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giovedì 1 novembre 2007

USA, nascita di una Nazione.

Da mezzo Rumeno, sto preparando un mio articolo forte su quanto sta accadendo in Italia a causa della criminalità di moltissimi appartenenti all' Etnia Rrom di nazionalità Italiana, Rumena, Serba, Macedone, Bosniaca e sugli errori che l'attuale governo, i buonisti e la stampa continuano a fare. Nel frattempo, ritorno a parlare di Ellis Island.

Ellis Island è un isolotto alla foce del fiume Hudson nella baia di New York. Antico arsenale militare, dal 1892 al 1954, anno della sua chiusura, è stata la maggiore frontiera d'ingresso per gli immigranti che sbarcavano negli Stati Uniti. Il porto di Ellis Island ha accolto più di 20 milioni di aspiranti cittadini statunitensi, che all'arrivo dovevano esibire i documenti di viaggio con le informazioni della nave che li aveva portati a New York. Medici del Servizio Immigrazione controllavano brevemente ciascun emigrante, contrassegnando sulla schiena con un gesso, quelli che dovevano essere sottoposti ad un ulteriore esame per accertarne le condizioni di salute (ad esempio: PG per donna incinta, K per ernia e X per problemi mentali).Chi superava questo primo esame, veniva poi accompagnato nella Sala dei Registri, dove erano attesi da ispettori che registravano nome, luogo di nascita, stato civile, luogo di destinazione, disponibilità di denaro, professione e precedenti penali. Ricevevano alla fine il permesso di sbarcare e venivano accompagnati al molo del traghetto per Manhattan. I "marchiati" venivano inviati in un'altra stanza per controlli più approfonditi. "I vecchi, i deformi, i ciechi, i sordomuti e tutti coloro che soffrono di malattie contagiose, aberrazioni mentali e qualsiasi altra infermità sono inesorabilmente esclusi dal suolo americano" rammentava il vademecum destinato ai nuovi venuti. Tuttavia risulta che solo il due percento degli immigranti siano stati respinti. Per i ritenuti non idonei, c'era l'immediato reimbarco sulla stessa nave che li aveva portati negli Stati Uniti, la quale, in base alla legislazione americana, aveva l'obbligo di riportarli al porto di provenienza. Dal 1917, modifiche alle norme d'ingresso, limitano i flussi immigratori. Viene introdotto il test dell'alfabetismo e dal 1924 vengono approvate le quote d'ingresso: 17.000 dall'Irlanda, 7.000 dal Regno Unito, 5.800 dall'Italia e 2.700 dalla Russia. La Depressione del 1929 diminuisce ulteriormente il numero degli immigrati, dai 241.700 del 1930 diventano 97.000 nel 1931 e 35.000 nel 1932. Contemporaneamente Ellis Island diventa un centro di detenzione per i rimpatri forzati: dissidenti politici, anarchici, senza mezzi e senza lavoro vengono obbligati a tornare al loro paese d'origine. Gli espulsi a forza dagli Stati Uniti sono 62.000 nel 1931, 103.000 l'anno successivo e diventano 127.000 nel 1933.

Ora si può essere d' accordo o meno su certi metodi, forse relativi a quel periodo storico, ma è indubbio che il rimpatrio forzato di comunisti, anarchici, malati contagiosi, senza mezzi e senza lavoro abbiano contribuito allo sviluppo degli Stati Uniti d' America, oggi Potenza incontrastata mondiale. Al tempo stesso la Libertà vera, non quella piagnina dei sinistri e dei libertari di destra e sinistra, ha permesso che all' interno degli Stati Uniti le Identità Nazionali venissero preservate e sviluppate.

L' Italia prodiana, invece, alza la voce volendo occuparsi di una cosa di cui in realtà non potrà mai farsi voce, la SICUREZZA. E mentre a parole promette mari e monti, all' interno delle proprie strutture sostiene associazioni che sostengono le solite tesi cieche, sorde e mute:

"DIRITTI, LOTTA ALLA DISCRIMINAZIONE E SUPERAMENTO DEI CAMPI NOMADI
di Nando Sigona, osservAzione

Al meeting antirazzista dell'Arci (Cecina, 8-15 luglio) quest'anno c'era un clima diverso dagli anni passati. Il successo elettorale di Prodi e compagni (colleghi e amici) ha ovviamente aperto nuove possibilità e spazi di intervento per un'organizzazione come l'Arci. Il meeting è stato quindi l'occasione per fare conoscenza con alcuni dei nuovi interlocutori al governo (con una discreta rappresentanza di ministri e sottosegretari), per testarne capacità, disponibilità e volontà politica, ma anche per lanciare proposte concrete sui temi storicamente cari all'organizzazione. Anche quest'anno si è parlato di rom e sinti con un'intera giornata (12 luglio) dedicata ad affrontare il tema: ad un incontro mattutino aperto e ricco di interventi da varie parti d'Italia con il prezioso contributo di alcuni rom presenti, ha fatto seguito una tavola rotonda a cui hanno partecipato Cristina De Luca (Margherita), sottosegretaria del ministero alla solidarietà sociale, Gianni Salvadori, assessore alle politiche sociali della Regione Toscana, Lucia de Siervo, assessore all'immigrazione del comune di Firenze, Demir Mustafà dell'associazione Amalipè Romanó e il sottoscritto per OsservAzione - Centro di Ricerca Azione contro la Discriminazione di Rom e Sinti. Al centro di entrambi gli incontri c'era il tema dell'abitare, in particolare "il superamento della logica dei campi nomadi", uno slogan che negli ultimi anni si è affermato nel mondo delle associazioni ma che fatica a trovare concreta attuazione. D'altro canto, va notato che l'espressione finisce con essere tanto vaga da prestarsi talvolta a facili manipolazioni da parte della destra, che fa dell'eliminazione tout court dei "campi nomadi" uno dei suoi cavalli di battaglia nelle campagne elettorali per le elezioni amministrative, quanto di un certo centrosinistra che vede in termini come "logica" e "superamento"' un'autorizzazione implicita ad infiniti rinvii e non una concreta direzione di intervento. E non sempre le associazioni che si occupano di rom e sinti e che collaborano che queste amministrazioni riescono (o volendo essere un po' cinici, vogliono) a spingere verso un superamento reale dei campi. Superamento verso dove? La domanda è lecita, troppo spesso si immergono in un unico calderone gruppi e comunità molto diverse tra loro. Mentre per la maggior parte dei rom superare i campi dovrebbe significare promuovere attivamente l'inserimento abitativo nell'edilizia pubblica e privata, per molte famiglie sinte, superare i "campi nomadi" dovrebbe significare creazione di microaree attrezzate e flessibili dove sostare con la propria roulotte o casa mobile o la conversione di aree private agricole in terreni per servizi dove sostare senza la continua minaccia degli uffici urbanistici e delle ruspe. Può lo slogan "superare la logica dei campi" includere situazioni tanto diverse? La risposta è: forse. A patto che a questa frase si accompagnino azioni concrete centrate sulla partecipazione reale ed effettiva delle comunità, gruppi, famiglie interessate. Solo così, l'astrattezza di questa espressione può trovare una sua dimensione reale, ancorandola ai bisogni e alle esigenze di rom e sinti. Ma, ha ricordato Nicola Solimano (Fondazione Michelucci), bisogna tenere conto anche del fatto che oggi l'emergenza abitativa in Italia non sono più solo i campi nomadi. Baraccopoli, spazi occupati, insediamenti improvvisati appaiono e scompaiono da un giorno all'altro, alcuni si radicano, altri si spostano, altri si espandono. Si tratta di una nuova realtà di cui il rapporto di UN-Habitat (2003) - The challenge of slums - ha rivelato la portata: 54 milioni di persone in Europa vivono in insediamenti precari e con standard abitativi insufficienti. È una realtà in crescita, acuita, dice UN-Habitat, dal forte ridimensionamento dello Stato voluto dalla dottrina neoliberale e che la mobilità interna nell'Unione Europea allargata potrà ulteriormente incentivare. È necessario allora ripensare le politiche sociali e abitative tenendo conto di questa realtà, riconoscendo al contempo la specificità dei gruppi e dei contesti e la portata globale dei fenomeni che si vanno ad affrontare. D'altra parte, è stato sottolineato all'ncontro, nei campi nomadi, nei centri di accoglienza, nei campi profughi c'è uno spaccato del mondo e dei suoi conflitti, cui i paesi occidentali non possono certo ritenersi estranei. Nel suo intervento la sottosegretaria Cristina De Luca ha affermato che il Governo si impegna intraprendere tre iniziative specifiche per affrontare la situazione di rom e sinti:
la costituzione di un osservatorio permanente sulle condizioni di rom e sinti in Italia (in realtà nell'intervento pubblico la sottosegretaria non ha citato l'osservatorio, che ha fatto la sua comparsa invece nel comunicato stampa post-incontro);
l'insediamento di un tavolo di coordinamento tra enti locali e organizzazioni della società civile per il superamento dei campi nomadi;
una mappatura delle buone pratiche di intervento da parte di enti locali e organizzazioni.
Per quanto si tratti di segnali importanti, è evidente che mancano ancora loro, rom e sinti, e che l'attenzione è tutta alle organizzazioni della società civile, possibili bacini elettorali. Manca la volontà di elaborare una strategia nazionale, un piano d'azione che coordini e monitori gli interventi locali, come invece ci viene richiesto dall'Europa.
Nella giornata successiva, dedicata alla lotta alla discriminazione, i rom sono spariti, nonostante siano, lo mostra il nostro rapporto "Cittadinanze imperfette" (Edizioni Spartaco) e la recente condanna del Consiglio d'Europa, tra i gruppi più discriminati in Italia, insieme agli immigrati musulmani.
Questa assenza rivela un'attitudine di fondo ben radicata in Italia che considera le questioni relative a rom e sinti come un caso a parte. E dire che tra i partecipanti al dibattito sulla discriminazione c'era anche l'UNAR che ha, tra i suoi assi di intervento prioritari, la lotta alla discriminazione razziale contro rom e sinti.
Questa assenza ci rinforza nella convinzione che per incidere realmente sulle attuali condizioni di vita di rom e sinti in Italia sia fondamentale mettere al centro la questione dei diritti e della lotta alla discriminazione. Le due cose vanno di pari passo. Non si può contrastare la discriminazione senza un riconoscimento sostanziale di rom e sinti in quanto portatori di diritti.
Dare centralità ai diritti è anche un antidoto contro il mercato della politica, degli interessi di bottega, partito, associazione, alla concertazione, in cui rom e sinti hanno raramente la parola, schiacciati in meccanismi e logiche in cui è difficile inserirsi.
Mettere al centro i diritti significa, infine, ridare senso alla battaglia per una giustizia sociale, che non sia un'etichetta vaga, aperta a mille negoziati - ai quali spesso proprio le vittime non sono invitate, ma di una giustizia strictu sensu, ancorata nei principi e nelle norme dell'ordinamento giuridico e che sia valida per tutti, rom e sinti compresi. "

Ai compagni dell' ARCI presenti al meteng antirazzista di Cecina auguro di cuore di avere una visita in CASA da parte dei vari "calderari"...

Claudio Lolli scrisse molti anni addietro una canzone: "Ho visto anche degli zingari felici" che fu presa a sigla dal Movimento "77 e che ancora oggi ci presenta il mondo Rrom come un' isola idilliaca di libertà; ma per ogni zingaro felice, quanti Italiani pagano di persona ? E quanti Rumeni vengono confusi con essi ???



3 commenti:

Starsandbars/Vandeaitaliana ha detto...

Ecco i commenti:

Starsandbars/Vandeaitaliana ha detto...

#1 01 Novembre 2007 - 18:07

La storia di Ellis Island è educativa ... per chi sa fare buon uso dell'esperienza altrui.
In Italia, purtroppo, la sinistra continua nella sua azione distruttiva che, in questo caso, significa "accoglienza" per tutti ... tanto c'è qualcuno che paga.
Mi associo all'augurio che a pagare siano quelli di sinistra.
Monsoreau
#2 [In moderazione] 02 Novembre 2007 - 00:11
#3 02 Novembre 2007 - 11:18

Post impegnativo, da rileggere con attenzione.
Hai detto bene: "Quanti rumeni vengono confusi con essi?".
Tra i miei link c'è quello di un ragazzo figlio di milanese e di rumena (da un pò di tempo, purtroppo, non scrive più).
Un giorno, parlando di nomadismo, gli accennai al fatto che qui a Monza c'era una comunità di Rrom che "prendeva" l'energia elettrica dalla "rete comunale", senza "pagare". Prevedevo di essere "tacciato" da lui come razzista, ecc.ecc., e così andai "leggero" col commento.
Mi stupii nel sentire da lui che era nettamente contrario a coloro che "campano sulle spalle degli altri", Rrom compresi.
Marshall
utente anonimo

Starsandbars/Vandeaitaliana ha detto...

#4 02 Novembre 2007 - 14:20

Caro Marshall,

tutta la Comunità Rumena, quella composta anche da Professori di Filosofia che in Patria prenderebbero 200/250 Euro per insegnare Platone, Aristotele, Cioran ed Eliade, e che qui fanno i muratori , come ha raccontato Carlo Verdone in una sua intervista, prendendo 5 ,6 volte tanto, sono i primi ad essere amareggiati per quello che sta accadendo in Italia. Dove i Rrom (bravissimo a scrivere con 2 R...) vengono confusi con loro.
Ed io che ho combattuto per la Mia Seconda Patria, soffro con Loro...
Vandeaitaliana
#5 02 Novembre 2007 - 17:51

Grazie alla tua doppia citazione di MIRCEA ELIADE - qui e nella prima parte di "Storia della Romania" (storia di un popolo fantastico, stando a quanto ho letto) - ho potuto fare la conoscenza di un grande personaggio, a me finora sconosciuto: cristiano e di destra. Due qualità poco frequenti, tra gli intellettuali della nostra epoca. Dove invece prosperano falsità, ipocrisia, stupidità, ignoranza storica, conformismo, convenienza politica.
Ah, che bel personaggio è stato questo MIRCEA ELIADE.
Grazie per avermelo indicato.
Marshall
utente anonimo
#6 02 Novembre 2007 - 19:18

Spero che dopo il Post sulla Romania amerai, oltre a Eliade, anche il Popolo Rumeno, Nostro Fratello.

Era il minimo: ieri era il Compleanno di Mio Suocero, il Colonnello Virgil.La persona più buona e romantica che abbia conosciuto;non per niente nato x Tuttisanti; da un po' anche lui in attesa in Purgatorio a far compagnia al mio Papà.

Che la Terra sia loro lieve e che Dio li accolga presto lassù.
Vandeaitaliana