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lunedì 2 agosto 2010

Per i Romani, l' unico Matrimonio era tra un Uomo ed una Donna.

Il matrimonio romano è sempre stato monogamico e solo tra un uomo e una donna. Musonio Rufo, stoico non Cristiano, nelle su "Diatribe" spiega che la famiglia va protetta perché è il fondamento della società civile e della prosperità comune e di quanto tale va protetta la vita che in essa nasce. E che la vita dovrebbe nascere soltanto nella famiglia. Specialmente nella Diatriba XII afferma chiaramente che le uniche unioni da considerarsi 'giuste' sono quelle tra sposi e, tra queste, esclusivamente quelle che mirano, non a perseguire il piacere, ma a generare un bambino: «Gli unici tipi di unioni che dovrebbero essere considerate giuste, sono quelle che hanno luogo all’interno di un matrimonio e sono finalizzate alla procreazione di bambini, in quanto sono anche legittime, laddove quelle che perseguono il mero piacere sono ingiuste e illegittime, anche qualora dovessero avere luogo all’interno di un matrimonio».
Seneca (il massimo stoico romano del I secolo d.C.), loda l’amore sponsale contrapponendolo ad altre unioni da lui considerate contro natura ( Epistulae ad Lucillium, 116, 5; 123, 15). Nel suo De matrimonio insiste proprio sulla liceità delle sole unioni sponsali e finalizzate alla procreazione di bambini e raccomanda fortemente la castità e la moderazione agli sposi. Epitteto, analogamente, biasima le unioni non matrimoniali e approva solo quelle dirette alla procreazione ( Diatribe, III 7, 21; II 18, 15-18; III 21, 13).
Il pitagorico Sesto (I-II secolo d.C.) afferma (in Sent. 231-232E) che «ogni intemperante è l’amante della sua stessa moglie», anziché esserne lo sposo.
Intemperante, secondo Sesto, è precisamente chi persegue soltanto il piacere senza avere l’intento di procreare: «Non fare mai nulla ai fini del mero piacere».


E quando Nerone per due volte convolò a nozze omosessuali venne biasimato duramente da Tacito, Svetonio e Cassio Dione.


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