E' scandaloso il comportamento mediatico italiano verso McCain. Sono nella nuovissima Business Lounge della British Airlines a Londra in attesa dell'aereo che ci portera' in vacanza e non posso fare a meno di notare che la versione europea di "Time" ed il magazine inglese "The Spectator" dedicano la copertina ed ampi servizi a John McCain, in Italia praticamente ignorato dai vari giornalisti di destra e sinistra. Time intitola "Honesty, Fairness or Integrity in one's beliefs and actions" il lungo reportage dedicato al candidato Repubblicano, con ampi spazi dedicati alla Famiglia, Moglie compresa.Mentre il magazine inglese titola "How McCain can beat Obama". Insomma, sembra proprio di vivere in un' altro pianeta, quanto all' informazione.
Di nuovo saluti a tutti...
Blog di discussione,laico ma antilaicista,su politica e religione italiana e mondiale.Anticomunista da sempre,non sarò mai antifascista.
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domenica 31 agosto 2008
McCain missing in action. But only in Italy !
sabato 30 agosto 2008
In Vacanza !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Finalmente potrò vedere un telegiornale dove McCain ha lo stesso spazio di un Keniano,non come in Italia, dove il Keniano me lo ritrovo dappertutto !
Saluti a tutti, arrivederci al 14/09 !
venerdì 29 agosto 2008
Putin, Moldova este Tara Romaneasca !
Come avevo preannunciato nei post precedenti, l' Orso neo-bolscevico non intende fermarsi, l' Abkhazia e l' Ossezia Meridionale sono solo l' antipasto di quella che vuole essere un lauto pasto. Lo ha confermato ieri il Ministro degli Esteri della Francia, Bernard Kouchner. Ma l' Ucraina e la Romania, quest' ultima nella NATO, non intendono stare a guardare. L' Ucraina ha un' esercito di oltre 300.000 soldati ben addestrati e non ha ceduto tutti i missili a testata nucleare e la Romania fa parte a tutti gli effetti della NATO, partecipando con onore e tributo di sangue alle ultime campagne antiterrorismo in Afghanistan ed Irak. E così come Kiev non intende cedere di un passo sulla Crimea, Bucarest considera la Moldavia Terra Rumena, dove una minoranza russa di recente importazione alla fine dovrà o andarsene oppure accettare l' inevitabile ricongiungimento alla Madrepatria Rumena. Compresa il Territorio Canaglia, Comunista e Terrorista della Transnistria che è rifugio anche di Islamici filo-Bin Laden.
Gli USA e l' Europa tutta non possono accettare ricatti dai risvolti futuri impensabili. O sarà l' inizio di una vera catastrofe !
lunedì 25 agosto 2008
Se fosse viva Anna Politkovskaya, la Fallaci dell' Est...
...sarebbe in Georgia a scrivere su questa guerra.
Se fosse viva, ma non lo è, perchè fu ammazzata in circostanze misteriose il 7 Ottobre 2006 nell' ascensore di casa da un sicario mascherato, come nella miglior tradizione dei metodi del vecchio KGB della Guerra Fredda.
Nata a New York da diplomatici Ucraini accreditati all' ONU, dopo la laurea divenne giornalista e scrittrice in Russia. Fin dal 1998 si recò in Cecenia come cronista delle 2 Guerre Russo-Cecene, non schierandosi da nessuna parte, ma denunciando le violenze sia Russe che Cecene. Attaccando ripetutamente Putin, ricevendo diverse minacce di morte. Il 10 Settembre 2001, nel suo articolo "Gente che scompare", la giornalista ha accusato poliziotti distaccati presso il ministero degli Interni ceceno di avere ucciso civili inermi. Dopo poco tempo ha cominciato a ricevere mail da un certo "Cadetto" (soprannome di uno dei poliziotti citati nell'articolo, Sergej Lanin), il quale affermava di "essersi allenato come cecchino e di avere l'intenzione di recarsi a Mosca"(Nel marzo del 2005 il tribunale di Groznyj ha condannato Sergej Lanin a 11 anni di prigione per avere compiuto una strage di ceceni, ma il suo coinvolgimento nelle minacce alla giornalista non è stato dimostrato.).
Per la sua equidistanza tra le parti,la Politkovskaya venne chiamata a far da mediatrice durante il sequestro nel Teatro Dubrovka. Il 2 Settembre del 2004 Anna Politkovskaja, mentre si stava recando a fare luce sugli eventi di Beslan in quel momento in corso, è stata ricoverata in ospedale in stato grave, dove affermò di essere stata "intenzionalmente avvelentata" da membri del FSB e che in Russia aveva ricominciato a funzionare il "13° laboratorio del KGB, che si occupa della produzione di veleni".
Chi non conosce la mentalità neosovietica degli attuali dirigenti russi, oppure ha scarsa conoscenza dello svolgimento delle varie guerre caucasiche, accumunerà subito Cecenia al Massacro di Beslan, atto infame contro la popolazione civile, dove morirono centinaia di bambini, con il quale la Cecenia si è condannata davanti a tutto il mondo. Purtroppo il seme dell' odio trova spesso terreno fertilissimo tra chi pone il proprio credo nel Fondamentalismo Islamico. Ma non tutti i Ceceni sono terroristi disposti a tali efferati e maledetti massacri. E la giornalista ucraina poco prima di essere uccisa scrisse quest' articolo:
L' odio che genera odio.
Il mondo teme una proliferazione nucleare incontrollata - io invece temo l'odio. Si sta accumulando sempre di più e in maniera incontrollabile. Il mondo è riuscito almeno a escogitare delle leve per fare fronte ai caporioni di Iraq e Corea del Nord, ma nessuno riuscirà mai a individuare le vie percorse dalla vendetta personale. Il mondo è completamente indifeso di fronte a quest'ultima. Nel nostro paese attualmente è in corso qualcosa di incredibilmente stupido e irresponsabile - centinaia di persone vengono costrette con la forza ad accumulare intere riserve di odio, che renderanno completamente imprevedibile la vita futura degli altri.
Cosa vogliamo ottenere dai ceceni in carcere per "terrorismo"? Centinaia di persone giovanissime che hanno di fronte a se pene molto lunghe da scontare. In carcere li odiano e per questo li sottopongono a "trattamenti del tutto speciali", inventati sia dagli altri reclusi sia dall'amministrazione delle carceri.
Perché scrivo la parola "terrorismo" tra virgolette? Ve lo spiego. Chi sono questi ceceni? Per la maggior parte si tratta di ex studenti. Sono finiti nelle carceri senza nulla alle spalle, se non tre guerre. La prima si è svolta quando erano ancora bambini (la prima guerra cecena). La seconda, quando erano adolescenti (la seconda guerra cecena). La terza è l'istruttoria alla quale sono stati sottoposti. Si tratta cioè di studenti "terroristi" che sono fondamentalmente il prodotto delle procedure antigiuridiche messe in atto negli anni 2002, 2003 e 2004.
In quegli anni nel Caucaso settentrionale l'applicazione del diritto era decisamente sui generis: si effettuavano retate di massa e in Cecenia gli studenti venivano "ripuliti" a decine alla volta. Dopo la "pulizia" passavano attraverso la tortura, applicata di routine, come se si trattasse di una semplice procedure di disinfezione... Molti di loro sono stati uccisi, in particolare quelli che non si dichiaravano colpevoli. Ai "volenterosi" è stato concesso di vivere e sono stati condannati sulla base di accuse messe insieme in tutta fretta, senza preoccuparsi della qualità della documentazione reperita. Innocente? Colpevole? Solo Dio può saperlo, non sono mai state condotte vere e proprie indagini. Ed ecco che a partire dal 2005, dopo tutte le cassazioni, un'intera generazione di studenti ceceni "ripuliti" è entrata in carcere, con pene di 15 anni e oltre. E' lì che è cominciata la loro quarta guerra. Una guerra con se stessi. O per se stessi? Forse addirittura contro...
Oggi, nel 2006, le testimonianze che giungono dalle carceri dicono che questi ex bambini modello sono ormai diventati dei recidivi incalliti. Ecco una storia del tutto tipica. Islam Suschanov, nato nel 1984. Non lo ho mai visto, ora non è più possibile incontrarlo. Il FSIN, l'amministrazione carceraria russa, vieta i contatti di qualsivoglia tipo con i reclusi della sua categoria. Ricostruirò quindi gli eventi solo in base alla documentazione disponibile. Nel 1999, alla vigilia dell'inizio della seconda guerra cecena, Islam finisce gli studi alla scuola n. 38 di Groznj. Il profilo redatto ai fini dell'iscrizione all'università da parte del direttore della scuola, D. V. Salamov, parla di un ragazzo molto bravo: "Durante gli studi Islam si è distinto come scolaro disciplinato, amante dello studio e diligente. Si è dedicato allo studio in modo responsabile. Godeva di rispetto e ha svolto con precisione i compiti assegnatigli".
Nel 2000 Islam si è iscritto all'Istituto di Pedagogia della Cecenia, l'unico in cui erano riprese le iscrizioni dopo che le ostilità attive erano cessate. Ha cominciato a frequentare i corsi di arte. E ancora una volta: "Prende parte attivamente agli studi e alla vita pubblica della facoltà e dell'istituto... Esprime un particolare interesse per la pittura, per la composizione e per la scultura... è uno studente che ha buone prospettive...". Lo scrive il decano della facoltà di belle arti, M. M. Sulejmanov - ma lo scrive "ex post", rivolgendosi alla procura del distretto Lenin, quando Islam è stato "ripulito" e rinchiuso in galera. Alla procura è stata indirizzata anche una dichiarazione dell'allenatore della squadra di calcio "Vajnach", V. L. Inderbiev: "Durante tutto il periodo in cui ha fatto parte della squadra di calcio ho potuto apprezzare la sua correttezza e la sua buona educazione. Ho viaggiato spesso in trasferta con la squadra per incontri in cui era impegnato anche Islam. Nel suo comportamento non ho mai osservato irascibilità, aggressività... è un ragazzo molto controllato, modesto, di buon carattere... non si è mai lasciato andare a discorsi estremistici, né in generale si è dimostrato incline all'estremismo". L'allenatore e il decano mentivano? Oppure, pur essendo persone esperte, non si sono accorti che sotto la pelle di un angelo si nascondeva il diavolo?
I testi dei due profili e la sentenza di condanna sono tuttavia completamente incompatibili. Non è possibile che una persona possa essere allo stesso tempo tutto e il contrario di tutto: uno studente dalle buone prospettive, un calciatore che va regolarmente alle partite e contemporaneamente un guerrigliero che prepara agguati, fabbrica ordigni esplosivi con i quali i suoi colleghi dell'Istituto avrebbero fatto saltare in aria militari russi. Secondo le accuse che gli sono state mosse, Suschanov aveva interessi che erano ben lontani dalla scultura. Gli episodi in cui Suschanov sarebbe coinvolto sono tre - l'accusa principale è quella di fare parte di una "banda armata" diretta da un "non meglio identificato Abdul-Azim" e che agiva con "mezzi finanziari non meglio identificati".
Tutte le accuse si basano su "ammissioni spontanee". I giudici, da quanto si desume dalle loro argomentazioni, non hanno perso tempo per entrare nei dettagli e hanno abilmente tradotto questi episodi in sentenza di primo grado. Ed ecco cosa è successo: Suschanov ha ammesso di avere collocato il 6 giugno 2002 un ordigno esplosivo in una casa in rovina nella via Zhukovski a Groznyj, per fare saltare in aria il 9 giugno dei poliziotti in pensione, indicati con nome e cognome. In realtà, leggendo la sentenza si scopre che gli stessi giudici affermano che i poliziotti sono saltati in aria nello stesso luogo il 9 marzo di quell'anno. E il 9 giugno erano in cura, lontano dalla Cecenia, per le ferite riportate... Come spiegarselo?
Si può riscontrare la stessa confusione giuridica anche nel caso dello "scontro a fuoco presso il posto di blocco n. 10 del 3 agosto 2002". I poliziotti feriti quel giorno - anche in questo caso indicati con nome, cognome e incarico - confermano di essere stati oggetto di fuoco di armi automatiche in data 3 agosto, e il carattere delle ferite subite corrisponde a tale testimonianza. Solo che Suschanov "confessa" di avere sparato contro il posto di blocco con un lanciagranate e non riesce a ricordarsi da quale punto ha sparato, dove si trovava il posto di blocco ecc....
Il terzo episodio riguarda gli eventi del 13 dicembre 2003. Suschanov, insieme a un paio dei membri della banda, sarebbe stato colto dalle forze dell'ordine nella via Butyrina in flagranza di reato - in quel momento il gruppo si stava occupando di sistemare un ordigno collocato lì il giorno prima, più precisamente gli stavano sostituendo le batterie. Sono stati colti sul fatto e arrestati. Entrambi i poliziotti che li hanno arrestati hanno dichiarato in tribunale che "l'ordigno è stato sequestrato nella via Butyrina il 14 dicembre", era "vecchio, polveroso...". La sentenza, piena di imprecisioni fattuali, è entrata in vigore. La sua "ditta produttrice" è la seguente: il giudice istruttore R. Gorcichanov (Procura del distretto Lenin di Groznyj) e il giudice V. Abubakarov (Tribunale Supremo della Cecenia). Pensate che io difenda Suschanov, "l'assassino dei nostri soldati", come si dilettano a dire da noi? No. Il fatto è, però, che in presenza di una tale qualità giuridica delle sentenze del tribunale e delle indagini, solo Islam Suschanov può sapere con precisione cosa sia successo. Nessun altro. E io invece vorrei che lo sapessero tutti. Sono assolutamente convinta che non vi debbano essere indulgenze per nessuno che abbia violato la legge e il diritto, indipendentemente dalla salsa ideologica in cui il suo delitto viene condito.
[...]
Suschanov è stato condannato a 14 anni di regime duro. Le accuse coprono per intero quello che è il classico "elenco ceceno": "banditismo", "terrorismo", "formazioni armate illegali" ecc. A partire dal dicembre 2005 si trova nelle carceri della regione di Sverdlovsk. I primi tre mesi li ha passati nell'IK-5 (Niznyj Tagil) in isolamento. Anche nelle celle vicine c'erano reclusi in isolamento - altri giovani ceceni con accuse simili. La madre, Amanta Suschanova, gli invia lettere raccomandate due volte alla settimana , ma a Suschanov non consegnano nulla. L'amministrazione non fa complimenti e gli spiegano, come poi si è rivelato vero, che per i ceceni tale regime vale fino alla fine della pena.
Il 7 marzo 2006 Suschanov cerca di suicidarsi. Il 21 maggio lo fa ancora una volta. Pregare è vietato, lo scrive nel manuale della disciplina per i reclusi in isolamento. "L'Amministrazione degli istituti di pena dà una valutazione negativa del recluso Suschanov I. R.", scrive nel suo profilo il capo della sezione della procura della regione di Sverdlovsk, A. V. Vasilev, in merito alla supervisione dell'adempimento legale delle pene comminate. "Ha 12 sanzioni disciplinari in atto. Le motivazioni delle misure richieste dalla procura sono legali e fondate...". Suschanov continua a ribellarsi, prende parte a una "denuncia" collettiva: episodi di autolesionismo contro le condizioni di reclusione. Per quelli che riescono così a "emergere" dall'anonimato arriva T. Merzljakova, delegata ai diritti umani della regione di Sverdlovsk. Si incontra tra gli altri con Suschanov, il quale le dice che chiede solo un riesame della sentenza ingiusta e il permesso di pregare. Dopo la visita Merzljakova scrive una lettera disperata alle madri dei reclusi ceceni con i quali ha parlato: insiste affinché "si affrettino" a presentare allo FSIN la loro richiesta di trasferire i figli in un'altra prigione più vicina alla Cecenia. Si rivolge lei stessa a J. Kalinin, direttore dello FSIN... Kalinin oppone un rifiuto. E Suschanov viene trasferito all'IK-12, un carcere per i recidivi più pericolosi. Un tale accanimento è vietato dalla legge, se si tiene presente il significato originale della sigla IK, cioè istituto correttivo. Ma in questo periodo il dossier personale di Suschanov è pieno zeppo di frasi come "incline all'evasione", "incline alla presa di ostaggi"...
Il ragazzo "timido, modesto e di buon carattere", come veniva dipinto nel 2004, nel 2006 si è trasformato in un recidivo ribelle, se si deve credere a tutte queste descrizioni. Cosa vogliamo da Suschanov? Da tutti questi "ripuliti"? Che muoiano nelle prigioni? Perché gli viene vietato di pregare? Perché dimentichino le preghiere che hanno imparato fin da bambini e comincino a recitarne di nuove?...
Se Suschanov vedrà mai la libertà, ciò avverrà nel 2017, quando avrà 34 anni. Gli altri "ripuliti" della stessa generazione allora avranno un'età simile, tra i 35 e i 37 anni. Torneranno nella società non sposati, senza figli. Senza un'istruzione. Senza una professione. Ma con uno spirito ribollente: la vita è andata persa e non c'è giustizia. "... In sostanza, questi istituti correttivi si sono trasformati in campi di concentramento per i reclusi ceceni - hanno scritto alla redazione le madri di un gruppo di carcerati - vengono sottoposti a una discriminazione su base nazionale. Non li lasciano uscire dalle celle di isolamento. Li spingono a violare il regime disciplinare, impedendo loro di rispettarlo. Sono stati quasi tutti condannati con processi farsa, in cui mancavano le prove. Si trovano in condizioni tremende, vengono sottoposti a umiliazioni della dignità umana, si sta sviluppando in loro un odio contro tutto. Secondo noi non si tratta di correzione, ma di sterminio... E' un intero esercito, che tornerà da noi con una vita rovinata, con concezioni rovinate...". Conoscono bene ciò di cui stanno scrivendo, lo conoscono solo loro, le madri, che ora parlano con i loro figli solo con l'anima. Ho paura dell'odio accumulato da questi ragazzi. E ho ancora più paura di coloro che con la violenza costringono dei loro simili ad accumulare un tale odio. Ho paura, perché questo odio prima o poi uscirà dagli argini.
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Si, se fosse viva questa giornalista racconterebbe all' Occidente chi per primo ha voluto e scatenato questa guerra, non fermandosi ai fatti di questi giorni, ma ricordando i fatti accaduti in Ossezia Meridionale ed Abkhazia nel 1990, 1991 e 1992, con relativi attacchi ed espulsioni contro la popolazione Georgiana, da secoli residente in quei luoghi.
In patria ed all' estero la Politkovskaya venne spesso accusata di essere al soldo della CIA e degli americani, basando le accuse sul fatto che la giornalista era cittadina americana: la Guerra Fredda non è mai finita, l' Orso Sovietico si stava solo leccando le ferite...
venerdì 22 agosto 2008
Alex Schwazer insegna ad Abkhazi ed Osseti.
Non volevo parlare di Olimpiadi, contro i Cinesi che non contenti delle porcate dei Lao Gai, si fanno aiutare da arbitraggi ridicoli. Che spesso hanno danneggiato nostri atleti. Ma da ex-marciatore in gioventù (pessimo...), affascinato dalla Volontà e Disciplina che contornano questo sport, non posso che gioire per questa vittoria. Che mi ha commosso quando Alex ha cominciato a piangere a 500 metri dal traguardo, ha continuato a commuovermi quando Alex ha parlato del Nonno morto al quale era legatissimo. E che ancora mi ha fatto palpitare quando questo altoatesino dal cognome chiaramente tedesco ha cantato l 'Inno Nazionale.
Un esempio che viene da una minoranza che sebbene supportata da moltissimi privilegi come lo Statuto Autonomo è effettivamente sempre stata maggioranza nel proprio territorio, e non imposta con le armi come in Abkhazia ed Ossezia del Nord, dove la maggioranza Georgiana è stata espulsa negli ultimi anni a forza. In questo momento il suo trionfo è significativo: vedere un alloglotta gioire per la Nostra e la Sua Bandiera e cantare l' Inno di Mameli tra le lacrime, la gioia e l'incredulità di questo atleta che odia il doping, è un esempio per chi vuole imporre la russicità a tutti costi dietro i carri armati Neo-bolscevichi. Perchè la Georgia è solo l' inizio. Poi, via via, sarà la volta di ogni territorio che presenti una minima minoranza russa. Eppoi anche di più...
Alex Schwazer ha aderito al progetto "Corro Leale" - Un Braccialetto per la Georgia, un'iniziativa tesa al fine di dare un aiuto concreto ai bambini dell’orfanotrofio Momavlis Sakhli di Tbilisi e contro il doping nello sport il 6 Dicembre 2007.
giovedì 21 agosto 2008
La Russia di GasPutin ? Chiedere a Druznikov.
Juriij Druznikov, narratore e saggista scomparso a 75 anni nel Maggio di quest' anno, candidato al Nobel nel 1991, perseguitato dal KGB per 15 anni, emigrato negli Stati Uniti (verso i quali si riserva, come il sottoscritto, il diritto di critica), ha più volte ammonito, anche nelle interviste rilasciate a quotidiani italiani, sul ruolo del rinato Nazionalbolscevismo in Russia.
Dal Giornale del 22 Marzo 2006:
"E la Russia di Putin?
«Dietro il nuovo nome di Fsb (Federalnaya Sluzhba Bezopasnosti, ndr) si nascondono i vecchi quadri dirigenti del Kgb. O, se preferisce, può chiamarla mafia di Stato, potenziale dittatura della polizia segreta, o persino democrazia alla Russa. Hanno 800mila ufficiali e circa 11 milioni di informatori sparsi in tutto il Paese e anche all’estero. Ciò significa che, in Russia, ogni quattordici persone una fa la spia alla polizia riferendo ogni tuo passo. In breve, il succo della mia risposta è che, sì, mi piace il signor Putin. Almeno si capisce a chi appartiene. Ma mi resta la tristezza di dover constatare che ciò che avevo denunciato nel mio romanzo "Angeli sulla punta di uno spillo" si è realizzato: la vera democrazia in Russia è ancora lontana da venire, non dobbiamo illuderci».
Da Libero dell' ( Settembre 2006:
"Il Partito è scomparso, il KGB, no. in generale c' è ormai un' aria di riabilitazione".
Ed inoltre:
"Qui in America ho trovato la mia indipendenza; nessuno mi controlla in California su quello che dico o scrivo. Questo però non li salva dall’essere bersagli della mia penna. La percentuale di sciocchi è uguale sia qua che là. Non dispongo ora di dati ufficiali riguardanti il fenomeno dell’alcolismo ma quasi sicuramente la situazione è problematica sia negli Usa che in Russia, così come per i senzatetto e altri problemi sociali. Sono vent’anni che vivo ormai negli States e questo mi ha dato la possibilità di osservare due differenti realtà, la mia madrepatria e il mio paese adottivo. La Russia è uno stato di polizia, dove il partito del Kgb ha manipolato il paese. Penso che per la stabilità e la democrazia in Russia siano necessari altri 50 anni se non addirittura 100 anni. "
mercoledì 20 agosto 2008
Tbilisi come Praga, quarantanni dopo.
Nella notte tra il 20 ed il 21 Agosto oltre mezzo milione di soldati e 7000 carri armati del Patto di Varsavia entravano in Cecoslovacchia mettendo fine alle riforme volute da Alexander Dubček, mettendo fine alla cosiddetta Primavera di Praga. Come per i fatti d' Ungheria di dodici anni prima l' Occidente non mosse un dito, e bisognerà aspettare un Papa Polacco, un Presidente Cow Boy ed una Lady di Ferro per liberare intere nazioni dal gioco Sovietico. Come in un domino, l' URSS si sgretolò.
Ma il revanscismo Nazionalbolscevico da qualche anno sta rinascendo, grazie a RasPutin, come dimostra il fatto che nel 2000 venne riadottato l' Inno Comunista, piuttosto che altre musiche come molti russi avrebbero preferito. E così altri carri armati di Mosca seminano sangue in una nazione Libera e Sovrana come la Georgia, come ha ricordato il portavoce di Khazar Ibrahim, Ministro degli Esteri dell'Azerbaigian, probabile prossimo obiettivo del Nazionalbolscevismo, affermando che le azioni georgiane si sono svolte in pieno accordo con le leggi internazionali e che l'Azerbaigian riconosce l'integrità territoriale della Georgia.
Traian Basescu, presidente della Romania, che come ho detto guarda con preoccupazione a questa Guerra in corso, è in partenza oggi per un giro di consultazioni in Ucraina, Moldavia, Azerbaigian e Georgia per incontrare i rispettivi presidenti: Victor Iuşcenko, Vladimir Voronin, Ilham Aliyev, Mihail Şaakashvili, a dimostrazione che chi si è liberato dal comunismo non intende voltare le spalle alla Georgia. Dunque, dall' Occidente, dalla UE e dalla NATO ci vuole altrettanta fermezza nel ribadire che gli odiosi carri di Mosca devo retrocedere, che le postazioni di SS21 debbono essere spostate, e che Tbilisi possa riprendere il controllo di tutto il proprio territorio, comprese le due regioni dalle quali moltissimi cittadini georgiani se ne sono dovuti andare con forza tra il 1990 ed il 1992, in un Esodo forzato che ricorda quello tragico delle Nostre Terre d' Istria e Dalmazia.
Oppure dovremo vilmente aspettare che un novello Jan Palach Georgiano si immoli per la Patria e la Libertà ?
Fame, morte, schiavitù: il coraggio nasce a volte così
bandiere rosse su una città e in occidente c’è solo viltà.
Primavera di libertà, carri armati nelle strade:
il sangue a Praga è sparso al vento, quanto orrore in quel momento. Quanti fiori sul selciato, quante lacrime avete versato
quante lacrime avete versato per Praga.
Volti grigi senza nome, soldati russi e terrore:
giù le mani dal mio paese, il mio sangue lavi le offese.
Una piazza, strade vuote, solo un uomo e un altare;
sacrificio per l’onore, sul rogo un giovane muore.
Quanti fiori sul selciato, quante lacrime avete versato
quante lacrime avete versato per Praga.
E’ morto sotto i carri armati il futuro che avete sognato,
nella gola vi hanno cacciato le grida di un corpo straziato.
Quanti fiori sul selciato, quante lacrime avete versato
quante lacrime avete versato: Jan Palach, Jan Palach, Jan Palach…
Jan Palach, "La Compagnia dell' Anello".
lunedì 18 agosto 2008
Ucraina e Georgia subito nella NATO per fermare GasPutin.
L' Europa e gli USA mantengano subito le promesse, facendo entrare prima possibile l' UCRAINA e la GEORGIA nella Nato. Il volpone GasPutin, dopo aver piazzato alla Presidenza Neobolscevica un pezzo grosso di Gazprom, Dmitri Medvedev, che in passato ha ricoperto varie cariche di questa società potentissima (da non confondersi con Alexander Medvedev, attuale vicepresidente e responsabile esteri della compagnia), forse non pensava di trovarsi di fronte ad una risposta così pronta da parte di Sarkozy, Bush e di una ritrovata Merkel. Ho visto la faccia sorpresa proprio di D. Medvedev in televisione (quasi faceva un salto !) quando il Premier Tedesco ribadiva, pur essendo ospite a Soci sul Mar Nero del Presidente Figlio di Putin, che la Georgia sarà membro dell' Alleanza Atlantica, cambiando finalmente idea. Affermazione poi ribadita successivamente a Tbilisi due giorni dopo. Dimostrando che l' Europa non dimentica non solo le guerre create da Abkhazia ed Ossezia Meridionale nel 1990/1991 con conseguente espulsione di migliaia di Georgiani spaventati dalle pulizie etniche che li colpirono, ma anche tutte le provocazioni russe, comprese quelle del 2006, in coincidenza con la crisi russo-ucraina. Come l' arresto di 4 spie russe nell' Ottobre di quell' anno in territorio georgiano ed il conseguente annuncio della Russia di sospendere i collegamenti stradali, ferroviari, aerei e postali e la minaccia di fermo alle transazioni bancarie con la Georgia, con forti problemi per i circa cinquecentomila lavoratori di Tbilisi emigrati in terra moscovita, che annualmente mandano in patria circa un miliardo di dollari. Non contenta del blocco, dopo la riconsegna degli ufficiali del GRU, l' intelligence militare,tramite l' OSCE da parte delle autorità di Tbilisi, ecco l' espulsione di oltre 130 georgiani da parte russa ed altre ritorsioni. Non bisogna poi dimenticare che già nel Gennaio dello stesso anno "strani attentati" avevano fatto saltare il gasdotto russo che fornisce la Georgia, in coincidenza con uno dei più freddi inverni mai patiti a Tbilisi. E che come per l' Ucraina GasPutin e Gazprom raddoppiarono il prezzo delle forniture di gas per la piccola ma fiera repubblica caucasica.
Dunque solo una rapida adesione alla NATO può salvare Ucraina e Georgia dall' aumento della russificazione selvaggia (Mosca concede il passaporto russo a chiunque in Abkhazia ed Ossezia Meridionale ne faccia richiesta), con conseguente riassorbimento cruento. Eppoi, come ho scritto, via via alle altre invasioni: Moldavia, Lituania, Lettonia, Estonia, Armenia, Azerbaigian, Polonia, Finlandia. E Trieste, Monfalcone fino a Venezia ed oltre...,secondo un copione già visto.
Del resto, non era forse Hitler a dire che la Germania era ovunque ci fosse un cittadino Tedesco ? Nazionalsocialismo ieri, Nazionalbolscevismo oggi.
sabato 16 agosto 2008
Altro che Osseti ed Abkhazi: Putin vuole contrastare Nabucco !
Grazie alla Disinformazia neo-bolscevica, leggo in qui ed in lì centomila madornali bufale sulle Guerra Russo-Georgiana. Chi accusa Israele e Stati Uniti dei soliti misfatti (te pareva), chi paragona tale conflitto a quello del Kossovo. Niente di più inesatto, perchè in Ossezia del Sud ed Abkhazia la popolazione Georgiana è stata espulsa durante guerre e guerriglie negli anni '90. inoltre, se volessimo dare spazio all' autodeterminazione dei popoli, come la mettiamo proprio con la Russia, dove oltre alla Cecenia(1.100.000 abitanti, di cui il 58 % Ceceni, 23 % Russi, 13 % Ingusceti e 6 % altri), indifendibile per aver praticato il terrorismo più bestiale, esistono però queste realtà:
1)Cabardino-Balcaria: 900.000 abitanti, di cui 48 % Cabardini, 32 % Russi, 9 % Ingusceti e 11 % altri.
2)Inguscezia: 470.000 ab., di cui 95 % Ingusceti, 4 % Ceceni e solo 1 % Russi.
3)Ossezia del Nord: 700.000 ab., di cui 53 % Osseti, 30 % Russi, 5 % Ingusceti e 12 % altri.
4)Daghestan: 2.676.000 ab., di cui solo il 23 % Russi, il resto Ceceni , Ingusceti ed altri.
Questi sono i primi nomi che posso citare, ma altri casi anomali esistono, come quello da me più volte ricordato dell' enclave un tempo chiamata Konigsberg, terra Prussiana ed antica sede dell' Ordine Teutonico, che diede i natali a Emanuele Kant, russificata a forza ed ora chiamata Kaliningrad (probabile prossima scusa per invadere i Paesi Baltici, per crearsi un corridoio...).
Ma, come ho detto, l'obiettivo vero e proprio di Putin è disattivare il "Progetto Nabucco" a favore di "Soutstream".
Il progetto Nabucco dovrebbe convogliare il gas proveniente dal Caspio e dal Medio Oriente ("Progetto Transcaspico") per trasportarlo, attraverso la Turchia, fino al cuore dell'Europa, in Austria. Mentre la Russia caldeggia il progetto South Stream che, attraverso un percorso parallelo al primo, dovrebbe attraversare il mar Nero partendo dalle coste russe per arrivare in Bulgaria e, da qui, giungere in Europa attraverso due rotte: a nord verso l'Austria e, a sud, verso la Grecia e l'Italia meridionale.
Nabucco è costituito da un consorzio di compagnie nazionali europee e gode non solo del sostegno dell'Unione Europea ma anche di quello degli Stati Uniti.
SouthStream invece coinvolge direttamente il nostro Paese che si è impegnato nella costruzione del gasdotto fortemente voluto dalla Russia. ENI e GAZPROM, ciascuno al 50%, sono soci nella compagnia che realizzerà il gasdotto. E sappiamo quanto il passato governo sia stato sempre vicino all' ENI.
L’integrazione sinergica di Nabucco e Transcaspico segnerebbe la nascita di un nuovo polo energetico. Solo dall' Azerbaigian si parla di quasi una trentina di miliardi di metri cubi all' anno.
Mentre francesi e tedeschi sembrano interessati a partecipare al progetto Nabucco, che a pieno regime nel 2020 potrebbe fornire gas Azero in Europa dalla Turchia all’Austria attraversando Romania, Bulgaria e Ungheria, altri paesi della UE hanno preferito il progetto russo South Stream.
È il caso dell’Italia che con il patto del Giugno 2007 scorso tra ENI e Gazprom ha inferto un duro colpo al Nabucco.
Non spetta certo a me sottolineare l' importanza per l' Europa e l' Italia della riuscita di Nabucco, per cessare una volta per tutte le dipendenze energetiche dalla Russia e dalle sue dispute con l' Ucraina. Dipendenze che risalgono, soprattutto per l' Italia, ai tempi dell' URSS e dal doppiogiochismo democristian/comunista.
giovedì 14 agosto 2008
Tutti i Paesi ex-comunisti sono con la Georgia.
Dalla Polonia alla Romania, tutti i paesi ex-comunisti, esclusi Bielorussia e Serbia, sono con il Governo di Tbilisi. Non solo il Presidente Estone Toomas Ilves, quello Polacco Lech Kaczynski, quello Lituano Valdas Adamkus ed il Premier Lettone Ivars Godmanis in visita nella capitale georgiana si sono schierati con Saakashvili, ma anche la Romania, il cui Presidente Traian Basescu ha convocato d' urgenza il Consiglio Supremo per la Difesa del Paese. I conflitti congelati della zona del Caucaso e del Mar Nero interessano da vicino la politica estera romena ma, soprattutto, hanno appassionato il presidente Basescu che in passato non ha esitato ad accusare la Russia di voler trasformare il Mar Nero in “un lago russo”. In effetti, la sicurezza del Mar Nero è stata oggetto di frequenti dibattiti, come al summit Nato tenuto a Bucarest lo scorso Aprile, dove le aspirazioni della Georgia ad entrare nell’Alleanza nord atlantica sono state congelate da Francia e Germania.
Come si sa, la Romania confina con la Moldavia neo-comunista, dove esiste una minoranza russa importata da Stalin. Minoranza che nell' autoproclamata repubblica di Transnistria è divenuta agguerrita ed aggressiva. Transnistria diventata crocevia dei terroristi e contrabbandieri di mezzo mondo. E che è in situazione di belligeranza sospesa con la Moldavia. La cui rumenità non è mai stata in discussione, come dimostra il fatto d' aver voluto adottare una bandiera simile alla Madrepatria.
La Transnistria è presidiata tuttora da reparti russi, nonostante gli impegni internazionali hanno stabilito da tempo il loro ritiro, come in Ossezia Meridionale e l' Abkhazia. Logico che Basescu paventi provocazioni da parte dei reparti russi sia di qua che di là del Nistro, il fiume che divide lo Stato di Chisinau dalla Transnistria.
Perchè non è solo un conflitto etnico, a differenza del Kosovo, o geopolitico,ma è soprattutto energetico, di gasdotti ed oleodotti. La Russia, intervenendo in difesa dei separatisti dell’Ossezia del Sud, ha voluto anche dimostrare che la Georgia non è un'alternativa seria per il transito degli idrocarburi e neanche un potenziale membro della Nato. Così facendo, ha colpito direttamente lo sforzo della Romania e di altri stati Ue di ridurre la propria dipendenza energetica da Mosca. La guerra ha messo a rischio la sicurezza del sistema di trasporto energetico. Sono in pericolo futuri progetti, tra quali anche il gasdotto Nabucco. In questi giorni sono diminuite le quantità di gas e petrolio verso l’Europa che non transitano sul territorio russo. Tra l'altro, era appena stato inaugurato l’oleodotto Baku -Tbilisi-Ceyhan che trasporta oltre l’1% della quantità mondiale del petrolio dalla zona caspica all'Europa, diminuendo gli export della Russia verso il mercato occidentale. Da questo punto di vista anche il progetto Nabucco costituisce per la Russia una vera minaccia . Bucarest è interessata da anni a promuovere il progetto Nabucco, che dovrebbe trasportare gas dall’Iran e Turkmenistan verso l’Europa. I principali attori sono l’Unione europea da una parte e le compagnie multinazionali OMV (Austria) e Mol (Ungheria) dall'altra. Il progetto, sponsorizzato dagli USA, punta a tagliare fuori la Russia aggirandola. E nelle moderne ”guerre energetiche” si fa più spazio, per l’ennesima volta nella storia, il ruolo delle divisioni etniche, spesso usate per difendere interessi politici e geostrategici.
Anche il Presidente dell' Ucraina, Viktor Juščenko, ha immediatamente decretato restrizioni alla flotta Russa presente in Crimea, dove sussistono problemi simili, con la popolazione russofona sobillata da Mosca.
Il paragone con il Kosovo è dunque improponibile, e la crisi è da attribuirsi esclusivamente al rinato Nazionalbolscevismo di cui ho parlato in precedenza. Anche perchè la russificazione di tutte queste terre ricorda molto la jugoslavizzazione avvenuta in Istria e Dalmazia, anche se in modo meno cruento.
mercoledì 13 agosto 2008
Bush a Putin, 10 Maggio 2005: La Georgia è Sovrana.
Dove sono quelli che si mobilitano non dico per l' Irak e l' Afghanistan, ma anche per Birmania e Tibet, basta che non siano Stati Cristiani ? Si, vabbene, anch' io solidarizzo ed ho solidarizzato per i paesi Buddisti oppressi dai comunisti, ma chi organizza mobilitazioni per la Georgia, Cristianissima ed Ortodossa ( e dunque nell' immaginifico, Reazionaria) ? Insomma quando a morire sono i Cristiani, in questo caso uccisi dalla parodia nazional-bolscevica, sono tutti zitti, o quasi. E, dannazione, pure Tocqueville ha chiuso per le vacanze. E quindi questa offensiva di Putin rischia di passare inosservata.
Per fortuna, ancora una volta c' è George Bush a dimostrarsi degno Presidente ( e l' Occidente lo rimpiangerà, uh come lo rimpiangerà...!), che non abbandona un amico. Tra i miei ritagli del 2005 ho ritrovato ancora un articolo di Marcello Foa (col mio post di ieri ho parzialmente anticipato il suo articolo quotidiano, per quanto concerne Ucraina, Moldavia, Repubbliche Baltiche:
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=282883
e crisi georgiana), in occasione della visita del 10 Maggio di quell' anno del Presidente Americano a Tbilisi. Ebbene, 150.000 persone festanti lo accolsero sull' onda della sua denuncia degli errori di Yalta fatta a Riga qualche giorno prima. Yalta dove il furbo Stalin si fece beffe del Compagno Roosevelt ma anche di Churchill, che per dirla alla Mourinho, proprio un P**** non era. E Bush, al Presidente Mikhael Saakashvili ed a tutta la Georgia fece promessa di protezione, amicizia ed alleanza: "La sovranità della Georgia deve essere rispettata da tutte le nazioni, la Georgia deve restare intatta !" , ammonendo chiaramente la Russia. Avvallando le denunce del Presidente Georgiano sulle rivolte fomentate da Mosca in Abkhazia ed Ossezia Meridionale. Dove vivono minoranze russe stabilitesi per la maggior parte dei casi per volere di Stalin dopo la Rivoluzione Russa o la II Guerra Mondiale. Come in Moldavia, come in Lettonia, Estonia e Lituania. E parlando proprio di questi tre ultimi Stati, i quali non dimentichiamolo mai sono tra gli artefici dello smembramento sovietico (come ricordai in un Post, a Bucarest nella Piazza dell' Università occupata nel 1990 dagli studenti anticomunisti e NazionalCristiani sventolavano le loro tre bandiere), Putin definì "Idiozie" le loro rivendicazioni fatte a Bush il sabato preecedente.
Minoranze portate apposta per tenere in scacco Etnie assolutamente non slave.
Fortunatamente, dai primi intenti, Bush sembra riconfermare con decisione tale amicizia, e la prova di forza statunitense è la vera arma rimasta a questo Eroico Popolo di lontane origini caucasiche ma non slave. Non le solite diplomazie europee delle "pacche sulle spalle", ma lo Scudo Spaziale e l' allargamento della Nato sono i dicorsi che femano i Carri Armati Neo-bolscevichi. Come le minacce di ritorsioni internazionali (vedasi G8 ed altro) promesse dagli USA.
No, Putin ha perso: già s' immaginava di farsi un boccone della Georgia, ed invece deve limitarsi ad attestarsi nelle 2 regioni pseudo-russe dove già era presente con finte truppe di interdizione. Ed ora deve mandare giù questo boccone, in compagnia del suo consigliori, Konstantin Zatulin, altro esponente di spicco del revanscismo Nazionalbolscevico, il quale in questi anni ha più volte attaccato l' occidentalizzazione dell' Ucraina.
No, gli Stati Uniti non sono il miglior mondo possibile, ma è l' unico vero amico dell' Europa. Che sarebbe ora che si svegliasse.
martedì 12 agosto 2008
La Georgia è il primo boccone del rinato Nazionalcomunismo.
Chi avrà letto il mio Post precedente su Solženicyn avrà notato, forse, la mia frase che diceva:"non ebbe timore di contestare il capitalismo estremo, l' oligarchismo e forme caricaturiali di Nazionalismo Russo e Neonazionalcomunismo come quelle di Vladimir Žirinovskij.". Perchè in Russia, come nella Mia Romania, dove il partito Romania Mare è quanto di più lontano possa esserci da Codreanu, oscuri personaggi e consigliori sembrano frequentare ultimamente Putin e le stanze del Cremlino.
Tra questi sicuramente un posto di rilievo è rappresentato da Alexandr Dugin, personaggio sicuramente rasputiniano, anche fisicamente. Figlio di un alto ufficiale del KGB, coltissimo, è sicuramente una punta del Neonazionalboscevismo ( e, purtoppo, apprezzato anche in Italia da molti della Destra Radicalissima, così radicalissima da essere Sinistra Nazionale...Solo perchè ha letto Evola e Guenon ! Senza, evidentemente, capirli.), fondatore del Movimento Eurasia, diventato sostenitore ed amico di Putin. Questo simpatico personaggio, di cui è uscita ieri un intervista di Marcello Foa sul Giornale : http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=282445 ha molte idee, magari un po' confuse. Si, perchè non può accomunare la Tradizione Cristiana Ortodossa all' Integralismo Islamico, ammirando l' attuale Iran; dimenticando come secoli di battaglie abbiano diviso l' Impero Russo dalla Sublime Porta. Fautore di un' alleanza Turco-Slava; dimenticando i Giannizzeri, la Guardia del Corpo del Sultano, composta da Slavi prigionieri o ceduti in pegno, arruolati e convertiti a forza.
Come si evince dall' intervista, prossimo boccone della Russia, dovrebbe essere l' Ucraina. Poi, aggiungo io, la Moldavia, le Repubbliche Baltiche, il ricongiungimento alla fraterna Bielorussia comunista, Polonia, Romania, Italia fino al Piave...
Per questo bisogna far presto, e come preannunciato all' ultimo vertice Nato a Bucarest fare entrare al più presto nell' Alleanza Atlantica quel che resterà della Cristianissima Georgia dopo questa invasione attuata con scuse pretestuose e farneticanti. Con l' Ucraina. Quello che mi spaventa è un elezione eventuale di Osama alla Presidenza USA, il quale è a conoscenza di Politica Internazionale come io di Badminton.
Ed agli amici e Camerati che sbagliano, dico loro che Dugin è e rimane C-O-M-U-N-I-S-T-A. Basterebbe leggere certe sue dichiarazioni,come in "Apologia dell' antifascismo": "Il Nazional-Bolscevismo deve ritornare a pensare per classi... io sono un proletario e sono per la lotta di classe. Il Nazional-Bolscevismo sceglie la strumento di lotta dell'antifascismo". Marzo 1997. Da allora, non mi risulta abbia cambiato idea.
Un altro bel fenomeno che in questi giorni gongola è lo scrittore Eduard Limonov, fondatore, appunto, del PNB, il Partito Nazional Bolscevico. Ma di lui parlerò un' altra volta...
Chissà se questa guerra sarebbe incominciata mai se fosse vivo Solženicyn, che ebbe a scrivere: "il Bolscevismo prese i peggiori aspetti della Tradizione Russa per metterli comunque a servizio di un ideologia estranea alla Russia...".
giovedì 7 agosto 2008
Il Mondo piange l' ultimo grande NazionalCristiano: Solženicyn
Con colpevole ritardo scrivo della morte di questo paladino della Tradizione e della Cristianità, imprigionato in patria e bollato all' estero dai soliti della gauche-caviar come Reazionario e Fascista:Aleksandr Isaevič Solženicyn. In realtà questo grandissimo scrittore andrebbe ricordato non solo per i suoi libri che raccontarono spesso gli orrori sovietici, ma soprattutto per le sue prese di posizione scomode che ebbe anche dopo la scarcerazione e l' arrivo in Occidente. Come la difesa dello Zarismo e della Monarchia come Idea di Stato. Del Cristianesimo come baluardo al materialismo ed al nichilismo trionfante in Occidente. Coraggiosamente attaccò il modernismo, compresa televisione ed i concerti che negli anni '70 erano spesso raduni per drogarsi e fare sesso promiscuo, negando i pilastri che per secoli avevano retto lo stesso Occidente, Dio, Patria e Famiglia: "L'anima umana desidera cose più elevate, più calde e più pure di quelle offerte oggi ala massa... dallo stupore televisivo alla musica insopportabile.". Non mancò poi di sbugiardare i pacifisti contrari alla Guerra del Vietnam, definendoli "complici del genocidio" che i Vietcong poi attuarono. Pur di attaccarlo, gli furono rivolte indegne accuse di antisemitismo ed anche dopo il crollo del comunismo russo, non ebbe timore di contestare il capitalismo estremo, l' oligarchismo e forme caricaturiali di Nazionalismo Russo e Neonazionalcomunismo come quelle di Vladimir Žirinovskij.
Per ricordarlo mi avvarrò di qualche sua citazione dal mio "Arcipelago Gulag" del 1974, tremila lirette che ad un liceale di allora come il sottoscritto erano tante.
Da buon NazionalCristiano, con innato il Rispetto del Nemico, non ha paura a pag. 94 di denunciare l' esodo e le persecuzioni razziali contro i Tedeschi del Volga durante la Seconda Guerra Mondiale; e nelle pagine precedenti gli inganni tesi ai profughi Cechi, Moldavi, Ucraini, Finnici e Baltici, per i quali l'alternativa era la Prima Linea oppure il Gulag. E, senza nessun timore, denuncia anche il trattamento riservato agli accerchiati, coloro che ritornavano stanchi e feriti dal Fronte, nel quale erano rimasti isolati nelle sacche; colpevoli di non essere morti, e trattati come nemici del popolo, invece che fatti riposare e rifocillati. E molti subirono allucinanti processi, dando inizio alla cosiddetta fiumana di traditori della Patria che popolarono i vari Gulag negli anni successivi. Persone colpevoli solo di non essere morte sotto l'occupazione nemica; oppure facenti parti di minoranze etniche, come i Calmucchi, i Ceceni, gli Ingusci, i Kabardini ed i Tatari della Crimea. O di rivendicare l' Indipendenza, come i Benderovcj Ucraini. Oppure essere state fidanzate con stranieri. O colpevoli come i bimbi e ragazzi di origine spagnola, giunti in URSS coi propri genitori dopo la sconfitta dei comunisti iberici.
Ed infine, da bravo Vandeano e Controrivoluzionario, non posso dimenticare come Solženicyn considerò l' origine di tutti i mali nella Rivoluzione Francese:
Onore alla memoria della resistenza e del sacrificio degl’insorti vandeani del 1793 contro la Rivoluzione
Due terzi di secolo fa, quand’ero bambino, leggevo già con ammirazione nei libri il racconto che rievocava l’insorgenza della Vandea, così coraggiosa e così disperata, ma non avrei mai potuto immaginare, neppure in sogno, che da vecchio avrei avuto l’onore di partecipare all’inaugurazione del monumento in onore degli eroi e delle vittime di tale insorgenza.
Sono passati venti decenni, decenni diversi a seconda dei diversi paesi, e non solo in Francia, ma anche altrove, l’insorgenza vandeana e la sua sanguinosa repressione sono state sempre di nuovo illuminate. Infatti gli accadimenti storici non sono mai compresi pienamente nell’incandescenza delle passioni che li accompagnano, ma a una discreta distanza, quando vengono raffreddate dal tempo.
Per molto tempo si è rifiutato di ascoltare e di accettare quanto era stato gridato dalla bocca di coloro che morivano, che venivano bruciati vivi: i contadini di una terra laboriosa, per i quali sembrava fosse stata fatta la Rivoluzione, ma che la stessa Rivoluzione oppresse e umiliò fino all’estremo limite, ebbene, proprio questi contadini si ribellarono contro di essa!
I contemporanei avevano ben colto che ogni rivoluzione scatena fra gli uomini gl’istinti della barbarie più elementare, le forze opache dell’invidia, della rapacità e dell’odio. Essi pagarono un tributo decisamente pesante alla psicosi generale, quando il fatto di comportarsi da uomini politicamente moderati, o anche soltanto di sembrarli, veniva già considerato un crimine.
Il secolo ventesimo ha notevolmente offuscato agli occhi dell’umanità l’aureola romantica che circondava la rivoluzione nel secolo diciottesimo. Di mezzo secolo in mezzo secolo gli uomini hanno finito per convincersi, partendo dalle loro stesse disgrazie, del fatto che le rivoluzioni distruggono il carattere organico della società; che danneggiano il corso naturale della vita; che annientano i migliori elementi della popolazione dando campo libero ai peggiori; che nessuna rivoluzione può arricchire un paese, ma solamente quanti si sanno trarre d’impiccio senza scrupoli; che generalmente nel proprio paese produce innumerevoli morti, un vasto impoverimento, e, nei casi più gravi, un degrado duraturo della popolazione.
Uno "slogan" intrinsecamente contraddittorio
Il termine stesso "rivoluzione" — dal latino revolvo — significa "rotolare indietro", "ritornare", "provare di nuovo", "riaccendere", nel migliore dei casi mettere sossopra, una sequenza di definizioni poco desiderabili. Attualmente, se da parte della gente si attribuisce a qualche rivoluzione la qualifica di "grande", lo si fa ormai solo con circospezione, e molto spesso con molta amarezza. Ormai capiamo sempre meglio che l’effetto sociale che desideriamo tanto ardentemente può essere ottenuto attraverso uno sviluppo evolutivo normale, con un numero infinitamente minore di perdite, senza comportamenti selvaggi generalizzati. Bisogna saper migliorare con pazienza quanto ogni giorno ci offre. E sarebbe assolutamente vano sperare che la rivoluzione possa rigenerare la natura umana. Ebbene, la vostra Rivoluzione, e in modo assolutamente particolare la nostra, la rivoluzione russa, avevano avuto questa speranza.
La Rivoluzione francese si è svolta nel nome di uno slogan intrinsecamente contraddittorio, e irrealizzabile: Libertà, uguaglianza, fraternità. Ma, nella vita sociale, libertà e uguaglianza tendono a escludersi reciprocamente, sono antagoniste: infatti, la libertà distrugge l’uguaglianza sociale, è proprio questa una della funzioni della libertà, mentre l’uguaglianza limita la libertà, perché diversamente non vi si potrebbe giungere. Quanto alla fraternità, non è della loro famiglia, è un’aggiunta avventizia allo slogan: la vera fraternità non può essere costruita da disposizioni sociali, è di ordine spirituale. Inoltre, a questo slogan ternario veniva aggiunto con tono minaccioso "o la morte", il che ne distruggeva ogni significato.
Mai, a nessun paese, potrei augurare una "grande rivoluzione". Se la Rivoluzione del secolo diciottesimo non ha portato la rovina della Francia è solo perché vi è stato Termidoro. La rivoluzione russa non ha conosciuto un Termidoro che abbia saputo arrestarla, e, senza deviare, ha portato il nostro popolo fino in fondo, fino al gorgo, fino all’abisso della perdizione. Mi spiace che non vi siano qui oratori che possano aggiungere quanto ha insegnato loro l’esperienza all’estremo limite della Cina, della Cambogia, del Vietnam, a dirci che prezzo hanno dovuto pagare, da parte loro, per la rivoluzione.
Le grandi insorgenze contadine .
L’esperienza della Rivoluzione francese avrebbe dovuto bastare perché i nostri organizzatori razionalisti della "felicità del popolo" ne traessero lezioni. Ma no! In Russia tutto si è svolto in un modo ancora peggiore, e in una dimensione senza confronti. Numerosi procedimenti crudeli della Rivoluzione francese sono stati docilmente applicati di nuovo sul corpo della Russia dai comunisti leniniani e dagli specialisti internazionalisti, soltanto il loro grado di organizzazione e il loro carattere sistematico hanno ampiamente superato quelli dei giacobini.
Non abbiamo avuto un Termidoro, ma — e ne possiamo esser fieri nella nostra anima e nella nostra coscienza — abbiamo avuto la nostra Vandea, e più d’una. Sono le grandi insorgenze contadine, quella di Tambov nel 1920-1921, della Siberia occidentale nel 1921. Un episodio ben noto: folle di contadini con calzature di tiglio (1), armate di bastoni e di forche hanno marciato su Tambov, al suono delle campane delle chiese del circondario, per essere falciate dalle mitragliatrici. L’insorgenza di Tambov è durata undici mesi, benché i comunisti, per reprimerla, abbiano usato carri armati, treni blindati, aerei, benché abbiano preso in ostaggio le famiglie dei rivoltosi e benché fossero sul punto di usare gas tossici. Abbiamo avuto anche una resistenza feroce al bolscevismo da parte dei cosacchi dell’Ural, del Don, del Kuban, di Tersk, soffocata in torrenti di sangue, un autentico genocidio.
Inaugurando oggi il Monumento della vostra eroica Vandea, la mia vista si sdoppia: vedo con la mente i monumenti che verranno eretti un giorno, in Russia, testimoni della nostra resistenza russa allo scatenamento delle orde comuniste. Abbiamo attraversato insieme a voi il secolo ventesimo, un secolo di terrore dall’inizio alla fine, terribile coronamento del Progresso tanto sognato nel secolo diciottesimo. Oggi, penso, crescerà sempre più il numero dei francesi che capiscono meglio, che valutano meglio, che conservano con fierezza nella loro memoria la resistenza e il sacrificio della Vandea.
Aleksandr Isaevic Solzenicyn
(Sabato 25 settembre 1993, in Francia, invitato dal presidente del consiglio generale di Vandea, Philippe de Villiers, lo scrittore russo Aleksandr Isaevic Solzenicyn ha presenziato all’inaugurazione di un monumento a Les Lucs-sur-Boulogne, dedicato, in uno dei luoghi più significativi del martirologio vandeano, a ricordare l’insorgenza popolare contro la Rivoluzione detta francese, una rivolta scoppiata appunto nel 1793. Dell’avvenimento ha dato notizia la stampa internazionale, soprattutto — evidentemente — quella francese. Il quotidiano parigino Le Monde, del 28 settembre 1993, ne ha fatto ampia cronaca, riportando anche il testo del discorso, pronunciato dallo scrittore di fronte a circa trentamila persone, con il titolo "Toute révolution déchaîne les instincts de la plus élémentaire barbarie" e sottotitoli. Il nuovo titolo e la traduzione sono redazionali.)