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venerdì 2 febbraio 2007

Bertinotti sceglie Allende; Glucksmann preferisce Sarkozy.

Ha ragione Berlusconi, quando ricorda che i comunisti italiani hanno certe cose nel DNA, e non cambieranno mai; l' ultima dimostrazione viene dall' ennesima disputa in corso. Da una parte Valentino Parlato, esponente di quella sinistra radicalchic muffa e stramuffa orfana del '68 che si indigna e difende a spada tratta il mito per eccellenza di molti nonnetti, cattivi maestri e barricaderi di oggi e di ieri: Che Guevara. Dall' altra chi lo rinnega, e gli preferisce Salvador Allende, e cioè il presidente in cachemire della Camera, Fausto Berinotti. Ora io non vorrei troppo entrare nel merito di questa disputa: ognuno ha gli eroi che si merita; scegliere tra un terrorista criminale come fu il Che ed un golpista parlamentare come il socialista cileno è veramente triste. Quello che voglio rimarcare è il fatto che i sinistri italiani siano sempre ancorati ad idee vecchie e stantie. Ed il massimo della modernità che propongono è, appunto, Allende col suo compromesso storico abortito.

Una volta tanto dovrebbero invece imparare dalla Francia, dove la gauche-caviar è sotto choc: André Glucksmann, settantenne filosofo del Maggio francese, in un articolo pubblicato da "Le Monde" qualche giorno fa, "Pourquoi je choisis Nicolas Sarkozy" ha annunciato che appoggerà Nicolas Sarkozy nella corsa alle Elezioni Presidenziali; contro una nuova icona della lobby sinistra, quella Segolène Royal che sembrava destinata, con l'elezione all' Eliseo, a spianare la strada alla sua gemellina Hillary Clinton, ed invece pare ridimensionata a tal punto da essere una meteora effimera. Con stracciarsi le vesti da parte di chi sognava il trionfo di due femministe un pochino acide come le due signore in questione, con la solita Natalia Aspesi in testa, che su "Repubblica" ci spiega spesso tante cose, bontà sua , anche sulla vicenda Silvio/Veronica, annunciando che il Cavaliere sulla vicenda non ha capito nulla. Perchè l'odio antiberlusconiano è così sottile che se, almeno pubblicamente, non può augurare la morte a Berlusconi, si sfoga augurandogli una bella crisi matrimoniale.

Ed in effetti, il Sarkozy pensiero si sta dimostrando assai rivoluzionario, teso a cancellare il veterogollismo francese autoisolante, per proporre un Liberalismo Nazionale assai poco comprensibile a certi liberal/libertar/radicali di mia conoscenza, ai rosaspugnati e salmoni nostrani, ai giovanitristi, paperotti e neoantifascisti che bazzicano a Destra ed in Tocqueville. Un Liberalismo che NON pone paletti a Destra, nemmeno verso Le Pèn, che non si vergogna dell' Identità, che vuole sfidare i socialisti francesi proprio sul Sociale e sul lavoro, non con slogan demagogici che promettono di lavorare di meno, ma proposte per guadagnare di più. Un Liberalismo Nazionale che vuole spazzare via le utopie sessantottine, con dichiarazioni di questo genere: "L'errore del '68 è stato di aver pensato di far felice l'allievo parificandolo al maestro. Anche se l'allievo avesse la vocazione a superare il maestro, deve rispettarne l'autorità" , "Nessun diritto senza DOVERE" , "Nessuno rifiuti più di due possibilità d'impiego corrispondenti alla sua qualifica. Nesun minimo sociale senza obbligo d'attività". Liberalismo Nazionale che non ha paura a dichiarare di voler combattere l'immigrazione clandestina, lo sciopero selvaggio ed i picchetti sindacali, ma che si oppone al Grande Capitale ed al Capitale d'azionariato: "Voglio che si sviluppi il Capitalismo Familiare, defiscalizzando l'imposta di redistribuzione dei redditi per quanti investono nelle piccole imprese." Liberalismo Nazionale che ha le idee chiare sulla Sicurezza Interna e sull' Ordine Pubblico, ma anche su una decisa alleanza con gli Stati Uniti ed Israele, soprattutto contro il Terrorismo.

Liberalismo Nazionale in aperto contrasto contro il Laicismo esasperato che mira all'isolamento ed alla censura della Chiesa, per uno stato Laico ma rispettoso della Tradizione Cattolica, come spiegato da Sarkozy stesso nel suo libro “La Repubblica, le religioni, la speranza”, Edizioni Nuove Idee, 2005, dove in apertura del libro, ha voluto riportare questo brano tratto da “La democrazia in America” di Alexis de Tocqueville, opera maestra del Cattolicesimo Liberale, pubblicata in Francia nel 1835 dopo un viaggio negli Stati Uniti:
“Vi sono delle persone in Francia che vedono nella République uno stato permanente e tranquillo, un fine necessario verso il quale le idee e i costumi conducono ogni giorno le società moderne, e che vorrebbero sinceramente aiutare gli uomini a essere liberi. Quando però attaccano le credenze religiose, essi seguono le loro passioni, non i loro interessi. È il dispotismo che può fare a meno della fede, ma non la libertà. La religione è molto più necessaria nella République da essi preconizzata che nella monarchia che essi attaccano, e lo è nelle repubbliche democratiche più che in tutte le altre”.


2 commenti:

Starsandbars/Vandeaitaliana ha detto...

Ecco i commenti:

Starsandbars/Vandeaitaliana ha detto...

#1 02 Febbraio 2007 - 19:50

Sarkozy, se vuol vincere, deve fare il pieno di voti e per farlo deve "sposare" anche i temi di Le Pen.
Annotiamocelo per il nostro futuro in Italia, per la nostra Destra.
Monsoreau
#2 03 Febbraio 2007 - 15:57

Sarkozy è l'ultima speranza della Francia di fronte all'aggressione islamica che la sta colonizzando lentamente. L'ultima ancora di salvezza di una nazione che ha perso sé stessa.
ago86