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venerdì 7 settembre 2012

Il Fascista che morì due volte: Ugo Franzolin.

E' morto a 82 anni lo scrittore e giornalista (di quelli veri...) Ugo Franzolin. Morto 67 anni dopo il suo decesso, che lui, Fascista convinto, annunciò essere avvenuto il 25 Aprile 1945, quando tutto quello in cui credeva crollava insieme alla dignità di una intera nazione. Lui,corrispondente di guerra della X° Mas, quel giorno finì in cella a San Vittore, e da allora, scrivendo, raccontava il dramma dei "VINTI" prima che quel raccontar diventasse una moda; quando a farlo si rischiavan denunce e botte, oltre alla censura. Scrisse, tra l' altro, "I Giorni di El Alamein", che piacque molto a Montanelli.
Non volle mai abiurare la sua fede, per questo dovette rifugiarsi a Roma, diventando presto giornalista de "Il Secolo d' Italia".

Su di lui, Pietrangelo Buttafuoco scrisse:

"Avendo ancora la divisa, sarebbe tale e quale Bepi Faliero, il soldato raccontato da Hugo Pratt, quello di Sirat al Bunduqiyyah, e cioè Eja eja alala, la Fiaba di Venezia, la storia di Hipazia e la Clavicola di Salomone. Inchiodata sul palmeto, «con quel deserto che arriva fino al mare», veglia immobile la sua luna di «figlio della Serenissima in terra calda». I cieli del Veneto, le passeggiate ai Colli, la campagna che abbaiava rotolando fino in Laguna. Venezia città dei mari: «Con noi altissime personalità del censo nobiliare: il conte Foscari, il figlio di Nazario Sauro, Urbano Rattazzi». Acque sulla sabbia. Tripoli, Bengasi, Tobruk, Marsa Matruk, i ragazzi dell’Afrika Korps. Vivere non è più vivere: «Nel bene e nel male abbiamo conosciuto dei giganti». L’universo di Franzolin è costellato di giovinezze, di «fratelli d’arma», di «giornate durissime» e di dolcezze fatte scivolare nei ricordi dell’infanzia: «il mio paese in Veneto, Villa del Bosco, e poi Viadana, vicino Mantova, sfiorata dal Po». E stato un amico di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, i due incolpevoli tenebrosi prestati a Salò, quel mondo strafottente di ex-combattenti portati dal destino per condividere sberleffo, eroismo e forse finzione. Marinetti ovviamente, Marco Ramperti, il poeta delle dive cinematografiche. Tanti gli attori: Walter Chiari, Giorgio Albertazzi, Enrico Maria Salerno, un ambiguo Dario Fo, e giustamente Ugo Tognazzi, fascistissimo Primo Arcovazzi, nel film di Luciano Salce, “Il Federale”. Arcovazzi, mani sui fianchi, fa un ritmato e marziale piegamento in basso, un-duè. Su e giù, su e giù come da esercitazione. A chi gli chiede , «cavalleria?», lui risponde: «No, c****** sudati». A Franzolin piace una scena, quella del professore antifascista desideroso di un sospiro di tabacco che, pur di non fumarsi le sigarette regalate dagli americani, strappa la pagina de “l’Infinito” dal libro di Leopardi, arrotola e fuma paglia. «Tanto lo conosco a memoria», dice. Proprio come gli aveva insegnato l’Arcovazzi Primo. Ognuno insegna ciò che può. E spesso, i morti, insegnano ai vivi."

Ugo Franzolin: PRESENTE !!!



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