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venerdì 6 febbraio 2009

UCCIDETE LE VOSTRE ANIME.

UCCIDETE LE VOSTRE ANIME di Mario Palmaro.

Vogliono la morte per fame e per sete di una donna ancora viva.
Ma voglio soprattutto togliere all’umanità il tempo del pentimento e della conversione. Ecco perché lo fanno.

La vicenda di Eluana Englaro aggiunge un tragico tassello al mosaico messo insieme in questi decenni dalla cultura della morte. Sarà bene scavare più in profondità in questa storia, alla ricerca del meccanismo che rende così efficace l'azione dei nemici della verità e della vita.
Il caso-Englaro può essere scomposto in una serie di elementi fondamentali. Li elenchiamo secondo un ordine che ne mette in luce la progressione cronologica e psicologica: a) la non casualità dell'intera vicenda; b) il disorientamento morale dell'opinione pubblica; c) lo stravolgimento dei principi dell'ordinamento giuridico; d) l'abolizione della sofferenza e della morte come tempo di conversione; e) l'odio per la Chiesa. Mentre i primi elementi sono i più visibili, gli ultimi sono spesso non dichiarati e, anche per questo motivo, poco riconoscibili dall'opinione pubblica.
a) La non casualità dell'intera vicenda Dobbiamo partire da una constatazione: un caso come quello di Eluana Englaro non è il frutto del susseguirsi di coincidenze casuali, ma il prodotto di un disegno ben preciso, che risponde a una strategia lucidissima.
La causa scatenante è - questa sì - un evento imponderabile. Nel caso specifico: una bella e giovane ragazza che subisce danni gravissimi a causa di un incidente stradale. Anche il dolore del padre e di quelli che la conoscevano è del tutto normale e comprensibile, oltre che condivisibile. Fin qui, nessuna congiura, nessun complotto. Ma di fronte a un padre che imbastisce un'azione giudiziaria che dura 16 anni in molteplici gradi di giudizio, che scrive libri sull'argomento, che scatena insomma una vera e propria campagna mediatica, in presenza di tutto questo siamo di fronte a una svolta ideologica.
Lo scopo perseguito non è più quello - certo già erroneo in sé - di ottenere la morte provocata della propria figlia. Lo scopo diventa un altro. Si cerca di ottenere l'affermazione di un principio valido per tutti: chiunque si trovi in una condizione identica o analoga a quella di Eluana deve avere il diritto - a norma di legge - di morire.
b) il disorientamento morale dell'opinione pubblica È del tutto evidente che il caso Englaro ha prodotto un certo disorientamento della gente comune. Lasciando pure da parte quanti hanno già una posizione pro-eutanasia, vicende come questa producono un senso di smarrimento, di paura, di confusione anche fra coloro che sono in buona fede o che addirittura sono contro l'uccisione pietosa. Le certezze vacillano e gli argomenti del "nemico" sembrano a un tratto persuasivi, pieni di buon senso. Si diffondono frasi del tipo: "in una situazione del genere, meglio farla morire". Questo clima è paragonabile all'indebolimento che rende un corpo umano facile preda di una malattia virale. Lo stesso accade al corpo sociale, una volta che le sue "difese immunitarie" morali siano minate dal tarlo del dubbio e della paura.
c) lo stravolgimento dei principi classici dell'ordinamento giuridico Il caso-Englaro è diventato, per l'appunto, un caso giudiziario, attraverso il quale si vogliono raggiungere alcuni obiettivi nel campo del diritto:
1. stabilire che il fondamento dell'atto medico è la volontà del paziente: se un malato rifiuta le cure, anche salvavita, bisogna lasciarlo morire;
2. stabilire che la volontà del malato può essere desunta anche da affermazioni e stili di vita attribuibili al paziente prima della sua malattia;
3. a causa della aleatorietà di questo ultimo criterio, si punta a introdurre la legalizzazione del testamento biologico, cioè un documento scritto che provi in modo certo la volontà anticipata del paziente;
4. affermare l'idea che far morire qualcuno astenenendosi dal curare è diverso dall'uccidere somministando un veleno;
5. affermare che esistono patologie che sono sicuramente irreversibili, e che questa irreversibilità richiede un cambiamento nelle scelte terapeutiche;
6. confondere alimentazione e idratazione con delle terapie, facendo in modo che esse possano essere sospese lecitamente, così come si può sospendere una terapia ritenuta inutile o sproporzionata;
7. affermare l'idea che la qualità della vita può ridurre o addirittura eliminare il dovere di curare un malato incosciente, per cui non solo le persone in stato vegetativo, ma anche pazienti in coma, con danni cerebrali gravi, malati di mente, neonati, potranno essere assimilati al caso di Eluana, e "lasciati morire";
8. legalizzare l'eutanasia, eventualmente chiamandola in un modo diverso.
d) l'abolizione delle sofferenze e della morte come tempo di conversione Vogliono provocare la morte di Eluana sostenendo che la ragazza é ormai ridotta a un vegetale, che non capisce nulla e non avverte ciò che le accade. Vi sono molti dubbi che le cose stiano davvero così. Ma concediamolo per un momento. Se così fosse, allora non sarebbe Eluana ad avere bisogno urgente di essere uccisa. Chi infatti è incosciente non desidera nulla, né in bene, né in male.
Sono quelli che le stanno intorno che vedono, pensano, soffrono, piangono. Ecco emergere una verità terribile: i pazienti come Eluana devono essere eliminati perché costituiscono uno scandalo insopportabile per quelli che stanno bene, per i familiari, per il personale medico, per la società intera. La modernità ha convinto milioni di uomini che si può vivere benissimo senza Dio, senza Chiesa, senza giudizio, inferno e paradiso. L'impostura regge fintantoché le cose vanno bene: il portafoglio è pieno, la giovinezza regala vigore, gli affari vanno bene. Quando però il vento della sorte gira, l'uomo scopre tutta la sua solitudine e la sua debolezza. La malattia e la morte rappresentano il culmine di questa drammatica presa di coscienza. Per questo motivo, il capezzale di un malato, e ancor più di un moribondo, sono il luogo dove da secoli molte anime si riconciliano con Dio, chiedono di confessarsi, ricevono il viatico. Testamento biologico ed eutanasia sono due potentissimi antidoti alle grazie che la sofferenza porta con sé. Bisogna convincere l'uomo moderno a "scegliere" la morte prima che egli possa fare i conti con la sua coscienza.
e) l'odio per la Chiesa Chi si sta prendendo cura di Eluana Englaro? Le suore Misericordine fondate dal beato Luigi Telamoni. Questa donna, bisognosa di cure e di amore, è affidata ai cattolici.
Questo fatto rende ancor più insopportabile l'intera vicenda. Là dove c'è un uomo che soffre, là c'è la Chiesa, là c'è Cristo. Bisogna dunque colpire - e colpire duro - proprio in quel luogo: si elimineranno in un solo colpo il problema del soffrire, e il problema del credere. La rettitudine delle suore che accudiscono Eluana è intollerabile: dimostra con i fatti ciò che è giusto e possibile fare di fronte a una malata così, e a una sofferenza simile. Il silenzio di Eluana diventa eloquente più di molti discorsi: dice che anche un corpo immobile può diventare occasione di santificazione per tutti quelli che se ne prendono cura. Ecco spiegato perché questa eminente forma di carità deve essere impedita dalla "cultura laica", da un diritto capovolto, da una medicina che ha rinnegato Ippocrate.
Ecco perché una donna - che ha trovato chi si prende cura di lei - deve essere "tolta di mezzo con ingiusta sentenza".

tratto da Il Timone.

2 commenti:

Starsandbars/Vandeaitaliana ha detto...

Ecco i commenti:

Starsandbars/Vandeaitaliana ha detto...

#1 06 Febbraio 2009 - 12:36

Analisi lucida e dettagliata: la condivido in pieno- Però ti confesso che oggi mi sento inadeguato, inutile e fodamentalmente solo. Ho spiegato in vari commenti educatamente il punto di vista della vita e della pietà (umana prima che religiosa) inutilmente. Quello che mi sconvolge è il peana sciolto dalle nuove generazioni alla decisione di staccarla dall'acqua e dal cibo, come se fosse il massimo esempio di civiltà e libertà- Le nuove generazioni capisci? Ragazzi e ragazze intorno ai 20 anni piene di un cinismo spaventoso e inattaccabile. Io non cambio idea ma il mondo forse va altrove ed io non me ne rendo conto...forse dipende dal fatto che amo la vita. E gli altri? SINEDIE
utente anonimo
#2 06 Febbraio 2009 - 14:07

Ti capisco. Ma dipende dai genitori. Io e Mia Moglie ci battiamo come disperati per tirare su Mia Figlia che è proprio nell' età critica (17). Su una ventina in classe, siamo poi pochissime le coppie non separate o divorziate. Ma bisogna continuare a combattere.Anche se ogni tanto anch'io mi stanco.
Vandeaitaliana