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domenica 6 gennaio 2008

7 Gennaio 1978.

“Legionario,non temere
di morire troppo giovane,
perchè tu muori per nascere
e sei nato per morire”

Canto della Guardia di Ferro Rumena, dal libro di Ion Banea
“Il Capitano” Ed. All’ insegna del Veltro.

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(foto di Bigonzetti, Ciavatta e Recchioni)

“Chi sa morire non sarà mai schiavo”

SENECA.

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GIOVINEZZA di Fabrizio Marzi, dedicata a Stefano Recchioni.

Giovinezza era un grido,
giovinezza era una sfida,
giovinezza una piazza di stracci,
giovinezza era un disco
con parole diverse
giovinezza un giubbotto e due pugni.

Giovinezza era lei:
la camicia di seta
il sorriso negli occhi
e la mano che corre sul seno
un sapore di sangue
e la vita tra i denti
senza un grido ed il freddo che sale.

Giovinezza hai segato le sbarre
un istante e poi t'hanno sparato
giovinezza che schifo di modo
per dirti che avevi sbagliato
per dirti che avevi sbagliato.

C'era odore di bosco nell'aria
tra i barattoli della benzina
e sapore di lotta e le facce
della gente c'hè sempre cretina.
Hai lasciato un cartoccio di pelle
sei volato dal cerchio di gesso
dalla mamma col pane e col burro
e un progetto di vita buttato,
e un progetto di vita buttato.

E domenica tu,
con chi stai? che farai?
quelle labbra al sapore di menta.
E domenica tu
con chi stai? che farai?
stessi gesti e una lacrima in più.

Quei bastardi di carta stampata
poi ci rimproveranno vedrai
raccontando le storie di morte
con il solito grugno che sai.

Giovinezza, respira pulito,
non si compra non si può inventare
giovinezza ora è un vetro spaccato
ciovinezza è una strada deserta
giovinezza una strada deserta.

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Generazio 78 di Francesco Mancinelli.


E ti svegli una mattina e ti chiedi cosa è stato,
rigettare i tuoi pensieri sulle cose del passato,
prendi un fazzoletto nero che conservi in un cassetto.
Cominciava tutto un giorno, forse un giorno maledetto,
frequentando certa gente di sicuro differente,
è un battesimo di rito con il fiato stretto in gola,
quando già finiva a pugni sui portoni della scuola,
e inciampare in un destino che ti cresceva dentro da bambino,
ed un ciondolo d'argento che ti tieni intorno al collo,
odio e amore per cercare di capire una logica ideale,
una logica ideale a cui ciecamente credi.

E tua madre piange sola e ti osserva dietro i vetri,
perché sa che non perdona questa guerra,
perché sa che non ha pace la sua terra
Un partito, vecchia storia, un'eredità che scotta,
nell'ambiguità di sempre come un senso di sconfitta,
e ignorare circostanze, giochi assurdi di potere,
che ne sai di quel passato di nostalgiche illusioni,
di un confronto che da sempre si è attuato coi bastoni?
E sentirsi viver dentro, a vent'anni, all'occasione,
per cercar di dare un senso alla tua Rivoluzione.

Poi una sera di gennaio resta fissa nei pensieri,
troppo sangue sparso sopra i marciapiedi
e la tua generazione scagliò al vento le bandiere,
gonfiò l'aria di vendetta senza lutto, né preghiere,
su quei passi da gigante, per un attimo esitare,
scaricando poi la rabbia nelle auto lungo il viale,
fra le lacrime ed i vortici di fumo,
da quei giorni la promessa di restare
tutti figli di nessuno.

Pochi giorni di prigione ti rischiarano la vista,
dimmi, come ci si sente, con un'ombra da estremista?
Cosa provi nelle farse di avvocati e tribunali?
Ed Alberto che è finito dentro l'occhio di un mirino,
la Democrazia mandante, un agente l'assassino.
E Francesco che è volato sull'asfalto di un cortile,
con le chiavi strette in mano, strano modo per morire.
Braccia tese ai funerali ed un coro contro il vento,
"oggi è morto un Camerata ne rinascono altri cento".
E il silenzio di un'accusa che rimbalza su ogni muro,
questa volta pagheranno te lo giuro

Poi la sfida nelle piazze ed i sassi nelle mani,
caroselli di sirene echi sempre più lontani,
quelle bare non ancora vendicate
le ferite quasi mai rimarginate.


Ma poi il vento soffiò forte, ti donò quell'occasione,
di combattere il sistema in un'altra posizione,
tra la fine del marxismo e i riflussi del momento,
costruire il movimento tra le angosce dei quartieri.
Ed un popolo, una lotta chiodo fisso nei pensieri
e generazioni nuove in cui tu credevi tanto.
Poi quel botto alla stazione che cancella tutto quanto.
E al segnale stabilito si da il via alla grande caccia,
i fucili che ora puntano alla faccia,
le retate in grande stile dentro all'occhio del ciclone,
tra le spire della santa inquisizione.

Poi le tappe di una crisi, di una storia consumata,
di chi trova la sua morte armi in pugno nella strada,
di chi viene suicidato in una stanza di chi scappa
di chi chiude nei cassetti anche l'ultima speranza.

E ti svegli una mattina, sulle labbra una canzone,
e l'immagine si perde sulla tua generazione,
quei ragazzi un po’ ribelli un po’ guerrieri,
che hanno chiuso nei cassetti e dentro ai cuori
tanti fazzoletti neri

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Ed infine 2 Canzoni degli Janus, il cui chitarrista era Stefano Recchioni.

AL MAESTRALE

Come ti amo,
vento Maestrale,
spezza nubi, scaccia mali,
vento ruggente,
noi siamo nati
da un unico grembo,
noi siamo le primizie
di un’unica sorte,
forse siamo stati
eternamente predestinati
ad essere eredi
di pesanti fardelli e di grandi battaglie.

Chi con i venti non può danzare,
chi di gentaglia ipocrita e l’uguale,
lungi egli sia dal nostro paradiso
perché luce di sole noi irradiamo.

Cacciato sia chi intorbida il cielo.
Freme la mia gioia sulle alte vette
come se fosse un mare in tempesta
volando con le rondini più in alto ancora.

E perché di tal gioia sia eterna la memoria
prendi e raccogli allora la ghirlanda,
sali più in alto e appendila nel cielo
perché il mondo la veda e sia più vero.



PESCATORE DI SOGNI

Colori pallidi, frammenti, niente
nella tua scelta sola e sbagliata,
la strada più breve per finire,
per chiudere il discorso con i perché,
per cancellare chi sei tu,
siringhe vuote non siete idee
da pescatore di sogni
a poeta di morte,
non so neppure chi sono io,
che cosa resta ormai di me,
pescatore di sogni dove sei ?

Ma la luce divina risplende,
guardala,
le stelle della notte ti hanno parlato,
ora hai trovato la tua strada
e intanto il sole nasce già,
il tuo sogno nel vento griderai.

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Nelle foto:

Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta, Stefano Recchioni.

Per Voi Caduti, noi raccogliamo la Fiamma ed il Sogno !


1 commento:

Starsandbars/Vandeaitaliana ha detto...

Ecco i commenti:

#1 07 Gennaio 2008 - 14:20

Onore alla memoria!

OT: ho dato un'occhiata in giro per il web cercando info sulla Guardia di Ferro. Ho notato con piacere che vedeva di malocchio il nazismo che voleva esso stesso creare una "religione laica" però ho notato con rammarico che aveva fatto dell'antisemitismo un punto cardine...
Reazionario
#2 07 Gennaio 2008 - 14:47

Mai fidarsi del web, l'ho sempre detto.
Bisognerebbe ricordare il contesto storico della Romania di allora, dove i Rumeni di Religione Israelita detenevano molti punti cardini delle industrie e del del potere. Ed i loro figli rappresentavano la punta di diamante delle cellule comuniste Universitarie.

Comunque, per Codreanu ogni punto di attrito con un Rumeno Israelita cessa al momento della sua conversione al Cristianesimo.

Purtroppo il dramma dell' Olocausto ha poi buttato nel calderone dell' antisemitismo di tutto e di più. Colpendo spesso con durezza, tant'è che Mircea Eliade, proposto OTTO volte per il Premio Nobel per la Letteratura, ebbe OTTO volte il veto dello Stato d' Israele per i suoi legami col Professor Nae Ionescu e la Legione.


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Se dovessimo poi parlare di quanti sono stati molto ma molto più antisemiti, e non per motivi religiosi, possiamo fare un lungo elenco di antifascisti noti. A cominciare da Giorgio Bocca, di cui pubblicai uno scritto allucinante...
Vandeaitaliana
#3 07 Gennaio 2008 - 16:49

Bocca è allucinante di per sè.
ZlatOro