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sabato 13 giugno 2009

I bravi "resistenti" libici nelle pagine dei giornalisti francesi dell' epoca.

A chi, italiano (e questo è peggio...) o libico, si lamenta poi delle presunte barbarie italiane nella Nostra Quarta Sponda, dedico due articoli di due giornalisti transalpini ( e quindi neutrali) usciti all' epoca della Guerra Italo-Turca del 1911-12, in particolare dopo i massacri di Nostri Soldati nel villaggio di Henni e nel Cimitero di Chui del 23 e 26 Ottobre 1911.

Dal Journal:

"Ho visto, in una sola moschea, diciassette Italiani crocifissi, con i corpi ridotti allo stato di cenci sanguinolenti ed informi; ma i cui volti serbano ancora le tracce di un'infernale agonia. Si è passati per il collo di questi disgraziati una lunga canna e le braccia riposano su questa canna. Sono stati poi inchiodati al muro, e morirono a piccolo fuoco, fra sofferenze inenarrabili. Dipingervi il quadro orrendo di queste carni decomposte, che pendono pietosamente sulla muraglia insanguinata è impossibile. In un angolo un altro corpo è crocifisso, ma siccome era quello di un ufficiale, si sono raffinate le sue sofferenze. Gli si cucirono gli occhi. Tutti i cadaveri, ben inteso, erano mutilati, evirati, in modo indescrivibile ed i corpi apparivano, gonfi come informi carogne. Ma non è tutto! Nel cimitero di Chui, che serviva di rifugio ai turchi e donde tiravano, da lontano potemmo vedere un altro spettacolo. Sotto la porta stessa di fronte alle trincee italiane, cinque soldati erano stati sepolti fino alle spalle; le teste emergevano dalla sabbia, nera del loro sangue: teste orribili a vedersi; vi si leggevano tutte le torture della fame e della sete. Debbo ancora parlarvi di tutti gli altri orrori, debbo descrivere tutti quegli altri corpi che sono stati trovati sparsi nei palmeti fra i cadaveri degli indigeni? Lo spettacolo è indescrivibile. È un calvario spaventoso, del quale ho seguito le fasi con le lagrime agli occhi, pieno d'immensa pietà, pensando alle madri di quei disgraziati figliuoli".

Dal Matin, a firma di Gastone Leroug :

"I piccoli bersaglieri, caduti il 23 ottobre, non morirono solamente da eroi, ma anche da martiri. Non trovo parole adatte per esprimere l'orrore provato oggi, quando in un cimitero abbandonato abbiamo scoperto questi miseri avanzi. Nel villaggio di Henni e nel cimitero arabo era stato operato un vero macello: degli ottanta infelici fatti prigionieri, i cui cadaveri si trovavano lì, è certo che almeno la metà, erano caduti vivi nelle mani degli arabi e che tutti sono stati portati in questo luogo cintato da mura, dove gli arabi erano al riparo dal piombo italiano. Allora è avvenuta la più terribile e ignobile carneficina che si possa immaginare. Si sono loro tagliati i piedi, strappate le mani, evirati; poi sono stati crocifissi. Un bersagliere ha la bocca squarciata fino alle orecchie, un altro ha il naso segato in piccoli tratti, un terzo ha infine le palpebre cucite con spago da sacco. Quando si pensi che due ore prima di cadere questi eroi avevano diviso amichevolmente il rancio con gli arabi che dovevano torturarli, non si può non provare un indicibile senso di stupore e di orrore".

Chi portò la Civiltà e chi le Barbarie ?

Chi deve chiedere scusa a chi ?

(nelle immagini, rovine Romane in Libia)

1 commento:

Starsandbars/Vandeaitaliana ha detto...

Ecco i commenti:

#1 14 Giugno 2009 - 10:04

Che impressione...
Reazionario