Ripubblico il testo composto lo scorso anno prima che Mio Padre mancasse:una visione del Fascismo e della Storia del Novecento che non troverete nei libri di scuola.
Le memorie di R.
Sono nato nel 1907.Molto,molto tempo fa,non trovate ?
Ciò non di meno,come molti vecchi,ho buona memoria di cose assai lontane.
Mi chiamo R****,primo figlio di quattro fratelli di una famiglia benestante che,originaria del milanese,dopo aver comprato alcuni terreni,si trasferì nella bassa padana,in provincia di XXXXXX.
Mia Madre si chiamava A****,Mio Padre Libero,di nome e di fatto.
Avevo passato gli undici anni quando,tornando a casa da scuola,Mio Padre mi accolse raggiante:
"E' finita,abbiamo vinto !". In effetti qualcosa di strano l'avevo notato : le campane della chiesa del paese e di quelli vicini avevano suonato a festa a lungo;e sulla via del ritorno, in calesse col fattore,avevo notato che le finestre ed i balconi delle case erano ornate da sempre più bandiere.
La sera Nostro Padre a cena,dopo la preghiera,ci spiegò che la Grande Guerra, quella che ci aveva fatto tremare qualche mese prima,quando si paventava che lo Straniero sarebbe dilagato in tutta la pianura,era finita. E l'Italia,la Nostra adorata Patria,l'aveva vinta,per Grazia di Dio e volontà del Re e della Nazione.Ora si sarebbe finalmente concluso il Risorgimento,Trieste e Trento erano italiane,e presto lo sarebbero state altre città fino a rendere l'Adriatico un mare solo italiano. E riprese a raccontarci di fiabe che conoscevamo già,ma che sempre c'incantavano:Solferino,Garibaldi,Cavour,Tito Speri,ed altri ancora.
I giorni che seguirono furono memorabili:oltre ai fratelli di Mio Padre (che,ferito ,era stato congedato prima),ogni settimana il treno riportava a casa centinaia di soldati,stanchi ma felici.Le donne gettavano fiori ai militari, e persino gli insegnanti chiudevano un occhio sui nostri compiti.Mio Zio U*****,nella sua bianca divisa da ufficiale di marina ,mi affascinava coi suoi racconti di battaglie con corazzate e sommergibili.
Poi,lentamente,il clima cambiò:Mio Padre e Mio Zio ,per quello che capivo,presero a parlar male dei francesi e degli americani,che non volevano mantenere i patti:"Perbacco,con tutto il sangue che abbiamo versato,cosa vogliono quel Clemenceau e quel Wilson ?Che ci dessero quello che ci avevano promesso !"
Dalle città ci arrivarono notizie di tumulti e saccheggi,anche a causa del malcontento dei reduci cui erano state promesse nuove terre e che avevano visto cadere molti commilitoni per quelle terre;Mio Padre cominciò ad usare due parole strane che non conoscevo:comunisti e bolscevichi.Ed anche a Messa,il curato usava quelle parole.
Un giorno in campagna arrivò un’altra parola nuova:Sciopero.
Mio Padre aveva sempre trattato bene i suoi salariati:era stato socialista e da giovane portava la cravatta alla Lavallière come uno stemma,ed il suo nome,Libero, era la sua bandiera;le loro case erano a ridosso della nostra e noi tutti giocavamo fin da piccoli con i loro figli ,divertendoci molto.Io poi adoravo la polenta che spesso ci offrivano.Nonostante tutto questo anche i nostri contadini cominciarono a scioperare (da adulto appresi che molti furono obbligati ad aderire controvoglia da alcuni sindacalisti arrivati da fuori):per giorni sentii le mucche urlare disperatamente per il dolore che il latte non munto provocava loro;alcune cominciarono a morire di setticemia.Di notte qualche nostro contadino si presentava di nascosto per aiutarci,ma non bastava.Poi Mio Padre cominciò a far venire dalle province limitrofe alcuni disoccupati reduci della Grande Guerra:erano meridionali,gran lavoratori,e si diedero subito da fare.
Sembrava che il peggio fosse passato,quando un contadino,uno di quelli che ci aiutava in segreto ,ebbe la casa date alle fiamme.”Comunisti,bolscevichi !!!”,sentii Mio Padre usare di nuovo quelle 2 parole.
Ed una mattina il camion che portava i lavoratori dalle città venne prese a pistolettate da individui col fazzoletto rosso al collo,ci furono alcuni feriti ed altri vennero malmenati.
“Comunisti !Bolscevichi !!!” sentii urlare Mio Padre.
Di nuovo la paura serpeggiava tra i casolari e riprese la morìa delle mucche;nei campi la gramigna dilagava.
Ma un giorno lo Zio U***** arrivò a casa con alcuni suoi ex-commilitoni:alcuni indossavano ancora la divisa,chi da fante di marina chi da Ardito,altri,pur mantenendo i pantaloni grigioverdi, indossavano una camicia nera,da dove spuntavano alcune medaglie ,e disse a Mio Padre: ”Lo stato non ci protegge?D’ora in avanti ci penseremo noi !Abbiamo vinto in guerra,vinceremo ora !”.
Da quel momento la paura tra i contadini cominciò a diminuire,molti ripresero a lavorare e si ripresentavano anche in Chiesa,la Domenica Mattina,alla Messa che per alcuni momenti aveva visto solo donne e vecchi.Alcuni di loro incominciarono ad indossare la camicia nera.
Intanto avevo iniziato le superiori:la città era immensa,per me,caotica,piena di bici.
La scuola era bellissima,eppoi le prime ragazze….
Anche nel mio Istituto c’erano molti studenti che indossavano quella camicia nera:soprattutto quelli degli ultimi due anni.Un giorno uno di loro stava raccogliendo i fondi per gli orfani di guerra:gli si avvicinarono una decina di tipi mai visti,con al collo dei fazzoletti rossi.”Sporco fascista,per te qui non c’è posto. Grida: Evviva il comunismo e la libertà !”
“Mai,”rispose il ragazzo,Mio Padre è morto per l’Italia e per il Re,e non per la sovversione dei senzaiddio !!“ Subito quello che aveva parlato gli mollò un pugno in pieno volto che lo fece cadere,e gli altri gli furono sopra a calci .Poi,contenti,se ne andarono cantando “Bandiera rossa”.
Molti anni dopo quel ragazzo partì volontario per la Guerra di Spagna con altre camicie nere,e raggiunse suo padre nel cielo.
A casa sentii parlare per la prima volta di Mussolini:era un giornalista,dicono il migliore,anche lui socialista,come Mio Padre. E spesso sentivo il Babbo discutere con entusiasmo con lo Zio:”Solo lui può fermarli,solo lui può salvare l’Italia dal disastro !”.
Ed un giorno,avevo appena iniziato la II Geometri,notai del trambusto in casa:Papà e lo Zio stavano attaccati al telefono,in casa arrivarono persone mai viste,la notte il Babbo e suo fratello non dormirono:il giorno dopo la radio a galena di casa annunciò: “Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III ha dato incarico di formare il governo a Sua Eccellenza il Cavaliere Benito Mussolini.”.Lo Zio prese a saltare come un matto,corse a prendere il grammofono,mise l’Inno Reale a tutto volume,spalancò le finestre e appese il Tricolore,urlando “Evviva il Re ! Evviva Mussolini !!!!”.Era ottobre:il 28 Ottobre 1922.
Da quel giorno ,pure occupato dagli studi e dal gioco del calcio,vidi la serenità ritornare in casa.Non si parlò più di scioperi e bolscevichi,l’Italia cresceva e presto avrebbe fatto pagare il tradimento ai Francesi ed agli Americani.La gente per le strade riprese a sorridere,le discussioni e gli odi tra le classi sociali vennero meno,e si collaborava per trasformare l’Italia in una Grande Nazione,degna delle nostre tradizioni.
Mi iscrissi all’Università a Milano ed anche ai GUF,Gruppi Universitari Fascisti,ma non mi occupai di politica,preso dallo studio e dal football che mi avrebbe portato a vincere i Campionati Mondiali Universitari nel 1928 a Parigi con la Nazionale Italiana ed a militare in alcune squadre in serie A.Conobbi alcuni dei grandi campioni che portarono l’Italia a vincere i Campionati del Mondo nel 1934 a Roma come Meazza e Combi.
Portare la Maglia Azzurra (anche se per noi della Nazionale Universitaria era nera…..)era un onore ed un vanto:l’Italia spesso veniva accolta all’estero non benissimo;ricordo le radiocronache di Niccolò Carosio dei Mondiali del 1938 quando in Francia ogni partita della nostra Nazionale,a cominciare dall’Inno ,venne accompagnata dai fischi degli spettatori francesi:non solo quando dominammo la Francia nei quarti di finale per 3 a 1,ma in ogni incontro.Solo in finale ,dopo il quarto goal segnato agli ungheresi ,i fischi lasciarono il posto agli applausi ;e TUTTA l’Italia si sentì Campione contro il Mondo Intero.
Come qualche anno prima,quando Italo Balbo venne accolto negli Stati Uniti come un eroe dopo la Trasvolata Atlantica a bordo dei nostri aerei.
Dopo la seconda Laurea vinsi un importante concorso a Roma presso il Ministero dell’Agricoltura dove rimasi ad alti livelli,nonostante non mi iscrissi mai al Partito Nazionale Fascista.
Mi sposai nel settembre del 1939,quando Germania ed Unione Sovietica,invadendo la Polonia diedero inizio alla Seconda Guerra Mondiale.Le successive vittorie inarrestabili della Germania contro francesi ed inglesi portarono tutta l’Italia ad uno stato di euforia indescrivibile:tutti si chiedevano quando anche noi saremmo entrati in guerra per ottenere quel “posto al sole” che ci negarono gli alleati alla fine della Grande Guerra non mantenendo le promesse.Posso affermare che TUTTA l’Italia volle entrare in guerra,come dimostrarono le grandi manifestazioni di giubilo che accompagnarono nel maggio 1940 la Dichiarazione di Guerra a Francia ed Inghilterra.
Dopo il 25 luglio 1943 ritornai a seguire l’azienda agricola di famiglia .Non aderii alla Repubblica Sociale Italiana anche perché nessuno mi obbligò.Ma nonostante questo,alla fine della guerra,sia io che Mio Padre dovemmo restare nascosti per parecchio tempo,perché alcuni gruppi di cosiddetti “patrioti” dalla stella rossa ci minacciarono di morte o ci richiedevano soldi.
Finimmo anche in cella per qualche giorno,fino a quando non fummo scagionati di ogni colpa,anche grazie alle testimonianze di molti nostri salariati che ci volevano bene.Ma non a tutti andò così bene:qualcuno venne prelevato nel carcere dai partigiani per sparire per sempre.
Mi ricordo bene un episodio:c’era un milite delle Brigate Nere che ogni giorno veniva prelevato tre o quattro volte al dì e portato davanti al plotone d’esecuzione,e regolarmente veniva riportato in cella .Un giorno tornò,ma con i capelli tutti bianchi.
Naturalmente persi il posto al Ministero che avevo ottenuto solo per i miei meriti:e così,come tanti italiani dovetti ricominciare dal basso,con due lauree,a rifarmi una vita,a 38 anni .
A chi mi chiede ancor’oggi se io sia mai stato fascista,rispondo:beh,non più di tanto della totalità degli Italiani di allora:e se anche non lo fui durante il ventennio,lo divenni ,per reazione,dopo il 25 aprile del 1945.
Alcune note all’intervista:
Questo breve riassunto è stato redatto in base ai racconti di Mio Padre che ,nonostante sia vicino ai 98 anni ,possiede ancora ottima memoria,tanto da essere stato recentemente intervistato da alcuni giornali per le vicende calcistiche.
Mi sono permesso di mettere in risalto la retorica tipica di quell’epoca,che non si distacca poi di molto da quella resistenziale.
Trattandosi di un memoriale,è normale che presenti una visione di parte dei fatti. Così come però dovrebbe essere considerato ogni racconto che veda prevalere la “memoria” di chi visse quei fatti da una parte o dall’altra rispetto alla “storia” imparziale.
Se un giorno riusciremo a consegnare alla “storia” il Fascismo,con i difetti ed i pregi che ebbe,forse riusciremo a mettere la parola fine alle Tre Guerre Civili Italiane che insanguinarono il Nostro Paese nel Novecento fino alla mia generazione,che vide ancora molti giovani cadere nei due schieramenti:allora,solo allora,potremo parlare di Pacificazione.
1 commento:
Ecco il commento:
#1 25 Aprile 2006 - 17:46
grazie per questo interessante contributo.
liberoconcetto
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