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martedì 27 giugno 2006

L' Italia dice no. E se il Lombardo-Veneto se ne andasse ?

E così un' altra minoranza di Italiani, ancora una volta, decide per la maggioranza. Nel "ringraziare" chi, pur riconoscendosi nel Centro-Destra si è astenuto, guardo con preoccupazione crescente alla divisione sempre più netta in atto nel Paese. Qualcuno non se ne rende conto, ma l'esempio di quanto accaduto nella vicina Jugoslavia non sembra aprire gli occhi a chi continua a dormire.
E per rendere l' idea di quanto sia necessario conoscere bene la Storia, provo a postare un' ipotetica lettera scritta poco prima della Prima Guerra Civile Europea (1914-1918) da un residente in Trentino, sotto gli Ausburgo, ad un fratello emigrato in Italia:


Saludi Piero,
spero che la dò tra i taliani vada tutto bene. Mia moglie e i ragazzi stanno bene, tutti e sei. Il nonno vive ancora qui da noi e sta abbastanza bene anche se continua a raccontarci di quando suo padre amministrava Milano sotto Radezky (tanto che anche il nonno parla lombardo correttamente) e del bellissimo ricordo dei milanesi che non hanno ancora digerito il cambio di amministrazione a distanza di anni.
Il mio grano cresce in quantità sufficiente per tutti noi, non siamo ricchi ma abbiamo da mangiare. La polenta e la luganega la domenica non ci manca mai.
Sono preoccupato perché da voi, nel Veneto, muoiono dalla Pellagra, le zanzare impediscono di andare nei campi, c'è la malaria e non ci sono le risorse per bonificare le zone paludose.
Ho sentito che nel territorio che una volta avevano i Borboni, vivono ancora in capanne o in grotte e coltivano ancora a latifondo. E venite a dire a noi che siamo ancora feudali...

I miei figli hanno l'obbligo scolastico, hanno un'istruzione adeguata, sanno leggere e scrivere; sono sudditi di Vienna ma nessuno li obbliga ad imparare il tedesco. Toni, il ragazzo più grande, vorrebbe seguire le orme di nostro nonno ed essere assunto nell'amministrazione di Vienna. Per imparare il tedesco, se quest'anno il raccolto andrà bene, lo manderò a studiare ad Innsbruck laddove c'è una scuola di lingua italiana che insegna per bene il tedesco. L'analfabetismo qui è al 3%, dopo tutto già Maria Teresa, quasi due secoli fa aveva cominciato a mandarci a scuola.
Da voi invece, caro fratello, l'analfabetismo è al 78% con punte del 90% al Sud, 8 o 9 italiani su dieci non sa né leggere né scrivere. Sei fortunato ad esserti trasferito oltre lo Schenér "dopo" essere andato a scuola qui a Fiera. Mio figlio Bepi, 6 anni, dice che in Italia è più bello perché nessuno ti obbliga ad andare a scuola e puoi andare a pesca tutto il giorno. Lì, dico io, pensano che sia meglio che non studi, così hai più tempo per farti i muscoli per la guerra che vogliono farci.
Qui da noi c'è ancora un luogo comune che dice che a Primiero vedi la gente zappare fino a sera, a Fonzaso (la dò tra i taliani) vedi la zappa ma non vedi la gente. Tu che dici? Forse è esagerato ma i proverbi nascono da qualche parte... di sicuro la nostra valle, anche se è incollata all'Italia, non ha gran che importazioni. Anzi, siamo noi a portar fuori i nostri prodotti. Il nostro burro va a ruba nel mediterraneo e alla birreria di Pedavena, sopra la tua Feltre, il "Mèto de la Bira" vi porta spesso la birra che produciamo a Siròr. Una vera leccornia.

Sono abbastanza tranquillo e sereno. Il mio paese vive un sostanziale periodo di pace. Dopo la perdita del Lombardo-Veneto la nostra generazione non conosce la guerra e faccio fatica ad immaginarla. In valle c'è un solo gendarme che riesce a risolvere tutti i problemi: c'è poca criminalità e le questioni tra la gente vengono risolte in pochi giorni. I processi durano poco. A proposito, hanno deciso qualcosa per quella mucca che non ti hanno pagato 7 anni fa?
Hai fatto male a fidarti: non è come qui che basta una stretta di mano per onorare un contratto. Spiegami come mai da noi c'è un gendarme e va tutto abbastanza bene e da voi i vostri gendarmi, quei… come si chiamano… Carabinieri, anche se vanno in giro per i paesi in tanti non riescono a mantenere l'ordine? Magari perché il vostro Stato è giovane, forse tra qualche anno riuscirete a ridurre i briganti e debellare quella cosa che chiamate mafia. Qui in Austria non abbiamo capito bene cosa sia questa "mafia", noi non la abbiamo. Dicono che è una reazione all'unità d'Italia o un'organizzazione di banditi che uccide la gente e che è più forte dei Carabinieri. Non vorrei proprio essere nei vostri panni... Avete una bella gatta da pelare.
Qui viviamo serenamente in pace da anni e mi spaventano molto le minacce italiane che, dopo aver provocato per 40 anni le guerre contro il nostro Paese per strapparci pezzi di terra, schiera l'esercito sui confini pochi chilometri da dove vivo con i miei figli.
L'Austria-Ungheria ha stretto un'alleanza con l'Italia ma la cosa ci fa solo ridere perché lo sanno anche le mie mucche che i taliani tradiranno il patto.

Con il mio carro riesco a muovermi abbastanza bene, qui da noi le strade principali furono costruite dai militari molti anni fa ma sono ancora estremamente moderne e funzionali. Modestamente qui da noi, come sai, nacque Luigi Negrelli che progettò strade, canali e ferrovie in tutto il mondo. In Italia mi dicevi che avete una rete ferroviaria pressoché inesistente e una rete stradale, soprattutto al sud, gravemente carente. Le uniche linee ferrate e strade decenti che avete le abbiamo fatte ancora noi quando il Lombardo Veneto era amministrato dal nostro bisnonno.

Personalmente stimo molto l'Imperatore: egli è fiero, rispettato in tutto il mondo. Ha saputo far fronte a tutte le disgrazie che ha avuto la sua famiglia, compresa la scomparsa dell'amatissima principessa Sissi, uccisa da un italiano, che amava tutti i popoli del'Impero, dall'Ungheria al nostro Tirolo tanto che aveva in Merano la sua dimora preferita.
E' dai tempi di Matria Teresa che non abbiamo un imperatore che ci rispetta solo per essere suoi sudditi, non importa che siamo di lingua italiana, tedesca o magiara, per la quale in segno di riconoscimento è stato concesso un regno parallelo.
Sono orgoglioso del mio Impero, siamo il punto d'incontro tra il nord e sud, tra l'est e l'ovest. Viviamo bene o male in armonia tra tedeschi, ungheresi, italiani, romeni, cechi, polacchi, ucraini, sloveni, serbo-croati, slovacchi e bosniaci. Ci sono delle tensioni là nell'est, soprattutto in Ungheria, ma sono delle lotte tra nobili e Asburgo per questioni di dinastie e potere. I popoli tra loro non si odiano, abbiamo tutti il nostro spazio. Qui a Primiero ci sono dei boemi che ci rispettano e parlano il nostro dialetto, come ci sono dei tirolesi in Boemia che hanno imparato il ceco.
L'Austria-Ungheria bene o male è abbastanza decentrata. Abbiamo due regni (presto con la Slavia ne avremo tre); solo nella nostra Cisleithania abbiamo 516 circoscrizioni nazionali con le quali eleggiamo i Signori della Camera Alta a suffragio universale maggioritario. Tutti votiamo qui.
Credo che le tensioni e le rivolte, soprattutto nel Mezzogiorno, di cui mi parlavi sono provocate dal fatto che i Savoia vogliono trattare tutti i problemi alla stessa maniera. Da quanto mi racconti lì da voi i rapporti sociali sono ancora peggiori che da noi e le masse contadine stanno diventando sempre più ostili al potere politico. Ormai però i contadini si stanno arrendendo perché i tribunali militari negli ultimi 50 anni hanno fucilato migliaia di cittadini anche solo per non aver voluto partire per il militare. Una brutta situazione davvero la vostra; il nonno dice che quando ci lamentiamo dobbiamo sempre pensare a chi è messo peggio. E quando penso ai nostri vicini italiani ogni nostro problema sembra piccolo.

Sono sempre un fedele di Cristo e la Chiesa cristiana è il valore che ho più nel cuore assieme a quello della famiglia; partecipo a processioni e vado regolarmente a messa.
Il nostro Imperatore, del quale, come quasi tutti qui, ho una raffigurazione in camera da letto di fronte al crocifisso , è un baluardo della cristianità; è in Europa una sicurezza contro eresie, scismi e anarchie.
Ho però degli amici che non sono cattolici: il nostro vicino, quello del maso su a Camp, è arrivato dalla Svizzera ed è protestante, mentre il mio miglior amico Samuel è ebreo. Nonostante questo non temo per loro perché qui non ci sono persecuzioni di nessun genere. Da due anni poi la Bosnia islamica fa parte definitivamente del mio Paese e addirittura la religione storicamente "antagonista" del Cattolicesimo, l'Islam, continua ad essere professata liberamente. Questo mi rassicura anche perché non ci saranno tensioni religiose laggiù in Erzegovina e sono quasi invogliato ad aderire all'offerta di lavoro che mi offrono da Vienna, quella di essere assunto con la mia famiglia come boscaiolo. Certo, avremo un'incredibile nostalgia di Primiero ma nostro cugino Nico, che vive là da due anni, mi scrive spesso dicendo che si trova bene in mezzo alle bellissime foreste che assomigliano tanto al nostro amato Tirolo. Là c'è molto lavoro da fare ed è lautamente ricompensato.

A parte gli Stati Uniti, di cui ho sentito parlare ma che non so bene dove siano se non al di là del mare, e la Francia che ha dei ministri che sono ancora più dispotici dei Re (pensa a quello che ha combinato Boulanger vent’anni fa), non conosco al mondo stati importanti che non abbiano un sovrano e quindi mi ritengo fortunato. Di questi tempi infatti meglio di così a noi austriaci non ci può andare.
D'altronde voi avete un Re che non è mai stato educato nel campo religioso per i conflitti con lo Stato Pontificio . So anche che il Papa non ama i Savoia, che hanno distrutto lo Stato Pontificio attaccandolo a tradimento con la breccia di Porta Pia, riducendolo ad un fazzoletto di terra.
Mio figlio Cecco, 16 anni, vuole diventare sacerdote ed è in collegio a Trento. Dice che in città ci sono dei ragazzi socialisti che vorrebbero che passassimo con gli italiani. Dice che alcuni di questi ragazzi vorrebbero anche uccidere tutti i preti e chiudere le chiese. Mi chiedo come Alcide Degasperi, che abbiamo mandato al Reichstag di Vienna per rappresentarci, non riesca a dissociarsi dalle idee di queste persone. Credevo che fosse un buon cattolico. C'è poi quel Cesare Battisti, di cui ho la "guida del Primiero" in casa, ma non per molto, che è ancora peggio. L'anno scorso ha scatenato col Degasperi una guerriglia ad Innsbuck e nonostante questo è ancora al Reichstag.
Possono dire tutto quello che vogliono però devono riconoscere che l'Imperatore è tollerante visto che non li ha ancora impiccati, come vanno a dire in giro.
Voi in Italia fucilate le persone per molto meno, ti conviene non dire troppo in giro che ti senti ancora Primierotto.
Il gendarme mi ha detto che a Vienna stanno discutendo di cedere il Tirolo più meridionale a Vittorio Emanuele III in cambio del rispetto italiano dell'alleanza. Questa cosa proprio non mi va giù ma mi consola il fatto che Primiero, assieme a Val di Fassa, Fiemme e Madonna di Campiglio, non saranno mai ceduti anche se, in cambio della pace, perderemo dei nostri fratelli sudtirolesi. Se Trento si lascerà convincere da quei quattro gatti socialisti e magnapreti di andare con gli italiani vadano pure. Primiero in ogni caso resterà austriaca.
Queste bociazze si definiscono "irredentisti" ma sono solo dei giovani esaltati, figli di borghesi che vogliono solo allargare i loro interessi. Nessuno di noi contadini può essere d'accordo con loro. Noi contadini pensiamo solo a lavorare, non abbiamo tempo di andare in piazza a creare disordine o leggere libri che andrebbero messi all'indice per l'odio contro la chiesa e contro l'Austria che trasmettono. Questi quattro studentelli che non hanno mai lavorato, non sanno cosa vuol dire guadagnarsi il pane.

Il clima si fa di anno in anno più teso. Il nostro Imperatore nell'ultima visita a Primiero ha ribadito che la sua è una politica di pace e lo sta dimostrando. E' impegnato nella lotta al terrorismo che vede la Serbia sempre più minacciosa con quegli attentati panslavi.

Abbiamo alleati la Prussia e l'Italia; con questi equilibri riusciremo a non farci attaccare dai russi. A meno che qualcuno tradisca....

Speriamo che ci lascino vivere in pace.
Con affetto,
tuo fratello Tita.

Parole strane e lontane; non ci toccano.
O NO ?

lunedì 26 giugno 2006

Zeffirelli duro su PACS e pseudo-matrimoni.

Devo ritornare ancora su argomenti più volte trattati. Spesso ho ricordato la posizione di Zeffirelli, Cattolico praticante duramente provato dalla sua condizione omosessuale, fedele alla posizione della Chiesa contraria ai PACS ed amenità del genere.

In un articolo sull' ultimo numero di "Gente",il 26, il regista fiorentino ribadisce la sua posizione, attaccando duramente certe espressioni parodistiche della Famiglia.

"La famiglia è una cosa importante. E soprattutto non possiamo inventarci famiglie basate su "vizietti" privati. " "Non si può pretendere che un vizio privato diventi una regola per la società." E prosegue: "Ma, se il matrimonio tra gay è assurdo, l'adozione lo è molto di più:una cosa orrenda.".

Ancora una volta Zeffirelli dimostra buon senso, a differenza di molti paladini eterosessuali della lobby gaia.

giovedì 22 giugno 2006

Pinochet, quando un libro dice tutto.

Il mio ospite cattocomunista mi ammonisce di prediligere Augusto Pinochet Duarte rispetto a Salvador Allende.Io invece gli consiglio di leggere un libro che ho in casa, posseduto anche da altri frequentatori di questo blog.

600 pagine che descrivono ottimamente la storia cilena di quel periodo, con appendici finali con l'elenco delle vittime del terrorismo rosso ed i nomi di alcuni "presunti" assassinati dalla Giunta Militare e segnalati poi in vita in altre nazioni.

Così Libero recensì il libro il 3 Agosto 2003:


"Allende "santo",un'invenzione comunista"
di Renato Besana

Appena Salvador Allende vinse le elezioni, era il settembre 1970, il cardinale Raul Silva Henriquez, arcivescovo dl Santiago, celebrò un solenne Te Deum di ringraziamento. Cominciò così, nell'alleanza simbiotica tra fede e ideologia, la più grande campagna dl disinformazione che il Novecento abbia conosciuto. Posto sugli altari quand'era ancora in vita, il presidente cileno venne trasformato, dopo la sua tragica morte in icona della libertà, della giustizia e dell' eguaglianza.

Simmetricamente il generale Augusto Pinochet, che con un colpo di Stato pose fine al suo fallimentare tentativo di instaurare il socialismo, è additato quale simbolo d'infamia. A correggere quanto meno giudizi e pregiudizi ricevuti, ristabilendo, nei limiti del possibile, la realtà dei fatti, è intervenuto un libro politicamente scorrettissimo di Mario Spataro, "Pinochet, le scomode verità" (edizioni Settimo Sigillo). Una lettura ricca d'ammaestramenti in un Paese, come il nostro, che tra il Settanta e l'Ottanta ebbe modo di assaggiare, come si diceva allora, gli spaghetti italiani in salsa cilena, il cui retrogusto ancora persiste nella cucina della politica nostrana.

Ad Allende, comunque la si pensi,non si può negare un pregio: la franchezza. Arrivato al potere con il 36% dei suffragi, chiarì subito di non sentirsi il presidente di tutti i cileni, ma di Unitad Popular, la coalizione che l'aveva sostenuto e che annoverava,. accanto ai partiti d'ispirazione marxista, i cattolici di sinistra. Per prima cosa, rivolse le sue attenzioni alla stampa: "Dovere supremo di un giornalista", disse, "è servire non la verità ma la rivoluzione". Cercò quindi di espropriare El Mercurio, il principale quotidiano del Paese. Non gli riuscì, nonostante che l'editore, per sottrarsi all'arresto, fosse stato costretto a riparare all'estero, accusato, tra l'altro, di irregolarità fiscali (i metodi, come si vede, restano sempre gli stessi). Per decreto, l'esclusiva di tutta la pubblicità venne affidata a quattro agenzie, ciascuna controllata da uno dei partiti della sinistra, che beneficiavano soltanto i giornali amici. Siccome neppure questo bastò, nel 1972 furono introdotte norme che vietavano la diffusione di notizie che non fossero state approvate dalla Officina de Radiodifusion de la Presidencia de la Republica, cioè dalla censura. Al contrario della stampa straniera, quella interna continuò a resistergli, al prezzo di arresti, violenze e repressioni.

Lo stesso fecero la stragrande maggioranza dei cileni, e a ragion veduta. All'indomani della sua elezione una folla di piccoli risparmiatori terrorizzati corse in banca per ritirare i propri risparmi. Aveva presagito quel che sarebbe accaduto, se le promesse della campagna elettorale fossero state mantenute. Lo furono. Con il voto favorevole dei democristiani, Allende fece approvare una modifica costituzionale che facilitava le nazionalizzazioni forzate, anche per "eccessivi profitti". Meno di un anno più tardi, lo Stato controllava il 90% delle miniere, l'85% delle banche, 84% delle imprese edili, l'80% delle grandi industrie, il 75% delle aziende agricole e il 52% delle imprese medio piccole. La produzione crollò, l'inflazione raggiunse il 400% medio, con punte del
700%. Cominciarono a scarseggiare, insieme ai beni di consumo, anche quelli di prima necessità, che vennero razionati.
Il "movimento liberatore di enormi proporzioni che ha portato alla presidenza del Cile un uomo chiamato a realizzare improrogabili atti di giustizia", come scrisse il premio nobel Pablo Neruda, cominciò a praticare espropriazioni illegali, tollerate, se non incoraggiate, dal governo. Il Mir, Movimento de Izquierda Revolucionaria, qualcosa di simile alle nostre Br, s'impadronì con la violenza di case e negozi, oltre che di circa 2000 aziende agricole.

La commissione parlamentare incaricata di far luce sul fenomeno venne sciolta d'autorità.
In poco più di un anno l'intero Paese, esclusa ovviamente la nomenklatura del regime, fu alla miseria e alla fame, in preda alle continue violènze delle formazioni paramilitari. Allende ricevette il premio Lenin per la pace. Aveva mostrato di aver appreso a puntino la lezione, come ci racconta Spataro con dovizia documenti. Per reprimere lo scontento, aveva sull'esempio cubano istituito i Jap, le Juntas de abastecimiento popular comitati locali che avevano lo scopo di "segnalare il rispetto dei prezzi controllati", ovvero una rete di commissari politici, circa 15 mila, che tutto potevano controllare, oltre, naturalmente, a denunciare i comportamenti controrivoluzionari.

Nonostante la repressione durissima, esercitata soprattutto dalle squadracce del Mir, il popolo, quello vero, riuscì a far sentire la propria voce: la marcia delle casalinghe e lo sciopero degli autotrasportatori lasciarono chiaramente intendere che la collettivizzazione avrebbe incontrato più difficoltà del previsto. Allende cercò allora l'appoggio dell'esercito, facendo entrare nel governo tre ministri mffitari. Il tentativo si concluse, dopo cinque mesi, con le loro dimissioni. Era il marzo '73. "Quando capimmo che l'opposizione conservatrice ci avrebbe impedito d'impadronirci dello Stato", dichiarò il leader comunista Luis Corvalan, "intensificammo i nostri preparativi per la lotta armata".

Allende si trovò nella condizione di scegliere se subire, o guidare, un rivoluzione più radicale di quella che egli aveva tentato. O la dittatura militare, o la dittatura del proletariato: altre vie non erano rimaste. In parlamento aveva già perso la maggioranza, l'esercito non faceva mistero dei propri malumori, i cileni erano allo stremo.

Nel mese di luglio,la Democrazia Cristiana offrì al presidente il proprio appoggio, a patto che venissero sciolti i gruppi paramilitari della sinistra. La proposta venne respinta. L'11 settembre, i carri armati del generale Augusto Pinochet, comandante in capo delle forze armate, portarono l'attacco ai centri del potere. Allende, asserragliato con i suoi nel palazzo della Moneda, resistette, rifiutando la via dell'esilio. Quando vide che tutto era perduto, diresse verso di sé la mitraglietta con la quale avrebbe voluto difendersi. Appena la notizia si diffuse, alle finestre delle case apparvero bandiere,esposte in segno di gioia.

In pochi anni, l'inflazione venne sconfitta, la spesa sociale aumentò, e il Cile divenne il più prospero tra i Paesi dell' America latina. Il governo Pinochet dovette, soprattutto nei primi anni, disarmare il terrorismo di sinistra. Fu una guerra civile durissima, e le guerre civili, come ammonisce il presidente Mao, non sono pranzi di gaia. Completata la transizione alla democrazia, il generale lasciò il potere, costume insolito trai dittatori. Ma l'odio dell'Europa nei suoi confronti non è mai scemato, fino ad arrivare al parossismo del giudice Garzon, che cercò d'arrestarlo con l'accordo dell'Inghilterra socialdemocratica. Neppure il ben più sanguinano Pol Pot ha mai avuto una così cattiva stampa, né da destra né da sinistra. Il testo di Spataro è efficacissimo nel dare conto di quel che sull'argomento è stato detto e scritto.

Poche, pochissime, le voci di dissenso. Per anni, le lagne degli Inti Illimani hanno risuonato da ogni palco, fino a stendere dalla noia anche i compagni più fedeli alla causa. El Pueblo unido jamàs serà vencido. Allende rappresentò il Sessantotto realizzato. Quello che per i cileni fu un incubo, da noi rappresentò il sogno per il quale i salotti democratici hanno continuato a trasalire di sdegno e di speranza. Arrivare cioè a risultati cubani passando dalle urne, dopo aver celebrato la sacra unione di cattolici e marxisti.


lunedì 19 giugno 2006

San Pio da Pietrelcina e San Giovanni Bosco, se sbaglio, corigetemi...

Cari San Pio da Pietrelcina ( o come conosciuto dalla vulgata, Padre Pio) e San Giovanni Bosco, Vi chiedo consiglio ed aiuto. Poichè da un sedicente prete sono stato messo sotto accusa per il titolo del Blog, e nonostante le testimonianze date degli alti Prelati che la pensano come me sull'autodifesa , ho bisogno di una Vostra ispirazione.

Caro Santo che convertisti tantissimi comunisti, menzogna assassina contro la quale lottasti tutta la vita, dimmi che quello che scrive Rino Cammilleri nel suo libro "Vita di Padre Pio" corrisonde al vero. E cioè che non maledisti mai la Guerra, tu, soldato Forgione Francesco, nonostante gli orrori che provoca. "Se la guerra era scoppiata era perchè l' Italia aveva molti conti da regolare con Dio", così dicesti accettando a malincuore la Grande Guerra. E che sopportasti con infinita pazienza anche le accuse nel 1920 , da parte della stampa di sinistra di guidare gli "arditi neri" durante i disordini del 14 Ottobre a San Giovanni Rotondo. Forse solo perchè da sempre il paese fu culla di reazioni contro giacobini e carbonari vari, come quando il Popolo ( beatificato se marxista, ignorante se difensore della Tradizione, come scrivono con arguzia i sinistri) sangiovannese insorse contro i filo-piemontesi e tirò qualche schioppettata di troppo, uccidendo 24 "patrioti".

Tu che quando salvavi la vita a qualche Soldato della RSI non chiedevi se stesse dalla parte sbagliata o quella giusta. Ma guardavi al cuore delle persone.

Chiedo a Te, Carissimo Santo, se erro. Tu che con ogoglio Cristiano non eri per nulla tenero con chi mancava di rispetto alla Fede, e le cui celestiali furie sono note a chi è Tuo devoto, aiutami nella Buona Battaglia.

Caro San Giovanni Bosco, Tu che conoscesti direttamente l'odio massone ed anticlericale che la Chiesa conobbe in Italia durante il "cosiddetto" risorgimento, Tu che , grazie anche al Tuo imponente fisico, non disdegnasti di usare l' autodifesa non solo verbale, ma anche fisica , nel corso dei vari agguati che Ti fecero nel corso della Tua Vita, aiutami e consigliami.Tu che affermasti, a proposito della Questione Romana: "Io sono col Papa, sono cattolico, obbedisco il Papa ciecamente. Se il Papa dicesse ai piemontesi: Venite a Roma, allora io pure direi: Andate. Se il Papa dice che l’andata dei piemontesi a Roma è un furto, allora io dico lo stesso. Se vogliamo essere cattolici, dobbiamo pensare e credere come pensa il Papa".

Ditemi, cari Santi, se cammino sulla retta via, difendendo senza mostrare l'altra guancia a chi continuamente porta in piazza l'odio verso la Chiesa, la Fede, la Gerarchia, la Tradizione.

E dal libro che ho di fianco mentre scrivo, San Pio mi sorride...


domenica 18 giugno 2006

De Monarchia: il Ritorno del Re.

In un momento in cui l'attenzione mediale è rivolta verso l' arresto di S.A.R. il Principe Vittorio Emanuele , la cui colpevolezza è TUTTA da dimostrare, ammonendo i facili colpevolisti che in Italia troppe persone vengono giudicate senza aspettare i tre gradi giuridici, nell' esprimere la mia piena solidarietà al Principe di Napoli , ricordo che mi sono sempre schierato a favore della Monarchia come Istituto.

Anche Dante Alighieri , nel suo trattato "De Monarchia", in tempi in cui l' Unità d' Italia era ancora tutta da disegnare, diede spiegazioni anche di Fede relative alla giustezza di tale forma di governo:Dante conclude il primo libro adducendo come prova suprema della necessità della monarchia universale il fatto che Cristo attese a incarnarsi che il mondo avesse raggiunto l’unità politica sotto l’impero romano al tempo di Augusto; e la legittimità dell’Impero Romano, riconosciuta dallo stesso Cristo che si lasciò censire secondo il decreto di Augusto , è provata infine da un argomento di ordine teologico: se il potere di Roma sul mondo intero fosse stato illegittimo, la morte di Cristo, decretata dalla legge romana, non avrebbe potuto redimere il peccato originale dell’intera umanità (il che sarebbe contrario a uno dei più importanti dogmi della Chiesa) .

Da Revisionista totale ho sempre affermato che anche il Risorgimento andrebbe rivisto, poichè l' Unità avvenne a causa di guerre, spesso finanziate da potenze straniere e massonerie varie, in spregio di altre Monarchie Legittime, e non come avrebbe dovuto avvenire, cioè con unioni dinastiche come avvenne in Ispagna. Oltretutto, in 6 anni di presenza sul web ho sempre dichiarato, sia come Starsandbars che come Vandeaitaliana, di considerare, per una serie di questioni meno conosciute ai profani e che risparmio ai miei lettori, erede del Trono d' Italia S. A.R. Amedeo Duca d' Aosta.

Con questo, associandomi alla solidarietà IMMEDIATAMENTE espressa dal Duca a suo cugino Vittorio Emanuele, ribadisco con forza la mia piena convinzione che la Monarchia rappresenti meglio della repubblica l'imparzialità del Capo dello Stato, come dimostrano anche certe prese di posizioni relative al prossimo referendum costituzionale da parte di alcuni senatori a vita.

"Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,
Le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona."

venerdì 16 giugno 2006

Il "caso" Padre Calogero.

Caro Don Calogero, innanzitutto , reputando per vera la Sua appartenenza al Clero nell'identità da lei segnalata, sono costretto a passare al "Lei" , questo per il rispetto all' abito talare; neanche al mio Confessore, il citato Don Sandro, sebbene mi conosca da oltre 13 anni, riesco a dare del tu.

Mi permetta di farle alcune contestazioni.

1)Le ripropongo il link con l'intervista all' Arcivescovo Venasio De Paolis, all'Arcivescovo Mons. V. De Paolis, segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica :

http://www.fattisentire.net/modules.php?name=News&file=article&sid=1779

rilasciata al quotidiano La Stampa ,ripresa dalla Padania , e pubblicato sul Sito Cattolico Fatti Sentire , uno dei luoghi che le ho consigliato di inviare le proteste verso il nome del mio blog.

Come vede , non è esatto quello che Lei afferma:

"Non è certo mistificando le parole di Prelati, come hai fatto più volte in questo tuo spazio che cambia la sostanza.
Tu esalti il valore della vendetta in sè, e il fatto che, citi frasi estrapolate del contesto di insigni Prelati, non fa che rendere ancora più ignobile la tua opera."

Può del resto contattare direttamente Mons. De Paolis oppure chiedere al Cardinal Maggiolini se le affermazioni risultano mistificate.

2) Non ho mai chiesto vendetta, in questo Blog ; semmai giustizia.

E' forse VENDETTA, chiedere che D' Elia dia le dimissioni ?

E' forse VENDETTA ricordare il martirio di Sergio Ramelli ?

E' forse VENDETTA affermare che è ancora in vigore la scomunica per i comunisti e chi li appoggia ?

E' forse VENDETTA proporre la Monarchia come alternativa alla repubblica, ricordandoLe che il Vaticano lo è, per lo più assoluta ?

E' forse VENDETTA chiedere la certezza della pena per Sofri e la Lioce ? Le rammento quello che dice a pag.126 il Nuovo Catechismo voluto dal nostro santo Padre al capo 2266 (Art. 468) : "Una pena, inflitta da una legittima autorità pubblica ,ha lo scopo di riparare il disordine introdotto dalla colpa, di difendere l'ordine pubblico e la sicurezza delle persone , di contribuire alla correzione del colpevole.".

E' forse VENDETTA parlare di diritto alla legittima difesa, verbale e scritta, ma anche di ogni tipo, per i tanti, troppi Cristiani perseguitati ed uccisi in tutto il mondo ? Se non lo sapesse, la bandiera che appare in alto nel template, quella con San Pietro con le chiavi ma anche San Paolo con la spada, è la bandiera della Marina da Guerra dello Stato Pontificio. E poichè afferma che la Sua Parrocchia è vicino a San Pietro, non potrà sfuggirle che lo Stato della Città del Vaticano, ingiustamente invaso nel 1870 da uno Stato estero che ne saccheggiò le proprietà, ha tuttora un mini-esercito.

Quanto al diritto di autodifesa , al "non porgere l'altra guancia" che Le fa tanto orrore, le consiglierei la lettura di qualche libro, come quello di Massimo Viglione "La Vandea Italiana" ; oppure quello di Francesco Mario Agnoli " Gli Insorgenti" (con prefazione di Roberto Formigoni); oppure quello di Patrick Keyes O' Clery "La Rivoluzione Italiana"; per scoprire figure come il Cardinale Ruffo di Calabria, oppure dei Volontari Cattolici come l' O' Klery stesso ; tutti Cattolici che non porsero l' altra guancia. Anche loro bestemmiatori ed ispirati dal demonio ?

3)Lei afferma : " Il fatto che tu abbia reagito essenzialmente con gli insulti nei miei confronti mi fa capire che sono nel giusto.". E quando mai l'avrei insultata ? Non è nel mio stile.

4)Permetterà poi che qualche dubbio sulla sua proclamata identità nonchè appartenenza al Clero , data la sua reazione con scritti pieni di "Che tu sia maledetto da Dio", "adoratore del signore degli inganni" , "BESTEMMIATORE !", ce la possa poi avere ? Conosco troppi Sacerdoti , anche esorcisti, e mai si esprimerebbero così. Per questo , non dubiti , farò a tempo debito i dovuti controlli sulla veridicità della Sua proclamata identità.Ricordandole che l'art. 494 del Codice Penale condanna l'attribuzione a se di un altra identità, nonchè , si potrebbe anche valutare di estendere all' Articolo 498 ("chiunque indossi in pubblico l'abito talare... ed un Blog è un luogo pubblico) l'ipotesi di reato.

Cristianamente, VandeaItaliana.





lunedì 12 giugno 2006

Cattocomunisti, vi piaccia o meno, siete scomunicati.

Scomunica ai comunisti

Congregazione per la Dottrina della Fede, 1-7-1949

E' stato chiesto a questa Congregazione:

1 - Se sia lecito iscriversi ai partiti comunisti, od approvarli.

No: il Comunismo infatti è materialistico ed anticristiano; i capi dei comunisti, poi, anche se a parole dichiarano di non avversare la religione, tuttavia mostrano di essere ostili sia nella teoria che nella pratica a Dio e alla vera religione e alla Chiesa di Cristo.

2 - Se sia lecito pubblicare, diffondere o leggere libri, periodici, giornali e pubblicazioni che sostengono dottrine o azioni di comunisti, o scrivere in essi.

No: ciò infatti è proibito dalla legge stessa.

3 - Se i fedeli di Cristo, che avessero messo in pratica consapevolmente e in piena libertà ciò di cui si è trattato nei punti 1 e 2, possano essere ammessi ai sacramenti.

No, secondo i principi generali che riguardano l'esclusione dai sacramenti di coloro che non sono disposti.

4 - Se i fedeli di Cristo, che professano la dottrina materialistica e anticristiana dei comunisti, e per primi coloro che la difendono o la divulgano, incorrano per ciò stesso, come apostati dalla fede cattolica, nella scomunica riservata in modo speciale alla Sede Apostolica.

Si.

E Giovanni XXIII ( a torto ritenuto un progressista), attraverso la CEI, rinnovò il 15Ottobre del 1959 tale scomunica.

Non mi sembra che Benedetto XVI ( e tantomeno Giovanni Paolo II Magno che sconfisse il comunismo) , che la Congregazione ha diretto, abbia mai avuto pensiero di togliere tale scomunica.



Don Vitaliano e Don Gallo avvisati, mezzo salvati. Ed anche i prodi cattocomunisti in odor di Luxuria...

sabato 10 giugno 2006

Pacifisti di Governo:l' Esercito si ribella.

Al funerale di Alessandro Pibiri, Bertinotti è stato attaccato verbalmente da un Generale, ex-comandante della Brigata "Ariete", Che, incontrandolo davanti alla basilica di San Paolo, al termine delle esequie di Stato , gli dà del "presidente opportunista". Fausto Bertinotti, presidente della Camera, non replica. Dice solo: "Lei si qualifica con le parole che dice".

L'incidente si colloca al termina di una mattinata cupa contraddistinta dal dolore per la morte del caporal maggiore in Iraq. La bara sta passando, tra gli applausi dei tanti che sono venuti a rendere omaggio al militare caduto, nel piazzale antistante la basilica. Bertinotti, intercettato dai giornalisti, rilascia una dichiarazione di cordoglio.

Ed è proprio a questo punto che si fa avanti il Generale Gianalfonso Davossa: "Ecco il presidente opportunista, ecco l'opportunista di turno", ripete più volte davanti ai giornalisti. Fausto Bertinotti non si scompone, limitandosi a commentare: "Lei si qualifica per le parole che dice".

La polemica sembra chiusa lì. Se non fosse che il militare in congedo, successivamente, vuole spiegare le ragioni del suo gesto. Rincarando la dose.

Secondo D'Avossa Bertinotti "è stato abile a farsi eleggere Presidente della Camera per poi ricattare la maggioranza di centrosinistra, quello è stato un suo merito, ma certamente non ha rispetto per i militari". Non è finita, secondo il Generale il Presidente della Camera "si è permesso di candidare e poi far eleggere una senatrice (Lidia Menapace, ndr) che, per fortuna, non è stata eletta presidente della commissione Difesa secondo cui la vita militare è una vita di m....".

Il militare non ha affatto digerito che Bertinotti abbia sfoggiato, il giorno della parata del 2 Giugno, "una spilletta della pace dimostrando infantilismo politico". Poi l'affondo: "La sera frequenta i salotti romani, gli stessi dove vado anch'io, ma quando lo incontro me ne vado immediatamente. Fa tanto l'uomo di mondo - conclude D'Avossa - ma non si può scherzare sul sangue dei nostri soldati".

Aggiungo che poco dopo, il Generale è stato affiancato da una volante di Polizia; gli agenti sono scesi e gli hanno detto: "Bravo Generale: magari tutti i Generali fossero come Lei !"

mercoledì 7 giugno 2006

Epifani ciancia: e gli Industriali lo zittiscono.

Gli imprenditori sono stanchi, e si vede. Stanchi di governicchi che da sessant'anni considerano chi rischia il proprio denaro solo limoni da spremere, governicchi sempre pronti ad abbassarsi ai pochi grandi oligarchi regalando paccate di Cassa Integrazione alle mega-industrie ed abbassandosi al volere dei sindacati contro le medie/piccole imprese. E così si sono ribellati alle storielle di Epifani a Varese, volte non solo ad attaccare la Legge Biagi, ma ancora una volta tese a santificare il "Mito" della resistenza.

Per questo sono esplosi quando il leader della CGIL ha detto: "Tra il 1943 ed il 1945 gli operai difesero le fabbriche."

Ma quando mai: anzi, gli scioperi del Marzo Aprile 1943 , sbandierati nella storiografia ufficiale resistenziale, furono in realtà dettati da questioni economiche e non politiche, come ricorda Renzo De Felice; e, seppur limitatissimi (esiste una tabella, al riguardo, sempre stilata dallo storico di cui sopra per Einaudi) , danneggiarono l'economia nazionale.

Ed anche Romolo Gobbi, storico del movimento operaio non certo di destra, a pag. 112 del suo "Una Revisione della resistenza" afferma: "Il fenomeno della partecipazione operaia alla resistenza, anche dal punto di vista dell' adesione alle organizzazioni che più direttamente facevano riferimento alla classe operaia, va dunque ampiamente ridimensionato."

Piuttosto è notorio come nel corso di quegli anni Mussolini si battè contro lo smantellamento delle fabbriche e l'invio delle macchine in Germania, e gli imprenditori grazie ad un certo doppiogichismo e appoggi svizzeri riuscirono a limitare i bombardamenti alleati; tant'è che l' Industria Italiana uscì praticamente indenne dalla Seconda Guerra Mondiale.

E questo chi lavora senza guardare l'orologio rischiando denaro proprio, lo sa bene.

domenica 4 giugno 2006

Chi pensa ad Abele, onorevole D'Elia ?

Ed ecco un altro bel campione di questo governo: l'onorevole Sergio D' Elia, eletto coi radicali ( e bravi liberal/libertari di Tocqueville, avete la vostra icona...), salire ad una carica istituzionale:segretario alla Presidenza della Camera.

D' Elia, fondatore di "Nessuno Tocchi Caino", organizzazione che si batte contro la pena di morte, ha un passato meritorio: condannato per la sua adesione a Prima Linea, prima a 15 anni per il tentativo di ferimento di un direttore di carcere, e poi ad altri 30 per concorso nell' omicidio dell'Agente di Polizia Fausto Dionisi. Ma di annetti in prigione se ne fatti pochini, grazie alla dissociazione di tutta Prima Linea. Ed ora quasi s'indigna perchè è stato tirato fuori il suo passato.

Ma, ad Abele, chi pensa ? Al poliziotto ventitreenne, a Sua Moglie Mariella Magi, che all'epoca aveva ventidue anni ed alla Loro Figlia di due, chi pensa ? Ed ai parenti di tutte le vittime assassinate dalle innumerevoli formazioni legate a Prima Linea, CHI PENSA ?

Vediamo una breve storia di questi gruppi di fuoco.

L'organizzazione Prima Linea viene formalmente costituita nell'autunno del 1976, ma molti dei suoi militanti erano attivi già da anni nel movimento. Gran parte dei quadri che danno vita a Prima Linea provengono dal gruppo extraparlamentare Lotta Continua, dalla quale erano usciti nel 1974 per costituire l’area dei Comitati Comunisti per il Potere Operaio, coagulata attorno alla rivista Senza tregua. Di qui prendono vita successivamente tre diverse organizzazioni armate: i Comitati Comunisti Rivoluzionari, le Unità Comuniste Combattenti e Prima Linea, l’aggregazione maggiore.

Il nucleo storico che promuove il processo aggregativo da cui nasce Prima Linea proviene da Sesto San Giovanni, la cosiddetta “Stalingrado d’Italia”, una cittadella rossa nel cui territorio sono situate molte grandi fabbriche dell’epoca.

La prima azione rivendicata da Prima Linea è l'irruzione nella sede del Gruppo Dirigenti Fiat a Torino il 30 novembre 1976. Nel volantino di rivendicazione si legge: “Prima Linea non è un nuovo nucleo combattente comunista, ma l'aggregazione di vari nuclei guerriglieri che finora hanno agito con sigle diverse”.

A Prima Linea sono in effetti riconducibili molte sigle, in particolare: Squadre Operaie Combattenti; Comitati Comunisti Combattenti; Ronde Annate Proletarie; Ronde Proletarie Tiburtino; Collettivo Studenti Operai dei Castelli Romani; Nuclei Combattenti per il Contropotere del Territorio; Reparti Comunisti Combattenti; Reparti Proletari per l'Esercito di Liberazione Comunista; Proletari Organizzati per il Comunismo; Brigate Comuniste Combattenti; Lotta Armata per il Comunismo. La logica dell’organizzazione, infatti, era quella di essere supporto interno del movimento e dei punti alti dello scontro, non dicostituirsi in partito separato, come le BR. Una logica andata poi progressivamente smarrita nell’avvitarsi dello scontro armato con lo Stato.

Le principali città in cui Prima Linea è stata presente sono Milano, Bergamo, Como, Torino, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Taranto.

Dopo l’ondata di arresti del 1980, Prima Linea dà vita a due altre sigle ed esperienze organizzative: il Nucleo di comunisti, fondato da Sergio Segio, già tra i fondatori di Prima Linea, e i Comitati comunisti per la liberazione proletaria (COLP)

Per Prima Linea sono state processati 923 militanti; per i COLP 149.

Tra le numerose azioni dell’organizzazione, sono state 11 le uccisioni attribuite a militanti di PL (Enrico Pedenovi, Giuseppe Ciotta, Alfredo Paolella, Giuseppe Lorusso, Emilio Alessandrini, Emanuele Iurilli, Carmine Civitate, Carlo Ghiglieno, Guido Galli, Paolo Paoletti, William Vaccher). Inoltre, 6 agenti o carabinieri sono stati uccisi nel corso di conflitti a fuoco (Bartolomeo Mana, Fausto Dionisi, Antonio Chionna, Ippolito Cortellessa e Pietro Cuzzoli, Filippo Giuseppe). 2 carabinieri sono invece rimasti uccisi in un conflitto a fuoco a opera dei COLP (Giuseppe Savastano e Euro Tarsilli). Del Nucleo di comunisti è invece la responsabilità dell’uccisione di un agente di custodia (Francesco Rucci) e della morte accidentale di un passante, Angelo Furlan, durante l’assalto al carcere di Rovigo. Mentre l’agente di polizia Eleno Viscardi è stato ucciso da un gruppo fuoriuscito da PL per entrare nelle BR.
L’assalto al carcere di Rovigo, di cui racconta Sergio Segio nel suo libro "Miccia corta" costituisce l’ultima azione di rilievo dell’area di Prima Linea.

La mia indignazione cresce ogni giorno, e nel chiedere, temo inutilmente, le dimissioni di D' Elia, faccio i miei complimenti ai vari radical/liberal/libertari ben piazzati all' interno di Tocquevile.

venerdì 2 giugno 2006

Oggi più di ieri: EVVIVA LA MONARCHIA !

Anche se ho già scritto recentemente, dopo le "strane" elezioni con le quali i prodi sinistri si sono accapparrati il governo di questa povera Italia, dopo gli ultimi fatti debbo ritornare sull' argomento.

Così come il 25 Aprile è la festa di una parte degli italiani, anche questo 2 Giugno, a causa dei contestatissimi risultati elettorali del 1946, è la festa di una parte di italiani e di molti altri che non conobbero quegli accadimenti.

Ma è soprattutto per celebrare l' istituto della Monarchia, vero garante della Nazione.

Un Re MAI avrebbe concesso la grazia a degli assassini come Bompressi e Sofri. Un Re celebrerebbe l'importanza dell' Esercito e delle nostre missioni di Pace. Un Re con la Croce nello Stemma sarebbe di supporto alla Religione dei Nostri Padri. Un Re valuterebbe le decisioni della magistratura. Un Re sarebbe simbolo di unità e continuità di una Nazione ancor' oggi disunita e con pochissimo amor di Patria.

Noi Monarchici non abbiamo fretta: è caduto il Muro di Berlino; prima o poi, tornerà la Monarchia.

giovedì 1 giugno 2006

Confermato l' ergastolo per la Lioce.

La prima corte d'assise appello di Roma ha confermato l'ergastolo per Nadia Desdemona Lioce e Marco Mezzasalma per l'omicidio di Massimo D'Antona, ucciso a Roma il 20 maggio 1999. La corte d'assise d'appello di Roma ha confermato l'ergastolo anche per Roberto Morandi.
Cosa facciamo, signor presidente "di tutti gli italiani":aspettiamo la Cassazione o è pronto a concedere ala grazia anche a questa signora ?