Tempo d' autunno, tempo d' okkupazioni: niente di nuovo, da quarant' anni a queste parti. Fioccano le prime interrogazioni, ed i somari cominciano a paventare i 2 in Greco ed i 4 in Latino. Così, supportati da qualche somarone con laurea sessantottina, quella del 30 Politico (1 esaminando unico e voto collettivo ad altri 100 !), cui non par vero di rispolverare Eskimo e Kefiah per ritornare l' imbecille di sempre, con molotov e sanpietrino in mano come in gioventù, invece di pensare ad insegnare l' Adelchi e l' Antigone, ora che in cattedra dovrebbero capire che l' insegnamento non è parlar di Mandela, Protocollo di Kjoto e Che Guevara, ecco che i somari pensano bene di rispolverare un rito annuale.
Così si danno presto da fare a contagiare altri imbecilli, con la chimera della Festa Continua. Perchè l' okkupazione non è altro che una carnevalata, dove dar sfogo a canne e bevute collettive, sveltine nei sacchi a pelo con la compagna allocca o veramente tr****etta, proiezioni di pellicole sbiadite, firme di solidarietà a Chavez o all' Irak, progetti sul solito campo antiimperialista.
E non mi si venga a rimpiangere Valle Giulia da parte di qualche orfanello maldestro o pseudodestro di quegli scontri: l' unico momento positivo di quei momenti fu l' arrivo di Almirante( nella foto con cappello ed il solito Loden) e Caradonna a liberare le Facoltà, spazzolando le schiene a chi di dovere.
Perchè contro chi voglia impedire il Diritto allo Studio nelle Scuole e nelle Università non esistono che due vie:o l' autodifesa oppure l' utilizzo massiccio delle Forze dell' Ordine, magari nei modi sollecitati recentemente da un vispo Francesco Cossiga.
Come ho scritto anche di recente, ogni giorno che passa Famiglia Cristiana si sposta ulteriormente a sinistra, semmai fosse possibile. Chissà se vorra mettere in risalto curiose figure del passato, come quella di Don Gigetto, al secolo il Sacerdote Giacomo Sbarboro. Questo personaggio venne agli onori della cronaca verso la fine della Seconda Guerra Civile Italiana, quando ricevette all' Hotel Crespi di Genova, come autoproclamatosi Cappellano partigiano, la figlia del Vice Federale di Genova, Alfredo Grazzini, che cercava notizie di suo padre e del fratello, il Capitano Adelindo Paolo Grazzini. Don Gigetto si presento all' apuntamento con la ragazza nel Maggio del 1945 con una Croce sul petto ma un berretto con una falce e martello. Subito la Grazzini rimase interdetta, e chiese come mai portasse due simboli così contrastanti. Don Gigetto, di rimando, rispose che lui si riteneva un buon Sacerdote ed un buon comunista. Eppoi, alzando la voce, aggiunse: "Ragazzina, stai attenta, che rischi di fare la stessa fine di tuo fratello...".
Ciao, Papà, sono tre anni. E ti faccio una sorpresa, la foto che ti piaceva tanto, dove ci siete tutti:Tu, il Nonno Libero, la Zia Pina, lo Zio Lorenzo, lo Zio Mario e la Nonna Adele. Una famiglia di altri tempi. Una vera Famiglia No-strana. Decisamente tempi migliori: i delinquenti finivano in galera, la Patria era amata, c' era pace e concordia sociale, l' antifascismo non era un valore imposto e la democrazia non era necessaria, perchè tutti si collaborava per il bene comune. Le banche e la finanza non erano così importanti, e senz' altro meno di una fabbrica, di un' impresa e soprattutto della Terra. La Nostra Terra Lombarda e grassa, che non tradiva mai ai cambi di stagione. Così come non tradivano i Nostri Contadini, non ancora indottrinati dal comunismo. Eppoi i Nostri son rimasti gli stessi:credo che la Zia Maria che da poco è venuta a trovarti in Purgatorio ti avrà raccontato le feste che mi hanno fatto al Suo Funerale. Quanti ricordi ! Eppoi Nazareno, il NENO ! Il NENO !Rimasto uguale, anche se saranno passati trent'anni dall' ultima volta che l'ho visto. Che spensieratezza, allora ! Quei mesi passati al podere da bambino non li potrò mai dimenticare. Si partiva al mattino, col trattore, FIAT oppure OM, e via nei campi, il Neno che guidava quella macchina enorme, tra il granturco e l' erba, ed io al suo fianco, su quella piccola porzione laterale del trattore, felice come poteva esserlo un bimbo di città. Quanto mi sarebbe piaciuto guidarne uno, col fumo che usciva dallo scappamento in alto ! Mi sembravano enormi, quelle macchine, per non parlare delle mietitrebbie Massey Ferguson. Era una felicità immensa ! Eppoi i giochi con i figli dei Contadini, saltare nel grano sull' aia messo ad asciugare, con i chicchi che entravano dappertutto, nei calzini e nel coppino ! E vederli fare il bucato nei tinozzoni pieni d'acqua al fuoco: quello era un modo divertente, per farlo, altro che la noiosa macchina della Mamma a Milano ! Ed infine tornare a casa, dove la Zia Pina mi aspettava per lavarmi da capo a piedi, lercio com' ero, e magari riuscivo a rubacchiare la pastasfoglia
Vivere Davvero: