlamentare. Occorre dire, tuttavia, che negli ultimi mesi, tutti gli istituti di sondaggi hanno rilevato, chi più chi meno, una crescita di intenzioni di voto nei confronti di questa forza politica, anche a seguito di una sua maggiore presenza sui mezzi di comunicazione. È ragionevole pensare che se, nel corso della campagna elettorale Storace e la Santanché sapranno comunicare bene, possono incrementare ulteriormente i loro consensi."
E l' intervista di ieri di Daniela Santanchè, sempre sul Corriere, ad opera di Aldo Cazzullo:
"Se io fossi di sinistra, mi porterebbero in giro come la Madonna. La prima donna candidata premier nella storia repubblicana. Una donna che si batte contro l' obbligo del velo per le islamiche, che gira sotto scorta per ospedali a confortare le ragazze musulmane picchiate, sfregiate, violentate dai loro uomini, che ogni due mesi riceve dall' Inghilterra minacce di morte e lettere con la foto di Theo van Gogh, il regista sgozzato dagli islamici. Ma sono di destra; e non mi fila nessuno». Difficile riconoscere Daniela Santanchè nel profilo della perseguitata. Più facile chiedersi cosa c' entri una dama dei salotti milanesi e romani con la Destra postmissina e populista di Storace e Buontempo. «Ma quali salotti? Io sono una donna del popolo, e insieme una donna di successo. Popolare, non populista. Vengo da una famiglia di piccoli imprenditori, ho lavorato molto, non ho prestanomi, delle mie aziende sono presidente e amministratrice. Mio padre diceva che si nasconde solo quel che si è rubato. Quanto a Buontempo, è uomo raffinatissimo». Raffinatissimo? «Nel pensiero. La sua è passione politica autentica. Come quella di Storace. Quando disse che era meglio la Mussolini della Santanchè, gli mandai un mazzo di fiori con un biglietto: "Sono certa di farti cambiare idea". Il tempo mi ha dato ragione». Delle altre donne, assicura, non vorrebbe mai parlar male. «Sarei contenta che candidassero Giorgia Meloni sindaco di Roma, che fosse proprio lei, dopo aver tanto parlato contro le quote rose e la politica al femminile, a beneficiare delle battaglie che ho condotto dentro An. Non ho nulla contro le donne del mio vecchio partito: hanno una storia diversa, non riescono a emanciparsi dal loro monarca Fini, per loro lo stipendio da parlamentare è importante; io sono la parlamentare con la più alta dichiarazione dei redditi, e non me ne vergogno perché mi garantisce libertà. Stimo molte donne anche a sinistra, a cominciare dalla Finocchiaro, ma non vedo una Santanchè tra di loro. Sono convinte di avere il monopolio della questione femminile, ma non si affrancano dagli uomini, hanno tutte il complesso di Edipo. L' unica che ha dimostrato davvero coraggio è Rosy Bindi». E le soubrette di Forza Italia? «Nessun malanimo. Certo, Silvio fa il circo con le gatte anziché con le tigri». Non ce l' ha neppure con la donna che le ha portato via il marito, Rita Rusic. «E perché dovrei? Lei non ha colpe. Alla fine è l' amore che vince. Proprio per questo, avrei sperato che vincesse l' amore per nostro figlio Lorenzo. Sarò all' antica, sarò di Cuneo; ma quasi quasi penso che bisognerebbe vietare per legge di separarsi quando si hanno figli piccoli. Lorenzo ha 11 anni, e avrei voluto che questo dolore gli fosse stato risparmiato. Oggi non mi considero single. È single chi è libera di fare qualsiasi scelta. Io non me la sentirei di portare in casa un altro, di far soffrire Lorenzo coricandomi nella stanza a fianco alla sua con un uomo che non è suo padre. Non mi piace questa mancanza di pudore, il modo con cui la Bruni e Sarkozy, che ormai pare un cartone animato, hanno messo in piazza la loro storia, senza mai arrossire. Io voglio continuare ad arrossire». Tra Veronica e Silvio Berlusconi, la ragione non è necessariamente dalla parte della donna: «Quella lettera è stata inopportuna. Se decidi che la tua "mission" è sposare un miliardario, certe cose tocca subirle». Secondo le voci di Palazzo, con Berlusconi la Santanchè dovrebbe essere furibonda: prima la incoraggia a lasciare Fini per andare da Storace, poi stringe l' accordo proprio con Fini. «Non è andata così. Non sono Ambra, nella versione teleguidata da Boncompagni. E non dirò una parola contro Berlusconi. L' ho promesso a Lorenzo, che è un suo fan e mi ha incoraggiata a scendere in campo, senza però fargli la guerra. Domenica scorsa ero a cena ad Arcore, abbiamo telefonato insieme a mio figlio e Silvio gli ha promesso: "Tua mamma e io non litigheremo mai". Anzi, dopo il voto potrei essere utilissima. Già vedo i titoli: "Veltroni e Berlusconi pareggiano al Senato, la Santanchè sfonda". A quel punto, il Cavaliere potrà contare su di noi per fare il governo, anziché cercare l' accordo con l' infido Veltroni; il più comunista di tutti, simulatore e dissimulatore di qualsiasi cosa. Berlusconi ne deve diffidare, perché lo tradirebbe. Come lo tradirà Fini, l' uomo delle giravolte, che fino a qualche giorno fa auspicava la morte come soluzione al berlusconismo. Però i traditori finiscono sempre male». La ragazza di Cuneo, capitale della Resistenza, è alleata con i fascisti della Fiamma tricolore. «Ma non ci sono nostalgici con noi. Ci sono anticonformisti, senza complessi, senza ansia di essere legittimati dai circoli internazionali, finanziari o mediatici. La prima sberla l' ho presa a tredici anni, a Cuneo, per aver distribuito i volantini di un comizio di Almirante. Non ero proprio missina, ero ribelle, non credevo alla leggenda dei partigiani tutti buoni e dei neri tutti cattivi. Sono orgogliosa di essere concittadina di Giorgio Bocca, un grande giornalista; ma sulla Resistenza la penso come Pansa. Quando arrivai a Torino a Scienze politiche, nell' 80, trovai un' università piena di eskimo, e mi divertivo a provocare: Mini Clubman, borsa Fendi, scarpe rosse con bordino oro. I miei esami erano spettacoli, con due tifoserie contrapposte: da una parte barbe incolte e capelli lunghi, dall' altra i "cremini", i figli degli Anni ' 80, quelli che a Milano si chiamavano sanbabilini. Per questo il 16 marzo manifesteremo a San Babila: per riprenderci la "nostra" piazza. Avremo candidati a sorpresa: un generale dell' Arma dei carabinieri, un giornalista importante, un grande imprenditore, forse donna. Per ora Rai e Mediaset mi oscurano, mi ha invitato solo Lucia Annunziata domenica prossima, ma quando scatterà la par condicio non mi fermeranno. Nell' antica Roma erano le vestali, quindi le donne, a tenere accesa la Fiamma. E negli Anni ' 70 erano le donne ad aspettare alla finestra figli e mariti di destra che non sono più tornati".
Buona Destra a Tutti !
giovedì 21 febbraio 2008
Evviva, siamo tutti più buoni: Ezra Pound non fu mai Fascista !
Evviva, al grido di "volemosebbene, siamo tutti più buoni", il clima d' inciucio tendente al torpore invade l' Italia. Così per ingentilire la corsa elettorale, leggo in questi giorni, non senza un mio divertimento, che Ezra Pound, il più grande poeta americano del novecento e forse di tutti i tempi, secondo un professore d' origine cinese di New Orleans, che ha pubblicato alcune lettere dell' autore dei Cantos inviate ad alcuni intellettuali cinesi, poichè è noto l' interesse del Poeta verso il Confucianesimo, non sarebbe mai stato Fascista. Non solo, si cita anche Giano Accame per avvalorare questa tesi. Certo che se ne trovano delle belle, in questo periodo...
Proprio quel Giano Accame che, in un intervista, disse: "Ezra Pound, che per essere stato vicino al Fascismo e soprattutto alla Repubblica Sociale Italiana, fu poi chiuso dai suoi concittadini americani in una gabbia, come una bestia, in un campo di concentramento a Pisa e poi confinato per tredici anni in un manicomio criminale negli Stati Uniti. Questa idea di curare le dissidenze come una forma di disturbo mentale non è stata adottata prima nell'Unione Sovietica, ma per prima in America. Non accettandosi l'idea che il più grande poeta americano fosse simpatizzante del fascismo, lo si è fatto passare per matto".
Vorrei tralasciare il libro scritto da Pond su Jefferson e Mussolini, oppure le trasmissioni radiofoniche durante la Guerra tenute dal sommo poeta. Per smentire tali tesi buoniste/buonine mi bastano due celeberrimi Cantos, il 72 ed il 73:
72, nel quale, tra un Marinetti riportato in vita e sberleffi al pacifintismo, così scrive:
"Vai! Vai!
Da Macalè sul lembo estremo
del gobi, bianco nella sabbia, un teschio
CANTA
e non par stanco, ma canta, canta:
-Alamein! Alamein!
Noi torneremo!
N O I T O R N E R E M O !"
73, dove esalta il gesto di una Ragazza Italiana contro l' invasore alleato:
"Nel settentrion rinasce la patria,
ma che ragazza!
Che ragazze,
che ragazzi,
portan ' il nero! "
Vi prego, cari rivalutatori d'altan, lasciate stare in pace chi lottò sempre per le proprie idee, tanto che quando tornò in Italia nel 1958 dopo anni di lager democratico, salutò la Sua Seconda Patria con un Saluto Romano.
Già:
Che ragazze,
che ragazzi,
portan ' il nero!
« Quello che veramente ami non ti sarà strappato.
Quello che veramente ami è la tua vera eredità. »
(Ezra Pound)
mercoledì 20 febbraio 2008
Fini, anche Samvise Gamgee era piccolo...
Continuano gli anatemi del sig. Fini contro i "piccoli partiti" e quindi anche contro La Destra. Eppure, forse molti anni fa dovrebbe aver letto "Il Signore degli Anelli" come quasi tutti i gravitanti attorno all' Area di Destra della mia generazione. Se non l'ha fatto, chieda lumi a Giorgia Meloni, la quale, sicuramente potrà informarlo. E chiarirgli che il personaggio più importante del libro di Tolkien non è, come molti pensano, Frodo, l' incaricato della missione che salverà il mondo dal Male, ma il piccolo ed umile Samvise Gamgee, rimasto in ombra in tutto il romanzo, ma determinante nella lotta finale che culminerà con la distruzione dell' Unico Anello, fonte della rovina del mondo.
Non sarà infatti a compiere la missione il grande e magico mago Gandalf, importantissimo per frenare gli influssi malefici provenienti da Mordor ad opera di Sauron e del suo servo Saruman. Nè il nano Gimli, pure intrepido in tutti gli scontri. E nemmeno gli uomini Boromir , che perirà a causa dell' orgoglio e della brama di potere, ed Aragorn, che pure diventerà il Re di Gondor. Nè l' angelico elfo Legolas, immortale come tutti gli elfi se non in battaglia. Nè tantomeno gli hobbit Merry e Pipino, che pure piccoli, dimostreranno audacia.
Ma nemmeno il prescelto, Frodo Baggins, colui che ricevette l' incarico di distruggere l' Anello del Male, riuscirà nell' intento, perchè, pur animato da lodevoli intenzioni, sia per essere stato più volte sotto attacco del male, sia per aver portato con se l' Anello del Potere, riesce a resistere all' illusoria volontà di potenza dello stesso. Frodo, senza l' amico Samvise, non sarebbe neanche giunto sul Monte Fato, ferito quasi a morte dal ragno Shelob; infatti verrà portato a spalle dall' umile giardiniere compagno di viaggio, nonostante le maldicenze e le calunnie del viscido Gollum, che era riuscito a convincere che Sam non fosse fedele. Ma, giunto sull' orlo dell' abisso, invece di buttare l' oggetto maligno nel fuoco, Frodo non riesce a trattenersi dall' indossarlo, proclamandosi "Signore dell' Anello".
Dunque, senza quel Samvise piccolo, ma coraggioso, fedele alla causa, pronto al sacrificio e custode dei valori dell' amicizia, la missione non sarebbe andata a buon fine.
Pensaci, Padron Berlusc..., pardòn, Padron Frodo...
(se il rotondetto Samvise Gamgee mi ricorda Storace, chi sarà mai Gollum ?)
________________________________________
« Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,
Le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona. »
Sì, le Radici profonde non gelano !
martedì 19 febbraio 2008
Arripensace, Sirvio...
Confermo che Berlusconi farebbe bene a ripensarci, non ascoltando i consigli interessati di Gianfranco Fini. Ho appena visitato (e votato...) il sito del quotidiano romano "Il Tempo"
e sono rimasto sorpreso (piacevolmente) dei risultati in questo momento sui candidati alla carica di Sindaco di Roma. Francesco Storace risulta in testa con il 20,58 % davanti a Francesco Rutelli col 16,18, Gianfranco Fini col 15,77,Franco Frattini col 12,89, Gianni Alemanno coll' 8,83.
Allo stesso tempo, sul sito della Destra Sociale di Gianni Alemanno http://www.destrasociale.org/ , il sondaggio che riguarda le intenzioni di voto per le Politiche vede la Destra Tricolore in vantaggio col 64,3 % davanti alla PdL col 16,4.
D' accordo, sono sondaggi che lasciano il tempo che trovano, essendo il Tempo un giornale nettamente Conservatore e Destra Sociale fortemente critica verso Fini. Però,caro Silvio, uomo avvisato, mezzo salvato...
lunedì 18 febbraio 2008
Un blog roll per la Destra e Daniela Santanchè.
Su iniziativa di Monsoreau (http://blacknights1.blogspot.com/) è nato il Blog Roll per sostenere Daniela Santanchè e La Destra per le elezioni di Aprile. Chi vuole può copiare la stringa seguente:
sostituendo a www.storace.it un proprio link di rimando ad un proprio post in cui si spiegano le motivazioni della scelta di voto. Oppure scegliere di lasciare il link al sito del Senatore Storace.
Mi sembra un' iniziativa molto importante, anche perchè la stampa e le varie televisioni non useranno certo un occhio di riguardo per il neonato ma agguerrito partito che si presenta per mantenere viva una Destra Identitaria contro l'appiattimento generale Italiasiatico.
giovedì 14 febbraio 2008
Al centro non ci vado: AVANTI A DESTRA !
Amo la Mia Patria, voglio proteggere la Mia Famiglia e non voglio vedere perennemente oltraggiato ed insultato il mio Unico e Vero Dio, la Sua Chiesa, i Suoi Ministri ed i suoi Fedeli.
Amo la parola "Destra" che in certe lingue (inglese, rumeno, francese) coincide con la parola "Diritto". E nel "Credo" è scritto: "E' salito al Cielo e siede alla Destra del Padre".
Voglio che a casa mia io possa tornare la sera sereno, senza il timore di non poter difendere la Mia Famiglia e la Mia Proprietà con tutti mezzi da eventuali malintenzionati. Pretendo che tutti gli immigrati clandestini vengano rimpatriati; e non a mie spese, ma usufruendo di un fondo creato con le merci sequestrate alla malavita. Voglio la certezza della pena per chi delinque, nel paese di appartenenza per gli stranieri; in carceri vere per gli italiani, facendo costruire proprio da loro nuovi Istituti di Pena, che siano tali e non collegi ospitali.
Voglio che la Scuola ritorni ad essere seria e selettiva, abbandonando il concetto sessantottino dei tutti promossi. Che i Licei tornino ad essere palestre formative per i più dotati, mentre ritornino le scuole professionali che diano tecnici, artigiani ed operai qualificati, senza creare disoccupati illusi ma col pezzo di carta. Voglio Professori meglio pagati ma selezionati in base all' efficenza ed alla meritocrazia, e non secondo il clientelismo di partiti, sindacati ed associazioni. Che offrano una vera visione pluralista delle materie insegnate, prospettando nelle varie discipline scolastiche non solo il marxismo, lo scientismo, il laicismo, l'antifascismo retorico, lasciando all' allievo il diritto di comparazione e scelta.
Voglio che i giovani possano essere aiutati dallo Stato per erigere la propria Famiglia, basata sui principi etici alla base della Civiltà Italiana, Romana e Cattolica, fornendo loro aiuti nell' acquisto della Prima Casa attraverso il Mutuo Sociale. Incentivando la nascita di Figli attraverso varie forme di sostegno, quali Asili ma soprattutto creando stimoli, anche economici, per riportare le Madri a poter decidere di scegliere di restare a casa, dedicando più tempo a Figli ed Anziani, e non delegando tale compito a badanti per le quali si spendono quasi lo stesso stipendio della Donna-Madre stessa. Famiglia che non può essere composta che da un Uomo ed una Donna.
Voglio che non vengano più sperperati soldi nella Sanità, e che chi sbaglia nel Pubblico, paghi. Voglio che sia salvaguardata la Vita, dal Concepimento fino all' Ultimo Momento.
Voglio che sia incentivata l' Impresa Privata, specialmente quella piccolissima, piccola e media, con l'accesso al Credito Agevolato. E che sia garantita la loro produttività contro le nuove concorrenze sleali provenienti da paesi che costruiscono nuove fortune sulla pelle degli sfruttati. Paesi grazie al fatto che il sindacalismo è inesistente, danneggiano invece l' Italia, dove il sindacato, iperpotente, è usato solo come strumento di odio verso il Padrone. Voglio che il diritto di sciopero non leda i miei diritti di cittadino, e sia regolamentato da norme precise.
Voglio meno Stato al Nord, inteso come burocrazia paralizzante e tasse penalizzanti; ma più Stato al Sud inteso come supporto per le imprese nella lotta all' Usura e presenza contro le Mafie.
Voglio essere orgoglioso di sentirmi Italiano anche quando sono all' estero, felice di avere un esercito che nel Mondo si sta coprendo di Onore anche ad un prezzo di sangue altissimo.
Credo fermamente nei Valori basati sull' eterna base di Dio, Patria e Famiglia con le quali ho aperto questo post. Dichiarandomi orgogliosamente Conservatore, ma anche Reazionario quando occorra. Credo che non sempre basti la Moderazione del Centro, che, come disse Daniela Santanchè a Roma all' Assemblea Costituente di Roma, a volte sfocia nella Modestia. E come Lei sono Inca**** Nero per come è ridotta la Mia Amata Patria, e per questo non voglio nè collaborare nè tantomeno con la sinistra di Veltoncinolupodelupis che è la stessa di sempre, comunista. E che ha distrutto l' Italia e gli Italiani in questi 63 anni di Repubblica democratica nata dalla resistenza comunista e retta dalle alleanze cattocomuniste ruotanti al cosiddetto Arco Costituzionale. Che non voglio vedere riproposto con nuovi veti che puzzano di vecchio, vecchissimo. Affermo con forza la mia appartenenza alla Destra, non solo come forma mentis, ma come iscritto al partito omonimo, che reputo continuatore del mio Movimento Sociale Italiano.
Per questo, AVANTI, A DESTRA !
lunedì 11 febbraio 2008
Festa dei Patti Lateranensi: San Luigi Orione e Mussolini.
Questa è una delle due Feste che il Laicismo ha cancellato. L' altra era il 4 Ottobre, quando le scuole iniziavano il 1 Ottobre e la Festività di San Francesco, Patrono d' Italia, veniva guardata come una piccola appendice delle vacanze ( e San Francesco non veniva preso a prestito dai pacifinti, lui che ai musulmani non le mandava certo a dire...).
L' 11 Febbraio era l' anniversario dei Patti Lateranensi, detto anche, per la Chiesa Cattolica, Giornata della Riconciliazione. Nel 1929 avvenne infatti la firma della fine della Guerra con la quale il Regno Sabaudo aveva indebitamente invaso lo Stato della Chiesa, successiva a quella simile che portò all' occupazione militare del Regno delle Due Sicilie. Non voglio soffermarmi sul lungo elenco di ingiustizie, prevaricazioni, soprusi e torti che colpirono la Chiesa Cattolica successivamente alla proditoria occupazione di uno Stato Legittimo e Sovrano da parte dell' ex-Stato di Sardegna, perchè ormai le librerie sono piene di testi seri e documentati sull' argomento. Quello che vorrei ricordare è il ruolo svolto da un Santo, San Luigi Orione, molto noto nella Mia Milano per aver aperto Il Piccolo Cottolengo, che da sempre opera con particolare impegno verso Persone che certi laicisti affiderebbero all' eutanasia invece che all' Amore Cristiano di questi Istituti che si ostinano ad amare Persone spesso considerate un severo monito alla "santità" della Scienza, che molti vorrebbero Padrona del Mondo; ma che spesso si rivela impotente, come l' Uomo. Piccolo Cottolengo milanese attivissimo in altri campi della Solidarietà verso i bisognosi.
Ebbene, San Luigi Orione, un Santo molto amato e venerato, in Italia ed all' estero, fu uno dei principali artefici dei Patti Lateranensi, tanto da arrivare a scrivere nel Settembre del 1926 a Sua Eccellenza il Cavalier Benito Mussolini, Capo del Governo Italiano, la seguente lettera:
"Tortona, il 22 Settembre 1926
Eccellenza,
è da tempo che non mi posso liberare da un pensiero; e più prego, più mi torna, sì che mi sembra la voce del dovere.
Sono sacerdote, umile figlio della Chiesa, disciplinato e obbediente ai Vescovi e al Papa senza reticenze. E sento di essere italiano e cittadino non vile. Scrivo sentendo di non volere, di non cercare altro che il bene delle anime, della religione e della mia Patria.
Perdoni quindi, Eccellenza, la libertà. Iddio le ha messo in mano un potere che, forse, nessuno ebbe l'uguale in Italia. E vostra Eccellenza ha fatto molto. Il cielo la conservi a compiere la provvidenziale missione che Le ha dato.
Penso che v. Eccellenza, se vuole, può, col divino aiuto, finire l'amaro e funesto dissidio che è tra la Chiesa e lo Stato. E umilmente la prego, e come sacerdote e come italiano.
Trovi una base ragionevole, e proponga una soluzione. Spetta al governo italiano stendere nobilmente la mano al vinto. Il Santo Padre, che ama di sviscerato amore la nostra, la sua stessa Patria, assicurata la piena e manifesta libertà e indipendenza della S. Sede, sarà certo ben lieto che gli si offra di potere addivenire ad un componimento.
E quale forza, quali vantaggi ritrarrebbe l'Italia da una conciliazione! Lo faccia, Eccellenza, e la seguiranno tutte le benedizioni di Dio e le benedizioni e il plauso del mondo cristiano e civile. E avrà scritto una delle pagine più belle della storia.
Con profondo ossequio di Vostra Eccellenza dev.mo servitore
sac. Luigi Orione "
Che strano trovare tante Sante Persone rivolgersi a colui che la vulgata antifascista e neo-antifascista considera il diavolo in persona...
L' 11 Febbraio la Chiesa ricorda anche l' Apparizione della Santa Madre di Dio a Lourdes, proprio in un momento di laicismo imperante nella Francia di quell' epoca.
domenica 10 febbraio 2008
Fiume non sarà MAI Rijeka !
Nel marzo 1946, secondo quanto stabilito alla conferenza di Londra del settembre 1945, si avviò l’inchiesta etnico – economica in Venezia Giulia entro i limiti tracciati dalla linea di Wilson.I membri del CLN fiumano, i partiti cittadini e gli onorevoli Riccardo Zanella ed Ossoinack, rivolsero una istanza ai ministri alleati riuniti alla conferenza.In tale documento si ribadiva la necessità di estendere l’inchiesta anche al territorio fiumano, proprio in virtù di quei princìpi etnici in base ai quali si sarebbe poi definita la questione giuliana ed al cui fine era stata istituita l’inchiesta stessa.La richiesta fiumana venne accolta almeno nelle parti riguardanti la situazione del porto fiumano dal 1924 in poi.Gli incaricati dell’inchiesta giunsero a Fiume il 16 marzo, senza preavviso, il che non permise ai lavoratori politici di predisporre, come era avvenuto nell’Istria, manifestazioni propagandistiche. Ci furono invece, nonostante il controllo esercitato dall’OZNA, delle dimostrazioni cittadine in cui si inneggiò all’annessione dell’Italia, e che causarono numerosi arresti che non ebbero seguito solo grazie all’interessamento dei membri della delegazione. Il CLN fece pervenire alla commissione alleata, tramite il console di un paese scandinavo, una lettera cui furono allegati una copia del memorandum inviato il 5 settembre 1945 dal CNL fiumano al capo del governo militare alleato di Trieste colonnello Bowman, una copia del rapporto sullo stato del porto di Fiume, redatto dal dottor Mario Dinelli, ed altri documenti contenenti notizie storiche e politiche sulla città di Fiume.In questa lettera si parlò inoltre esplicitamente del clima di terrore in cui la città viveva ormai dal momento dell’occupazione jugoslava, e che già dal 1943 aveva investito gran parte dell’Istria.L’inchiesta si concluse dopo tre giorni, ed il risultato venne pubblicato a Parigi il 30 aprile. In un documento riportato in Italia dall’Agenzia Ansa ed in altri giornali contemporanei, se ne riassumeva il testo che risultava concordare con i dati scientifici forniti dal dott. Dinelli.Pur sottolineando l’infondatezza delle pretese jugoslave, lasciò aperta la soluzione del confine etnico della Venezia Giulia a quattro proposte, una per ciascuna delle grandi potenze. In questa lettera trovava nuovamente conferma la notizia, di cui si era già data pubblica denuncia precedentemente, che a Fiume imperversava un clima di terrore che costò la vita e la prigionia a migliaia di fiumani, italiani, ed anche di serbi, croati e sloveni.Le epurazioni jugoslave coinvolsero indistintamente cittadini di ogni età, etnia, censo e condizione sociale. I primi ad essere vittime delle esecuzioni e degli arresti da parte jugoslava, furono i membri del partito autonomista. Questo apparve ai titini come l’avversario più pericoloso, essendo un potenziale punto di riferimento per la popolazione italiana, per l’indubbia reputazione antifascista e la considerazione di cui godevano, per il ruolo politico e storico rivestito negli anni precedenti.La mattina del 4 maggio, cessato l’orario del coprifuoco, venne ritrovato il cadavere del dott. Mario Blasich, anziano ed ormai costretto a letto da una paralisi. Nelle stesse ore venne ritrovato anche il cadavere del rag. Giuseppe Sincich, anch’esso prelevato nella notte ed ucciso a colpi di rivoltella. Entrambi erano noti membri della costituente fiumana del 1921.Più avanti, presso il molo S. Marco, venne ritrovato il corpo del direttore dell’ospedale S. Spirito Rado Baucer, croato di sentimenti filo italiani, cui furono sottratti anche i fondi della cassa dell’Istituto, che ammontavano a ben due milioni di lire. Spesso, infatti, queste esecuzioni vennero accompagnate da atti di delinquenza comune. Eguale fine avevano fatto, nella notte, Celliut Antonio, il sig. Bergnaz ed il dott. Nevio Skull, membri responsabili della Resistenza. Nel luglio 1945, sino alla fine dell’anno, si svolsero le elezioni per i comitati sindacali aziendali. L’opposizione, come risulta da quanto pubblicato da “La voce del popolo” nei mesi di ottobre ed i successivi, ottenne i sette decimi dei seggi.Furono eletti Matteo Blasich, Angelo Adam, Mario Terd, Renato Luksich e Delli Galzigna. Il 4 ottobre l’Ozna arrestò Angelo Adam, in procinto di partire per Milano per incontrare i componenti del CLNAI.
Si persero notizie di lui, della moglie, ed in seguito anche della figlia, che aveva intrapreso le ricerche dei genitori. Solo in seguito, insieme all’ammissione dell’avvenuta liquidazione anche di Matteo Blasich e di altri che erano stati eletti, fu data notizia dell’avvenuta fucilazione di Angelo Adam e della sua famiglia.Le elezioni, definite da Luksich Jamini una commedia, si conclusero con la nomina di membri compiacenti il regime, senza che fosse possibile effettuare una verifica dei voti espressi e dell’avvenuto scrutinio. Si era così eliminata ogni traccia di opposizione sindacale nei cantieri navali.
Numerosi furono i fascisti arrestati nei confronti dei quali, in seguito a rapidi processi, venne dichiarata la condanna a morte subito eseguita. Di molti processi non fu mai tuttavia possibile reperire un verbale o atti che ne provassero l’esecuzione.Tra questi, ad esempio, fu arrestato il senatore Riccardo Gigante che, prelevato dalla propria abitazione, fu fatto sfilare alla testa di un corteo di fiumani incatenati, di cui si persero ben presto le notizie. L’accusa di essere fascisti suonò come una condanna a morte: i soli a non essere toccati furono i membri dell’agenzia Gerini, ossia i fascisti fusionisti che sin dall’inizio collaborarono con il CPL.Furono egualmente colpiti gli ex legionari di D’Annunzio, gli irredentisti della prima guerra mondiale, i decorati, gli ufficiali ex combattenti. Numerose sono le testimonianze a riguardo apparse sulla stampa dell’epoca e negli anni successivi.Mancò da parte del quotidiano “La voce del popolo” un qualsiasi riferimento a questi fatti: quale organo del CPL esso riportò infatti, come citato in precedenza, solo discorsi e dichiarazioni di esponenti politici croati più o meno eminenti, in cui il riferimento all’epurazione e alla necessità di perseguire i nemici del popolo fu tuttavia esplicito e con chiari intenti intimidatori.“L’Emancipazione”, giornale del Partito d’Azione, affermò in un commento, che i fatti del 5 maggio non erano altro che il primo dolorosissimo episodio di quella “tragica buffonata che è il dopoguerra”, con evidente riferimento all’atteggiamento delle autorità comuniste e jugoslave in merito al destino della Venezia Giulia.
“L’Emancipazione” curò la pubblicazione di due relazioni riguardanti i fatti istriani dell’immediato dopoguerra e quelli accaduti a Fiume il 3 maggio 1945, redatte dal CNL dell’Istria a da Alessandro Comandini.Nella sua narrazione i fatti fiumani dopo il 3 maggio 1945 sono attribuiti alla volontà jugoslava di eliminare chiunque si fosse opposto alle nuove autorità. Dalla narrazione emerge un senso di giustizia negata supportata da fatti, testimonianze e critiche dei nuovi esponenti politici alla guida della città, che si distinsero per la loro incapacità amministrativa e culturale.Strumento di queste uccisioni fu l’OZNA, la polizia segreta che svolse con estrema precisione e capillarità i propri compiti. L’autonomia di cui L’Ozna godette nei confronti degli organismi militari e dello stesso CPL trova conferma in varie fonti.La propaganda fu esercitata a Fiume con estrema capillarità, al fine di far accettare alla popolazione il fatto compiuto, consolidare il proprio governo e reprimere chiunque non accettasse il nuovo stato di cose. In questa ottica si inquadra l’azione dei lavoratori politici che organizzarono comizi, conferenze e, nei diversi rioni della città, persino “visite domiciliari”. “La Voce del popolo” segnalò quotidianamente tali iniziative, la cui partecipazione fu solo apparentemente facoltativa. L’azione propagandistica, diretta dal FUPL, su cui agiva il controllo sistematico dell’Ozna, non mancò di interessare anche le scuole. Esse divennero, come appare anche dalle testimonianze del preside del liceo locale E. Burich, centri di resistenza e protesta. Si introdusse nelle scuole l’insegnamento della lingua croata e vennero organizzate, nelle ore pomeridiane, a cura dell’UGAG, numerose attività per la gioventù fiumana. Le proteste, le dimostrazioni politiche, le fughe dalle finestre dell’istituto, di cui Burich fu testimone, furono spesso sedate ricorrendo all’azione dei lavoratori politici che si servirono di manganelli e randelli. Gruppi di giovani quali i “Giovani democratici cristiani”, i “Giovani autonomi” e la “Lega del fazzoletto bianco”, così chiamati per il fazzoletto esposto in forma particolare dal taschino della giacca, che fungeva da segno di riconoscimento, organizzarono manifestazioni, pubblicarono e diffusero la stampa clandestina. Solo nel gennaio 1946 furono arrestati numerosi studenti, tra cui ragazzi e ragazze di 14 anni, sospettati di appartenere alla lega. Condivisero la stessa sorte numerosi sacerdoti, ed in particolare i Cappuccini e i Salesiani, che dovettero sopportare processi clamorosi per la loro attività svolta a favore dei perseguitati. Queste sentenze furono emesse in base all’accusa di attività sovversive che costarono a molti sacerdoti la vita o anni di lavori forzati. Questi atti non fecero che ridestare nell’animo della gente i primi eccidi avvenuti dopo l’8 settembre 1943 in numerose zone dell’Istria e a cui Fiume era rimasta parzialmente estranea a causa dell’occupazione tedesca. Di essi non si ebbe, all’epoca, una percezione immediata.Nelle testimonianze successive, ed al momento in cui fu ripristinato il controllo tedesco ed italiano nella zona, esplose allora con tutta la sua drammaticità quali fossero stati i frutti dell’occupazione jugoslava, che durò solo 35 giorni (dal 9 settembre al 13 ottobre 1943).
Le notizie delle FOIBE nelle quali erano stati occultati numerosi cadaveri di vittime delle fucilazioni e deportazioni, cominciarono a circolare timidamente tra quanti, alla ricerca dei propri scomparsi, si recarono dalle autorità locali per ottenere informazioni.
Nel 1945 le vittime ammontavano non più a centinaia ma a diverse migliaia di unità. Vi furono più di 10.000 arresti; circa il numero di quanti vennero “liquidati” restano ancora dei dubbi dovuti alla scarsità di documentazione, cosa che rende difficile stilare una stima certa.Le maggiori carenze si hanno soprattutto per quanto attiene alle fonti jugoslave, in quanto le notizie a riguardo furono debitamente occultate e non si è potuta condurre un’accurata ricerca negli archivi jugoslavi, per la reticenza delle autorità locali.Quanti si recarono presso gli uffici del CPL, parenti od amici, furono essi stessi eliminati, e dunque alle notizie di scomparsa di intere famiglie, spesso si reagì solo con la paura e il dolore. I dati relativi alle vittime italiane sono stati raccolti da diversi enti ed istituti in base alle testimonianze di quanti, fuggiti o sopravvissuti, avevano già appreso la notizia della loro morte o hanno continuato a cercare invano le notizie dei propri cari una volta giunti in Italia o in altri paesi che accolsero numerosissimi profughi.
Nelle fonti jugoslave dell’epoca, l’incriminazione principale fu quella di essere fascisti, il che significò automaticamente l’essere considerato nemico del popolo e quindi passibile di condanna a morte. Il termine “reazionario” o “nemico del popolo” fu così esteso da coprire ogni tipo di dissidenza. Eppure a Fiume stessa l’opera di epurazione non toccò numerosi esponenti del partito fascista, tra cui ad esempio lo stesso direttore del quotidiano “La Voce del Popolo”.La repressione, inoltre, non riguardò solo gli italiani, sebbene si ebbe spesso la sensazione che alla base delle liquidazioni vi fosse un piano programmato di pulizia etnica. L’ondata di terrore che sconvolse l’Istria nel 1945, fu il risultato di una sintesi di diversi elementi. Esso rispose principalmente alla necessità di affermare il nuovo regime epurando, in ogni modo, qualunque forma di dissenso, e la crudeltà con cui ciò avvenne, fu tipica di un regime nascente. Tutto ciò rispondeva ad un progetto per la cui affermazione si rendeva necessaria la distruzione del potere italiano sull’entroterra istriano e della sua sostituzione con un potere partigiano.
L’identità nazionale fu un dato secondario. Nelle piccole e grandi città a prevalenza numerica di italiani, si ebbe la sensazione che tali atti fossero la conseguenza di un odio razziale che fino ad allora non era esploso, ma aveva le sue basi nell’antico conflitto tra il mondo rurale croato ed i centri urbani italiani.Non a caso il movimento di liberazione jugoslavo fondò la sua organizzazione principalmente sui “narodjaci”, ossia i maggiorenti locali esponenti del tradizionale nazionalismo croato, che fu quindi abilmente convertito in un orientamento anti italiano.
A Fiume la maggioranza era italiana, e soprattutto di italiani che chiedevano l’annessione all’Italia o l’indipendenza. Non bisogna inoltre sottovalutare l’importanza delle strutture industriali e delle potenzialità economiche di Fiume, la quale apparve una risorsa per il nuovo Stato, ancora più importante in quanto non si era riusciti ad ottenere il porto di Trieste.A Fiume, infatti, alla repressione politica si associò l’epurazione economica. Essa fu fondamentalmente un’azione politica che mirò a distruggere, attraverso espropri e sequestri, le basi economiche della piccola e media borghesia fiumana, ossia del centro dell’italianità di Fiume. Spostare il confine verso occidente significava inoltre gettare un ponte attraverso il quale portare il comunismo in Europa ed in Italia. L’Istria, quindi, diventava un punto da cui l’Unione Sovietica, la rivoluzione comunista, avrebbe proceduto verso occidente. I requisiti ideali, dunque, che permisero di sfuggire alle liquidazioni slave furono, secondo una definizione di Raoul Pupo “essere fautori dell’appartenenza statuale alla Iugoslavia, essere di obbedienza comunista, ed eventualmente di discendenza slava, e comunque nemici dichiarati dell’Italia fascista e imperialista”. L’impegno maggiore fu rivolto alla costituzione del sistema comunista e a tal fine fu necessario, a Fiume, colpire e privare di risorse, fino alla snazionalizzazione, il gruppo nazionale italiano.
Le condizioni economiche a Fiume peggiorarono drasticamente a causa dell’incapacità amministrativa jugoslava. In base alle dichiarazioni depositate all’Archivio Centrale dello Stato,mancavano i generi alimentari di prima necessità e l’attività portuale e delle aziende era bloccata per la mancanza di materie prime. La sostituzione della lira con la iugolira, il cui valore era pari al 50% della lira stessa, causò licenziamenti, fallimenti, chiusura delle banche e l’immiserimento della popolazione. In questi atti si afferma esplicitamente, inoltre, che il sistema di confisca del patrimonio venne inserito appositamente in ogni condanna.Dopo la firma del Trattato di Pace la situazione a Fiume divenne insostenibile.
Tristemente nota fu la foiba di Obrovo nei pressi di Fiume, in cui risulta siano stati occultati i cadaveri della maggior parte dei fiumani arrestati. La riesumazione, tuttavia, non è stata completamente eseguita a causa della particolare forma della foiba. Non c’è una data precisa in cui si attesta la fine delle uccisioni, né una data da cui si può fare avere inizio il lento, ma sempre più massiccio esodo che portò più di 350.000 giuliano-dalmati ad abbandonare le proprie terre.
Fiume fu la prima città a svuotarsi nel dopoguerra. Nel 1945 essa contava 66.000 abitanti, dei quali 58.000 scelsero di esodare e molti di questi non furono solo italiani, ma appartenevano a diverse etnie. Non è possibile fornire una stima esatta del numero di italiani che abbandonarono Fiume, poiché alcuni profughi vennero considerati italiani o slavi a seconda delle fonti considerate, e proseguirono il loro viaggio per destinazioni diverse dall’Italia.Dal censimento del 1936 risultavano, nei territori dell’esodo, all’incirca 300.000 italiani; nel 1961 la cifra si aggira sui 25.000.
Il diritto di opzione entrò in vigore il 10 febbraio 1948, ma da parte delle autorità jugoslave si cercò con ogni mezzo di impedire questo svuotamento della città, che avrebbe impressionato sfavorevolmente l’opinione pubblica internazionale e depauperato di importanti quadri tecnici qualificati di cui l’industria nascente aveva bisogno. Ai paragrafi 1-4 dell’articolo 19 del trattato di pace, si faceva inoltre esplicitamente riferimento anche ai cittadini che erano passati in Italia precedentemente al trattato. A tale regolamento internazionale, integrato successivamente dalla legge sulla cittadinanza adottata dalla repubblica federativa in Jugoslavia, si aggiunsero poi accordi stipulati tra i due Stati.
Il testo del trattato, concedendo la possibilità di optare solo a coloro la cui lingua usuale era quella italiana, assunse come principio fondamentale quello dell’appartenenza nazionale. Il governo rigettò per iscritto circa 3000 dichiarazioni di opzione nella sola città di Fiume. Le condizioni dell’opzione, inoltre, il cui diritto era esercitatile entro un anno, significarono, per molti, l’immiserimento definitivo. Al momento dell’opzione, infatti, molti furono licenziati e non di rado poi il permesso fu concesso solo ad alcuni componenti familiari, con il preciso intento di spezzare le famiglie o indurle a rinunciare. Chi si vide rifiutare la domanda di opzione potè ottenere lo svincolo della cittadinanza jugoslava dietro pagamento di una tassa di 10.000 dinari e la rinuncia all’indennizzo per i beni abbandonati nei territori ceduti.
Indubbiamente un ruolo di primo piano nella scelta dell' Esodo fu rivestito dalla paura, dall’incubo delle deportazioni e delle foibe. La coscienza, inoltre, dell’instaurarsi di un regime totalitario, il clima di terrore che gravava su tutti, al punto di non potere conversare liberamente per strada senza essere sottoposti agli interrogatori della polizia ed il veder dipendere l’esercizio dei principali diritti umani e la propria libertà da un rapporto che attestasse la buona condotta, furono già motivi sufficienti.
La costrizione, inoltre, di dover accettare un regime comunista significò anche il dover forzatamente subire un nuovo modello economico che fino ad allora aveva significato solo miseria ed impoverimento. Persino i più entusiasti comunisti che dall’Italia si recarono volontariamente in Jugoslavia scelsero di tornare poi indietro delusi dal comunismo di Tito.
Quella dell’esodo fu una scelta che gravò pesantemente sui sentimenti di quanti decisero di optare. La loro coscienza, inoltre, si fece più pesante quando, giunti in Italia, trovarono soprattutto in alcune zone un clima di accusa e disprezzo, anziché di comprensione.
A Bologna i comunisti minacciarono lo sciopero se avessero fatto fermare il treno carico di profughi, per i quali la Pontificia Opera di Assistenza stava preparando un piatto caldo, e che furono così costretti, dopo 24 ore di viaggio, a proseguire fino ai campi di raccolta.
I profughi furono definiti fascisti e la loro scelta attribuita ad “una sporca coscienza fascista”.Mario Pacor, triestino, partigiano e scrittore comunista, nel volume “Confine orientale” edito da Feltrinelli, dedica al problema dei profughi mezza facciata e li definisce “fascisti collaborazionisti fra cui vi furono pochi onesti italiani”.
Nel giudizio di Arturo Carlo Jemolo in “Anni di prova”, e di N. Lombardo Radice su “L’Unità” del dicembre 1964, gli istriani compirono quell’atto in quanto mal consigliati, e fu in fondo attribuibile al loro esodo la colpa della definitiva perdita delle terre istriane. Le testimonianze, ricche di giudizi negativi e positivi, furono e sono innumerevoli.
Il 15 novembre 1946 l’on. Nitti condannò l’esodo e dubitò della veridicità degli eccidi e delle foibe. Ci si chiese persino, fallito il tentativo di contenere l’esodo, se fosse opportuno riunire nei campi profughi così tanti fascisti, e si decise quindi di sparpagliare la gente nei diversi angoli d’Italia. Il 17 luglio 1948 il Comitato Recupero delle Salme degli italiani infoibati informò di aver potuto esumare solo 1266 salme, poiché nessun recupero era stato possibile nelle zone amministrate dalla Jugoslavia.
Nella intervista della giornalista Laura Marchino ad Oskar Piskulic, attivista di spicco del movimento comunista e capo dell’OZNA di Fiume, apparsa dal 24 al 28 luglio 1990 su “La voce del popolo” (quotidiano oggi della minoranza etnica di Fiume) non venne fornito da questi nessuna ulteriore notizia circa la scomparsa di intere famiglie di cui non si era saputo più nulla.Oskar Piskulic ha precisato di non poter fornire alcuna spiegazione in quanto legato da un giuramento comune a tutti i membri della polizia segreta, per cui mai in vita, con alcun mezzo, potrà rivelare quanto di sua conoscenza. Nei confronti di Ivan Motiva ed Oskar Piskulic è stata avviata nel 1995, una inchiesta sui crimini su italiani a Fiume nel 1945 ed oltre, per i quali in particolare vale la definizione di “omicidi in tempo di pace” .Dal 1960, e per tutti gli anni Ottanta circa, l’argomento delle foibe, tuttora discusso, era stato evitato fino a giungere oggi ad una riscoperta di queste voragini che inghiottirono migliaia di persone
Canicattì omaggia Tito, il massacratore di Bleiburg.
Nel panorama Italiasiatico ho trovato che la cittadina siciliana di Canicattì, la quale SICURAMENTE ha avuto un ruolo determinante nella resistenza, ha anch' essa, oltre a Via Lenin, Via Marx, Via Palmiro Togliatti, Via Luigi Longo, Via Enrico Berlinguer e Via Giancarlo Pajetta, una via dedicata a Josip Broz detto Tito. Come Livorno e Reggio Emilia.
Tito, ricordo, oltre essere responsabile delle foibe, è autore del Massacro di Bleiburg, dove furono uccisi, oltre a militari croati, moltissimi civili, donne e bambini. Tutta gente consegnata in mano ai comunisti dal Comando Britannico. Le donne subirono stupro di massa prima di morire lapidate mentre molti militari furono massacrati con decapitazione. Nella zona di Bleiburg furono trovati i resti di numerosi cadaveri in fosse comuni e successivamente in Slovenia furono scoperte molte altre fosse comuni, specialmente nella zona di Maribor. Gli storici, dopo molte ricerche, hanno constatato che le fosse comuni sono molto distanti tra loro poiché i prigionieri furono uccisi durante una cosiddetta marcia della morte ossia di trasferimento da un campo di concentramento all'altro. Difficilmente si saprà il numero esatto di vittime, stimate tra le 55.000 e le 250.000.
Ma Canicattì ed altre città italiane onorano Tito.
Ecco il nuovo: Tito, un Eroe !
A Parma esiste ancora una Via dedicata al boia Tito, come a Torino esiste corso unione Sovietica. Ecco una chicca dei bravi antifascisti, come si vede, il nuovo che avanza:
"A Parma le destre anticomuniste, reazionarie e fasciste, presenti in Giunta comunale, vogliono togliere dalla toponomastica cittadina la via che il Comune anni fa ha intitolato a Tito.
Già da tempo il cartello stradale indicante la via, ripreso nella fotografia riportata sotto, ha subìto questa modifica: per esteso è stato scritto il nome croato “Broz” mentre il nome, chiaramente ben più noto, di “Tito” è stato lasciato solo con la lettera iniziale T maiuscola seguita dal puntino.
Domenica mattina 30 aprile 2006, il giorno dopo la conferenza-dibattito:“'43-'45, Italia, Jugoslavia: Resistenza in Europa” promossa dal Comitato antifascista di Parma per la verità sulla “vicenda foibe”, militanti del Comitato stesso si sono recati sul posto e sul cartello in questione hanno scritto il nome “Tito” per esteso.
Rendendo omaggio così, anche con questo piccolo gesto simbolico, alla Resistenza jugoslava capeggiata da Tito. Resistenza della Jugoslavia che è stato uno dei più grandi tributi alla guerra di liberazione dal nazifascismo.I militanti del Comitato, nell’attiguo Largo Tito hanno esposto un cartello che ricorda i 20.000 soldati italiani caduti combattendo nelle fila della Resistenza jugoslava, con la quale si schierarono 40.000 soldati italiani dopo l’8 settembre '43. Questi uomini, accolti come fratelli dalle popolazioni jugoslave, lavarono l’onta gettata sul popolo italiano dal fascismo e dal suo esercito che aveva occupato e aggredito la Jugoslavia, deportato e massacrato decine di migliaia di civili, distrutto e bruciato centinaia di villaggi, “italianizzato” il paese.
Omaggio a Tito l'antifascista, l'antistalinista
Non possiamo che condividere l'omaggio a Tito, leader della resistenza antifascista e antinazista in Jugoslavia. Il tentativo delle destre (fasciste, post-fasciste o a-fasciste) di cancellare una pagina di storia, si collega a al tentativo revisionista di annullare i valori della Resistenza in Italia come in tanti altri paesi d'Europa e il ruolo che in essa hanno svolto i comunisti. Vorremmo rendere omaggio a Tito anche per la sua difesa dell'indipendenza jugoslava e della ricerca di una via nazionale al socialismo contro l'arroganza dell'URSS staliniana. Tito, pur con limiti e contraddizioni che oggi vediamo con maggiore chiarezza, ha cercato negli anni successivi di costruire un socialismo fondato sull'idea di autogestione. Un socialismo, se non pienamente democratico, un po' meno autoritario e ottuso di quello imperante nel socialismo reale. Questo ha aperto la strada ad un positivo contributo teorico del marxismo jugoslavo, soprattutto negli anni '60 e '70, che si apriva a riflessioni meno dogmatiche di quelle provenienti da Mosca, e che si collegavano a spunti in parte simili a quello che è stato definito come "eurocomunismo".
Per noi il riconoscimento del ruolo di Tito non può che valorizzare ugualmente il suo antifascismo come il suo antistalinismo."
Vi rendete conto ? "Accolti come fratelli" ?
sabato 9 febbraio 2008
Il coraggio di un' Italiana: Maria Pasquinelli.
Maria Pasquinelli.
Maria Pasquinelli (Firenze, 1913) si era diplomata maestra elementare e successivamente laureata in pedagogia a Bergamo. Fascista fervente, frequentò la Scuola di Mistica Fascista. Nel 1940 si era arruolata volontaria crocerossina al seguito delle nostre truppe in Libia. Era animata da un fervente amore per la patria, che le faceva trascurare gli affetti sentimentali e familiari. Sul fronte libico notò "l'insufficiente partecipazione al combattimento di chi l'aveva predicato" e il basso morale delle truppe "non illuminate da alcun ideale". Nel novembre 1941 lasciò l'ospedale di El Abiar (a 40 Km da Bengasi), dove lavorava, per raggiungere la prima linea travestita da soldato con la testa rapata e documenti falsi. Fu scoperta, riconsegnata ai suoi superiori e rimpatriata in Italia. Nel gennaio 1942 chiese di essere inviata come insegnante in Dalmazia e per qualche tempo insegnò l'italiano a Spalato (allora annessa all'Italia nel Governatorato di Dalmazia).
Dopo l'8 settembre 1943, e le stragi di italiani compiute in Dalmazia ed Istria dai titini, aiutó a recuperare le salme dei militari e a documentare le atrocità delle foibe.
A Spalato trovò una fossa comune dove erano sepolti 200 militari della "Bergamo" e partecipò al recupero di altre centinaia di infoibati.
Stabilitasi a Trieste, subissò di memoriali e di denunce le autorità della RSI. Cercò di stabilire contatti tra la Decima Mas e i partigiani della "Franchi" e della "Osoppo" col proposito di costituire un blocco per la difesa dell'italianità nel confine orientale. Per questa attività venne arrestata dai tedeschi e minacciata di deportazione. Fu salvata da un intervento personale di Junio Valerio Borghese.
La mattina del 10 febbraio 1947 il brigadiere generale W. De Winton (comandante della guarnigione britannica di Pola) lasciò di buon ora il suo alloggio. Lo attendeva una giornata impegnativa. In quelle stesse ore a Parigi si stava firmando il trattato di pace da parte dei rappresentnati del governo italiano ed a lui sarebbe toccato il compito di cedere l'enclave di Pola alla Jugoslavia.
Quella mattina faceva molto freddo, c'era una bora gelida che spazzava le strade della città che pareva in disarmo, le luci dei bar erano spente, le saracinesche dei negozi abbassate e gruppi di persone si affannavano imprecando intorno a carri e carretti colmi di masserizie. I cittadini di Pola si erano illusi nei venti mesi di presenza di militari alleati di sfuggire al destino di passare sotto la Jugoslavia, destino che aveva già colpito gli italiani di quasi tutta l'Istria e della Venezia Giulia.
Ma ora bisognava fare i conti con la realtà: per espresso desiderio, il passaggio di poteri sulla città di Pola avrebbe avuto luogo in concomitanza con la firma del trattato di pace. Per l'occasione, la guarnigione britannica era stata schierata davanti alla sede del comando ed il generale De Winton fu invitato a passarla in rassegna.
La cerimonia si svolse sotto la pioggia e davanti a pochi curiosi dai quali si levarono mormorii di disapprovazione e qualche grido ostile: i polesani si sentivano abbandonati e traditi dai loro protettori.
De Winton stava avanzando verso il reparto schierato quando, dalla piccola folla presente, si staccò la Pasquinelli che si diresse verso l'ufficiale. Fu questione di un istante: estrasse dalla borsetta una pistola e fece ripetutamente fuoco senza pronunciare una sillaba.
Tre proiettili colpirono al cuore il generale che morì sul colpo, un quarto colpo ferì il soldato che aveva cercato di proteggerlo.
Per qualche giorno le autorità militari alleate mantennero il massimo riserbo. Del delitto furono lasciate circolare le versioni più strampalate: isterismo, delitto passionale, provocazione fascista o titina e così via.
Grazie ad Indro Montanelli, presente a Pola come inviato del Corriere della Sera, fu possibile conoscere la vera motivazione dell'attentato che spiegava le ragioni del delitto.
In tasca della Pasquinelli venne trovato un biglietto-confessione nel quale spiegava le ragioni che l'avevano portata a compiere quel gesto. In questo biglietto dopo un preambolo sull'italianità dell'Istria e sul sangue versato dai martiri italiani si leggeva: "Io mi ribello, col fermo proposito di colpire a morte chi ha la sventura di rappresentarli, ai Quattro Grandi i quali, alla Conferenza di Parigi, in oltraggio ai sensi di giustizia, di umanità e di saggezza politica, hanno deciso di strappare ancora una volta dal grembo materno le terre più sacre d'Italia, condannandole o agli esperimenti di una novella Danzica o con la più fredda consapevolezza, che è correità, al giogo jugoslavo, sinonimo per la nostra gente indomabilmente italiana, di morte in foiba, di deportazioni, di esilio"
Dopo l'attentato, che da parte della stampa venne giudicato come un "rigurgito fascista", il corrispondente da Pola dell'Associated Press Michael Goldsmith scrisse:
« Molti sono i colpevoli, i polesani italiani non trovano nessuno che comprenda i loro sentimenti. Il governo di Roma è assente, gli slavi sono apertamante nemici in attesa di entrare in città per occupare le loro case, gli Alleati freddi ed estremamente guardinghi. A questi, specie agli inglesi, gli abitanti di Pola imputano di non avere mantenuto le promesse, di averli abbandonati. »
Maria Pasquinelli fu processata due mesi dopo il fatto dalla Corte Militare Alleata di Trieste. Il dibattito si svolse senza tumulti né colpi di scena. L'imputata si dichiarò colpevole e spiegò le ragioni che l'avevano indotta a compiere l'attentato. Una sola volta l'aula fu fatta sgombrare dal presidente Chapman. Accadde quando il difensore avv. Giannini, invitato dal presidente ad adeguarsi alla procedura seguita dalla Corte alleata, rispose:
« Prima di ogni altra cosa, signor presidente, io mi considero un italiano che difende un'italiana »
Nell'aula il pubblico applaudì e si udirono grida "Viva l'Italia". Fu allora che l'aula venne fatta sgombrare. Il 10 aprile la Corte alleata pronunciava la sentenza che la condannava a morte, l'imputata si raccolse in silenzio, il pubblico rumoreggiò e le donne scoppiarono in singhiozzi. Il giorno seguente Trieste fu inondata da una pioggia di manifestini tricolori sui quali era scritto:
« Dal pantano d'Italia è nato un fiore: Maria Pasquinelli »
In seguito, la pena capitale fu commutata nel 1954 in ergastolo e fu trasferita nel penitenziario di Perugia. Nel 1964 tornò in libertà, ma non ha mai concesso interviste. Maria Pasquinelli ha cercato di farsi dimenticare da allora e tuttora vive a Bergamo.
Inno all' Istria.
Oh bell' Istria, chi lungo il tuo lido
và scorrendo sul placido mar
a te manda un festevole grido
come amico ad amico suol far.
Quai smeraldi i tuoi pingui oliveti
sono invidia al lontano stranier.
Sono sempre I tuoi dolci vigneti
nuova fonte di vita e piacer.
Delle muse qui il mite sorriso,
qui il sapere ebbe culto ed onor.
A tuoi figli qui brilla sul viso
l'amistade che viene dal cor.
Istria Salve!
Istria salve ! Ruggente procella
mai turbi il sereno tuo ciel,
ma di pace e di gioia la stella
a te splenda benigna e fedel.
Istria Salve !
(Giulio Giorgieri -Parenzo 1869)
venerdì 8 febbraio 2008
Contro le iniquità preconcette:James Gill e Amilla Taylor.
Ho letto le citazioni del Professor Donzelli che Inyqua posta sul suo ormai monotematico blog (anticlericalismo a gò gò...):secondo questa visione si dovrebbe buttare via il Feto e l'acqua sporca a 22/23 settimane, con buona pace di chi considera l' embrione una Persona umana a tutti gli effetti. Come il Professor Carlo Bellieni, Neonatologo dell' Università di Siena, per il quale la probabilità di sopravvivenza a 22 settimane di gestazione è oramai del 10%, e aumenta con il procedere delle settimane di gestazione. Con la solita sicumera che distingue la nostrana Kate Austin (una medichessa vetero-femminista androfoba della serie "Chicago Hope"), aggiunge di suo di aspettare "serie motivazioni per rianimare un Feto di 22 settimane". Perbacco !
Peccato che la nostra amica ometta di ricordare( o forse ignora ?) che lo scorso anno James Gill abbia compiuto 20 anni. Gill nacque di 21 Settimane e 5 giorni e, nonostante il parere di chi ha della Vita una curiosa visione cioranesca, ha saputo sviluppare il suo desiderio di Vita grazie alle Cure Intensive che NON sono "accanimento terapeutico", ma solo una risposta agli occhi di un Esserino già persona. Eccolo qui con i genitori: in Canada studia, e pratica diversi sports, rugby compreso. Così come ometta il caso recente di Amilla Taylor, nata anch'essa a 21 Settimane nel 2006 e dimessa dall' Ospedale Battista di Miami quasi un anno fa.
Grazie a Dio, Mia Moglie, nata prematura come Keplero e Newton, è nata a Bucarest e non a Firenze. Grazie a Dio Mia Figlia, non prematura, è nata all' Ospedale dei Bambini "Vittore Buzzi" di Milano, dove mi onoro di essere stato volontario della Croce Rosa-Celeste. Al Buzzi salvano annualmente 400 prematuri, di cui oltre 300 gravemente prematuri.
Concludo con 2 righe del Prof. Bellieni: "Cosa resta quando si chiede di non rianimare un bambino? Quando si dice che è accanimento terapeutico rianimarli dato che solo in pochi sopravvivranno, e si sa che negli anni ’60 solo il 10% dei nati di peso sotto il chilo viveva… ma si rianimavano, e la medicina è andata avanti… e oggi ne sopravvive il 90%! E’ stato forse accanimento terapeutico quello? Cosa resta? Non so cosa resta in chi legge. A noi neonatologi resta solo la possibilità di obiettare, di fare obiezione di coscienza, pur sapendo che non si tratta di un problema di “coscienza” (cioè di morale), ma di ragione, di clinica, di scienza. Ci resta la protesta che non sarà silenziosa, ma farà sapere a tutte le mamme cosa accade. Ci resta l’obiezione di coscienza, perché dare una chance a tutti è il nostro dovere come medici, che non possiamo strapparci di dosso, che faremo con tutti i nostri limiti, ma che è la nostra professione, quella grazie a cui tante delle persone che leggono queste righe oggi hanno tra le braccia un bambino o una bambina, magari nata gravissima e tolta alla morte."
Eppure, proprio in questi giorni il Santo Padre ha riaffermato l' esistenza e l' eternità dell' Inferno. Ma, sappiamo che a certe sciocchezze le streghe e le streghelle non credono...
http://www.annacensi.it/ (nata a 23 settimane e 5 giorni)
http://www.danielenegro.it/ (nato 23 settimane e 4 giorni)
giovedì 7 febbraio 2008
Un consiglio per Veltroncino: fatti negro e donna, e magari musulmano...
Dunque, è partita la campagna elettorale. Il presidente comunista ha finalmente sciolto le Camere, con suo grande dolore, e la parola torna agli elettori. In casa sinistra la disperazione è altissima, anche se cercano di nascondere la rabbia e la delusione con sorrisi di circostanza. Aspettiamoci qualche bordata, e la prima, in sordina, ha già colpito un mio cliente, il Presidente del Porto di Genova, il Dott. Giovanni Novi, arrestato in questi giorni.
Ma altri arresti eccellenti mi aspetto tra qualce politico della CdL.
Pardi e Moretti annunciano girotondi, come ho detto. L' ANPI vigila, per smascherare probabili attacchi ai valori della resistenza. Insomma, i soliti brodini.
A questo punto, poichè la sinistra sembra completamente interessata a due polli d'allevamento americani come Hillary ed Obama, di cui faccio volentieri a meno, consiglierei vivamente a Veltroncinolupodelupis, se vuole vincere le elezioni, di farsi negro e donna, per cercare di attirare gli Italiasiatici votanti (Berlusconi li chiamerebbe in un altro modo, ma, sapete, qui non si scrivono parolacce...). Italiasiatici che in passato votarono contro il Nucleare. Italiasiatici che "la 194 NON SI TOCCA !". Italiasiatici che "l' Utero è mio e me lo gestisco io". Italiasiatici che "Legalizziamola !". Italiasiatici che "Vogliamo quote per donne, clandestini e gay". Italiasiatici che "Noi siamo per il dialogo con le altre culture, a qualsiasi costo.". Italiasiatici che "L' ha detto Fiona May in TV !". Italiasiatici che saltellano tra "NoTav-SiTav" a secondo del momento. Italiasiatici che: "Cloro al Clero ". Italiasiatici che fanno la coda al processo di Erba . Italiasiatici che "Ma ho visto anche zingari felici" . Italiasiatici che "Le tasse sono bellissime". Italiasiatici che "prendo 1300 euro al mese, ma mio figlio ci ha l'ultimo telefonino pagato con le Carte di Credito a Consumo". Italiasiatici che "Vogliamo volti nuovi in politica: Grillo, Travaglio e Santoro ". Italiasiatici che "Io consumo solo equo e solidale". Italiasiatici che "Il Papa e la Chiesa dovrebbero regalare tutto ai poveri, e poi stare zitti sempre". Italiasiatici che: "Quei Cesaroni so' proprio 'na bella famija: Gajarda !". Italiasiatici che "I politici son tutti ladri e corrotti", ma poi rubano nell' azienda in cui lavorano, oppure sfogliano il giornale gratis al supermercato. Italiasiatici che "bisogna tutelare le minoranze", ma poi hanno il pass del nonno per disabili. Come si vede, tanti, troppi Italiasatici. Ma che, purtroppo, votano.
Dunque, caro Lupodelupis,un po' di lucido da scarpe come faceva il cantante Al Jolson. Un viaggetto a Casablanca col deputato Vladimiro Guadagno. Una bella conversione all' Islàm, qualche lezioncina da Afef , Dacia Valent e Rula Jebreal, qualche lacrimuccia con i pensionati di Roberto Poletti (presto ne parlerò,di questo simpaticone ex-leghista poi deputato dei Verdi; ai pensionati, invece, tutta la mia solidarietà) a Telelombardia, e forse, dico forse, ce la farai ! Negro e donna, può essere un' idea.
O forse gli Italiani batteranno gli Italiasiatici ?
(nelle foto due miti sicuri di Veltroncino: Marthin Luther King e Jane Fonda. Quest' ultima nella contraerea del Vietnam Comunista.)
lunedì 4 febbraio 2008
E' nel nome dell' antifascismo e della resistenza che a Firenze s' è fischiata una Mamma Morta ?
Per chi non lo sapesse, non sono certo milanista, anzi, è l' unico difetto di Berlusconi...Eppure ieri, messomi davanti alla televisione per gufare i rossoneri, ho subito cambiato idea: lo schifo e la rabbia che ho provato sono senza fine.
Come avrete inteso, è mancata la Signora Rosa Bossi Berlusconi, la cara Mammetta (che poi mi ricorda Mia Zia) del Nostro Presidente Silvio (al quale porgo sentite e sincere condoglianze). D' obbligo il minuto di silenzio prima della partita che vedeva impegnata la seconda squadra milanese a Firenze, la cui tifoseria curvaiola è da sempre schierata a sinistra. Ebbene, con evidente disagio dei calciatori e della terna arbitrale si sono subito alzati cori distinti di fischi, per niente isolati, sempre più forti, e solo alla fine, pochi applausi che però non sono riusciti a coprire quella vergogna.
In questa settimana, il bravo veltoncinolupodelupis, nel rilanciare in continuazione l' idea del dialogo per le riforme, ha però affermato che nello statuto del Partito Democratico neo-comunista ci sarà spazio per esaltare i "valori della resistenza e dell' antifascismo".
Ebbene, quando si pensa al clima avvelenato esistente in quest' Italasia dal 1945 in poi, dove per anni le tombe dei caduti non solo della RSI ma anche dei loro parenti assassinati con ferocia, sono state vilipese, coperte d' escrementi, danneggiate, è lecito chiedersi se la memoria di questa povera Signora sia stata offesa con lo stesso spirito di quegli anni, nel nome dell' antifascismo militante che provoco' successivamente la Terza Guerra Civile Italiana degli anni '70 e che generò poi l' antiberlusconismo viscerale che ho qui spesso ricordato, con i salotti radical-chic che brindavano a Champagne alla malattia del Presidente Berlusconi, insultato e svillaneggiato dai cosiddetti appartenenti alla "Società Civile" ed ai "girotondi" (che Moretti, riciclatosi in salsa hard, ha annunciato di voler riapprontare). Spirito continuato dopo la risicata e contestata vittoria dell' Aprile 2006, quando Silvio Berlusconi tentò il dialogo per una grande coalizione di Riforme, ricevendo inalberati ed astiosi rifiuti. Spirito continuamente insegnato nelle scuole e riaffermato con forza ogni ormai inutile e vetusto 25 Aprile, teso a ghettizzare chi ebbe la sfortuna di schierarsi fino in fondo per una visione non necessariamente democratica ma Metafisica della Vita, sconfitti SOLO dagli angloamericani, e non certo dagli specialisti di agguati ed attentati. Spirito rilanciato dalle esaltazioni della figura di "Bulow Boldrini", come ho ricordato, anche da parte del Presidente Napolitano.
Spirito che sicuramente la sinistra si appronta a rilanciare nella imminente campagna elettorale, di cui questi ignobili fischi fiorentini ne rappresentano l' inizio.
Ed, ancora con forza, ribadisco che con la sinistra italiana, che sarà sempre comunista di fatto anche cambiando mille volte nome, non si può e non si deve dialogare. In nessun modo. Anche per Mamma Rosa, una dolce, cara e buona novantasettenne, a cui auguro di riposare al più presto tra le braccia di Nostro Signore Gesù: le volevamo bene in tanti, protegga l' Italia e Suo Figlio, ora. Un bacio di cuore.